Fiera del Cacio a Pienza

Luogo: Pienza

Comune: Pienza

Data/periodo: La fiera nasce nel 1962

Descrizione: L’intenzione era quella di valorizzare non solo il prodotto ma anche gli artefici di esso. Ecco perché, specialmente nelle prime edizioni della fiera erano organizzate anche scene  e quadretti rurali e successivamente sfilate con carri e un corteo di bambini e adolescenti variamente vestiti da topini con forme di cartapesta sul tema della festa. Nel corso del tempo la festa ha conosciuto un’ evoluzione e una trasformazione arricchendosi di eventi.

La manifestazione si svolge, oggi non più solo nella prima domenica ma occupa l’intera prima  settimana di settembre  e oltre alla presenza dei banchi di assaggio e vendita del pecorino, collocati lungo Corso Rossellino, la via principale, ci sono convegni, musica e la domenica il gioco del “Cacio al fuso” che era il gioco  tipico e tradizionale delle veglie contadine. Una profumata forma di pecorino stagionato, un chiodo e l’arte misteriosa di magiche spirali. Ecco il necessario per questo gioco festoso, aromatico e di prodigiosa bravura. Le grandi cucine coloniche, ampi spazi poveri di mobilio, riscaldati dai focolari e dall’entusiasmo della competizione erano luogo prediletto per le contese casearie.

Scontri di abilità, di lunga pratica, tra professionisti del rotolamento. Infisso sul pavimento un chiodo di buone dimensioni, nel punto con minimo numero di avvallamenti, i partecipanti si apprestavano alla spinta iniziale che tutto avrebbe deciso. Ripartiti in squadre i tiratori si alternavano, inginocchiandosi su una od ambedue le gambe, in una posizione stabile, le spalle rilassate, il polso della mano prediletta ben inclinato e flessibile, il movimento fluido, dolce e carezzato del braccio ed infine l’attimo del distacco, elegante, omogeneo e lineare. Gioco lento di tecnica superlativa, consisteva nel far percorrere alla forma una traiettoria spirale di avvicinamento al chiodo, centro geometrico e meta finale di arrivo. Far poggiare il cacio sul metallo era l’attimo di stupore degli astanti che proclamava eroe lo scaltro e fortunato lanciatore. Molti, emozionati o maldestri, producevano caotici percorsi, iperboli, linee rette, curve sinusoidali, alcuni non regolavano forza o pendenza, altri semplicemente per svogliatezza e poca maestria si affidavano ciecamente alla volontà divina, ponendo platealmente la mano libera ben sotto il limite dei fianchi. Finita la tensione, la piccola comunità, si affrettava a riposizionare il tavolo nella sala, affettare i pani e finalmente partire il cacio, placando la fame cronica che l’eccessivo agonismo aveva acutizzato. Nel gioco di oggi  il chiodo è stato sostituito dal fuso (strumento che permette di filare a mano).

La sfida per cui i pientini (abitanti di Pienza) si preparano per mesi, allenandosi per dare la giusta curva alla lisce forme di cacio vede fronteggiarsi sei rioni. Sarà allora che l’antica tradizione, dalle cucine e dalle aie dei poderi della Val d’Orcia, si sposterà nel cuore di Pienza dove turisti e non si riuniscono sulla Piazza Pio II per osservare da vicino la maestria di esperti giocatori, che si contenderanno la vittoria del Gioco.

Bibliografia:

Sito web Pro-loco Pienza

C. Cambi (a cura di), Orcia Miseria. Quando campare era un rimedi, Pisa Pacini Editore, 2004

Autore scheda: Valentina Pierguidi

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