Le erbe alimurgiche

Luogo:  Monticiano

Comune: Monticiano

Data/periodo: Nel comune di Monticiano era comunemente in uso l’andar per campi a ricercare radici ed erbe eduli: svolta regolarmente dalla fine dell’inverno a tutto l’autunno successivo (anche se per la maggior parte era effettuata in primavera), questa raccolta era un compito prevalentemente femminile

Descrizione: La raccolta di erbe e frutti spontanei, oggi praticata da pochi appassionati, ha rappresentato da sempre un’importante integrazione nella dieta delle popolazioni rurali.
A Monticiano, la raccolta di verdure di campo, disponibili in abbondanza e alla portata di tutti, serviva ad integrare le produzioni orticole. Si raccoglievano strigoli (Silene vulgaris), moscioli (Sonchus oleraceus ed asper), asparagi e ortiche, che venivano lessati e usati come contorno, in frittate o in ripieni per tortelli. I ragazzini di un tempo si ricordano ancora della ‘nzalengiola (Rumex acetosella), ricercata per il piacevole sapore acidulo, e delle varie specie di radicchio e insalata selvatica – come il pisciacane (Taraxacum officinale) e il raperonzolo (Campanula rapunculus) – che venivano condite con olio e sale.
La nepitella (Calamintha nepeta) veniva impiegata per aromatizzare le preparazioni a base di funghi, mentre il finocchietto selvatico rendeva più profumati i balotti o bolami (castagne lessate).
Importantissima era inoltre la raccolta di erbe medicamentose: gramigna e pisciacane erano usati come diuretici, la malva era un blando emolliente mentre il rombice (Rumex crispus) veniva usato per impacchi antidolorifici.

Anche i frutti spontanei rappresentavano una buona fonte di vitamine e calorie a costo zero: frutti come il crògnolo (Cornus mas) e le albatre (Arbutus unedo) venivano conservati in confettura o mangiati al momento. Le sorbe (Sorbus domestica), invece, venivano raccolte parzialmente acerbe e fatte maturare in mezzo alla paglia, dove perdevano il caratteristico sapore allappante e acquisivano una dolce fragranza tutta particolare.
Il comune di Monticiano conserva, inoltre, una ricchissima varietà di antiche mele, pere e prugne, che altrove sono state espiantate per far posto alle specie più redditizie. Il territorio è dunque un incubatore ideale per il recupero di questi frutti in parte dimenticati: uno è la mela roggiola, che deve il nome al caratteristico colore ruggine della buccia, un altro è il pero gabba ladro, così chiamato perché i frutti, anche se maturi, conservano un colorito verdastro che può trarre in inganno il “ladro” venuto a farsene una scorpacciata.

Ecco una ricetta raccolta a Scalvaia che vede l’impiego di erbe spontanee.

Frittata di erbe (per 4 persone)
500 grammi di erbe da lessare (cicoria, tarassaco, piantaggine, radicchio selvatico)
5 uova
70 grammi di formaggio grattato

Le erbe vanno lessate in acqua salata finché diventano morbide, ma non disfatte. Si scolano dell’acqua in eccesso e si fanno saltare in padella, poi in una terrina si mischiano assieme al formaggio e le uova sbattute. Il composto va cotto in una padella unta d’olio d’oliva. A metà cottura, girare la frittata e farla rosolare anche dall’altro lato.

Bibliografia:

AA.VV., Le erbe aromatiche selvatiche. Profumi in cucina, Livorno, Debatte, 2009

AA. VV., Le erbe selvatiche. Bontà e benessere in cucina, Livorno, Debatte, 2009

AA.VV., Erbe buone per la salute, Firenze, Giunti Editore, 2010

Ascheri M., Borracelli M., Monticiano e il suo territorio, Siena, Cantagalli, 1997, pp. 257-258

Bonelli G., De Bellis A., Nanni G., Monte Amiata. Le insalate di campo, Arcidosso, Edizioni Effigi, 2010

Boni P., Nutrirsi al naturale con le erbe selvatiche, Roma, Edizioni Paoline, 1986

Camangi F., Stefani A., Tradizioni phytoalimurgiche in Toscana: le piante selvatiche nella preparazione delle zuppe, in «Paralleli e Meridiani», Istituto Storico Lucchese, 2 (1), 2004, pp. 7-17

Da Cartosio G., La salute nelle piante e nelle erbe, Roma, Edizioni Paoline, 1986

Documenti:

Tabella-erbe-spontanee

Autore scheda: Irene Raspollini

 

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