Locanda del Ponte
Luogo: San Lorenzo a Merse
Comune: Monticiano
Data/periodo: XIII secolo
Descrizione: La locanda del Ponte, situata sulla sponda destra del fiume Merse, si trovava sull’antica strada grossetana.
Anticamente (XIII secolo), nei pressi della locanda, c’erano due ospedali nati per ricovero e assistenza dei pellegrini: uno dedicato a San Jacopo, sulla sponda sinistra del fiume presso il Bagno del Doccio, l’altro sulla riva opposta, presso la cosiddetta “casa del Picchetto” e il villaggio di Macereto con la chiesa dei Santi Niccolò e Giovanni.
In origine le osterie erano due, quella sopracitata e l’altra, distrutta durante la Seconda Guerra, sulla riva sinistra, in parte nel territorio dell’allora comune di Vescovado.
La struttura rimasta, oggi appunto Locanda del Ponte, è citata nei documenti come albergo, osteria e rimessa di cavalli e menzionata fin dal 1676, quando risulta in possesso di Alceo Bulgarini. Fino alla fine dell’Ottocento fu gestita da vari proprietari senza perdere mai la sua destinazione: nel 1802 era gestore un certo Trecci, che sembra vi abbia ospitato un granduca di Toscana, mentre nel Catasto Particellare Toscano del 1821 è nominata come Osteria del Ponte, comprendente un edificio principale indicato come “casa”, un piccolo corpo di fabbrica antistante adibito a concimaia, un “molino diruto” e terreni circostanti a prato e a pascolo, tutti di proprietà di Giuseppe Belli.
Nel 1859 era oste Domenico Guazzi, che durante la sua gestione ospitò re Vittorio Emanuele II. Nel 1880 era tenuta da Pietro Terrosi e dalla moglie Antonia Pestelli; il Terrosi trasferì poi l’esercizio dentro San Lorenzo a Merse in un edificio di sua proprietà in via della Piazza.
Per molto tempo la locanda del Ponte è stata punto di ritrovo per i contadini del luogo ma anche luogo di posta per mercanti e personaggi come Stoppa e Tiburzi, noti briganti maremmani.
La locanda del Ponte e le zone circostanti, soprattutto nella seconda metà dell’Ottocento, furono anche teatro di alcuni episodi di sangue, dai quali sono nati canti popolari e stornelli. Uno dei racconti più noti ha come protagonista il proprietario dell’Osteria, che invaghitosi della sua bella locandiera, all’ennesimo rifiuto, la uccise affogandola nel fiume.
Nel corso degli anni, l’utilizzo della Locanda non mutò, fino a quando nel 1900 fu devastata da un incendio e, successivamente, spartita fra le famiglie dei contadini patriarcali del luogo.
Dopo la Seconda Guerra mondiale la locanda subì un forte declino e venne abbandonata. Nel 1963 divenne set cinematografico per il famoso film La Ragazza di Bube con Claudia Cardinale.
Solo nel 1990 fu restaurata. Oggi l’antica locanda è un hotel con ristorante.
Dal punto di vista architettonico, la locanda è molto alterata e ampliata rispetto alle origini, pur essendo ancora presenti elementi originali come le tracce di arco con relativo piedritto, a conci di pietra, sulla facciata e resti di murature a scarpa.
La struttura, in pietra locale e calcarea grigia chiara, presenta blocchi squadrati e irregolari e un contrafforte a scarpa nell’angolo nord-est. Si nota la presenza di pietra calcarea bianca in conci squadrati nel portale originale d’ingresso. Alle primitive aperture al piano terra sono state sovrapposte aperture di epoche successive, mentre sul lato destro si intravedono resti di un piccolo portale di ingresso ad arco in mattoni; nella parete soprastante c’è una nicchia destinata a contenere un’immagine sacra.
Bibliografia:
Ascheri M., Borracelli M. (a cura di), Monticiano e il suo territorio, Siena, Cantagalli, 1997, pp. 22, 26
Calossi C., Monticiano. La storia, l’arte, Siena, Cantagalli, 1996, p. 45
Ciompi A., Monticiano e il suo beato, Monticiano, Parrocchia dei Santi Giusto e Clemente, 2002, pp. 99, 103
Lazzarini L., San Lorenzo a Merse, Monticiano, Comune di Monticiano, 2004, pp. 12-19, 36, 65-67
Merlotti G., Memorie storiche delle parrocchie suburbane della diocesi di Siena, a cura di Don Mino Marchetti, Siena, Cantagalli, 1995, pp. 227-228
Repetti E., Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, Firenze 1833-1845 (versione on-line a cura del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università degli Studi di Siena, 2004), sub voce Macereto, Ponte a Maciareto
Fonti:
Scheda ICCD di riferimento: ASBAP Si e Gr: scheda di catalogo n. 00385626 (compilata da F. Aiello, 1995)
Autore scheda: Giulia Vivi
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