Affreschi del convento di Sant’Agostino a Monticiano

Luogo: Monticino

Comune: Monticiano

Data/periodo: XIV-XV secolo

Descrizione: Sede della Compagnia del Santissimo Sacramento e del Beato Antonio Patrizi, situata nel lato nord del convento di Sant’Agostino, la sala è un grande ambiente quadrato suddiviso in tre campate mediante grandi archi trasversali a sesto ribassato; l’originario ingresso ad archi ogivali sul chiostro è attualmente murato.
L’intera stanza è affrescata da pitture per la maggior parte monocrome, eccetto due scene policrome sulla parete di sinistra, restaurate negli anni Ottanta del secolo scorso. Si tratta della Madonna in trono con Sant’Agostino e il Beato Antonio Patrizi, sormontata dall’Annunciazione. Tra le due scene corre un’iscrizione riferita al mistero dell’Annunciazione, mentre sotto la Madonna in trono, secondo quanto riferisce il Ballati, anticamente si leggeva S. Antonius de Monteciano, Anno D. MCCCCXXII Deo Gratias.
La data riportata nell’iscrizione (1422) potrebbe risultare utile per l’attribuzione delle pitture alla cerchia di Taddeo di Bartolo (vissuto proprio tra il 1362 e il 1422). Secondo Cesare Brandi le due scene sono cronologicamente le più antiche di tutta la sala (1380-1388 circa) e sarebbero opera del pittore senese Bartolo di Fredi, che per l’Annunciazione si sarebbe ispirato alla pittura dei Lorenzetti e di Simone Martini. Il critico Mason Perkins (così come il Brogi nel 1862) attribuisce invece questi affreschi ad un artista contemporaneo a Taddeo di Bartolo (fine Trecento – inizio Quattrocento).
Di notevole interesse è l’altro ciclo di affreschi, che racconta le scene della Passione e Resurrezione di Cristo, realizzate in rosso terra di Siena alternato all’ocra. Mancano le scene della Flagellazione e dell’Incoronazione di spine, che forse si trovavano nella parete oggi imbiancata. All’inizio del Settecento, a causa dell’apertura di due finestre rettangolari sulla parete di fondo, vennero mutilate l’Orazione nell’orto e il Giudizio di Pilato. Attualmente si conservano parte dell’Orazione con Gesù orante e tre discepoli dormienti, mentre del Giudizio restano solo Pilato e un ufficiale deferente (ma acefalo). Sulla stessa parete, l’affresco centrale con la Cattura di Cristo fu parzialmente distrutto, sempre nel XVIII secolo, per far posto ad un altare sormontato da un dipinto a fresco raffigurante il Beato Antonio. Nello stesso periodo fu decorata la parete d’ingresso e realizzata una fascia ornamentale a volute ed elementi vegetali sulle pareti sotto gli affreschi, come vediamo da un cartiglio che ricorda i lavori di trasformazione della cappella, eseguiti nel 1714 su commissione del priore del convento Pietro Vannuccini.
Varie sono le attribuzioni per questo ciclo, a partire dal Brogi che nel 1862 lo data alla seconda metà del Trecento, riferendolo a un artista che dipinge nella maniera di Bartolo di Fredi.
Secondo Mason Perkins, lo stile si ispira invece a quello della pittura senese dei primi decenni del Trecento, eccetto l’Ultima Cena: Gesù e i discepoli non sono infatti riuniti intorno alla tavola ma disposti in fila, quasi tutti di faccia o di profilo e non di schiena (tranne Giuda), disposizione tipica dei cenacoli della pittura fiorentina. La Crocifissione si avvicina maggiormente a Pietro Lorenzetti, mentre la Deposizione è ispirata a Duccio di Buoninsegna. Particolare è il racconto della Resurrezione, diversa dal solito dal momento che Gesù è raffigurato già fuori del sarcofago, che resta chiuso.
Le pitture, eseguite secondo uno stile che ricorda il Vecchietta, Giovanni di Paolo e Pietro di Giovanni, risalirebbero, per Mason Perkins, ad un periodo compreso tra il 1440 e il 1445 (o appena precedenti) e sarebbero state realizzate da un anonimo colorista devoto alla scuola del Sassetta.
Cesare Brandi, parlando degli affreschi, afferma che nel Quattrocento fu raramente rappresentata una serie completa della Passione e che questa è sostanzialmente unica. A suo giudizio la scena dell’Orazione nell’orto sarebbe l’unica superstite di una primitiva decorazione contemporanea alla Madonna di Bartolo di Fredi sopracitata, mentre le altre storie della Passione sarebbero databili addirittura ad un secolo dopo. L’Orazione avrebbe affinità con l’artista che dipinse la stessa scena nella collegiata di San Gimignano, forse Giovanni d’Asciano. Gli affreschi con il Giudizio di Pilato e la Cattura di Cristo sono sicuramente di altro pittore della prima metà del Quattrocento. Un’altra parte del ciclo, con la Salita al calvario, la Crocifissione e la Deposizione, sarebbe invece da attribuire a Guidoccio Cozzarelli, che avrebbe dipinto le scene intorno al 1480-1485 ispirandosi a Barna da Siena e ai Lorenzetti.
Le ultime due scene, Resurrezione e Ultima Cena, vedrebbero la mano rispettivamente di un pittore nell’orbita di Benvenuto di Giovanni (seconda metà del Quattrocento, forse Andrea di Niccolò) e di Giovanni di Paolo, artista vissuto tra il 1403 e il 1482 che unisce ricordi ducceschi ad una visione realistica e a stimoli fiorentini.
Da notare che l’Ultima Cena è un unicum come cenacolo nella pittura senese del Quattrocento (rimangono solo due scomparti di predella, uno del Sassetta e uno di Sano di Pietro).

Bibliografia:

AA.VV., Guida ai luoghi agostiniani. Piccoli incanti nel Senese, Sala Baganza, Editoria Tipolitotecnica, 2001, p. 45

AA.VV., La Toscana paese per paese, vol. II, Firenze, Bonechi, 1981, p. 367
Ascheri M., Borracelli M. (a cura di), Monticiano e il suo territorio, Siena, Cantagalli, 1997, pp. 19-20

Ballati G., Vita, miracoli e grazie del B. Antonio Patrizj detto di Monticiano, sanese, dell’ordine eremitano di S. Agostino, con diverse notizie, cavate da più autori antichi e moderni, Siena, nella Stamperia dell’A.R. della Serenissima Gran Principessa Gov. presso Francesco Quinza, 1728, pp. 88-89

Brandi C., Monticiano gli affreschi di Bartolo di Fredi e Guidoccio Cozzarelli,  in “Dedalo”, Anno XI, Fasc. XI, 1931, pp. 709-734

Brogi F., Inventario generale degli oggetti d’arte della provincia di Siena, Siena, Nava, 1897, pp. 366-367

Bosi E., Matteini O., Pacifico M., Di castello in castello. Il Senese, Milano, I Libri del Bargello, Trainer International Editore, 1990, p. 157

Cairola A., I segreti della provincia di Siena, Bologna, Cappelli, 1972, p. 190

Calossi C., Monticiano. La storia, l’arte, Siena, Cantagalli, 1996

Ciompi A., Monticiano e il suo beato, Monticiano, Parrocchia dei Santi Giusto e Clemente, 2002, pp. 230-232

Guiducci A.M. (a cura di), Le Crete senesi, la Val d’Arbia e la Val di Merse, Milano, Mondadori, 1999, pp. 132-133

Mason Perkins F., Pitture senesi, Siena, La Diana, 1933, pp. 95-100

Rondini A., Siena e la sua provincia. Guida annuario 1931, Siena, 1931, p. 652

Fonti:

Schede ICCD di riferimento: SBSAE Si e Gr: archivio restauri n. 1538 – ASBAP Si e Gr: scheda di catalogo n. 00384965 (compilata da A. Munzù, 1994)

Autore scheda: Giulia Vivi

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento