Pastori sardi nelle Crete

Luogo: Crete senesi

Comune: Asciano, Buonconvento, Murlo, Montalcino, Rapolano Terme

Data/periodo: L’immigrazione dei pastori sardi inizia verso gli anni Sessanta (con l’eccezione di pochi casi, fra cui una famiglia arrivata ad Asciano nel 1954) e continua a fasi alterne almeno fino alla fine degli anni Ottanta. Nel periodo successivo si assiste allo stabilizzarsi delle famiglie immigrate

Descrizione: Con la fine della mezzadria in provincia di Siena, i poderi abitati dai coloni vengono abbandonati e poi ripopolati, prima da emigranti campani e marchigiani e poi, con l’inizio degli anni Sessanta, da un consistente numero di pastori sardi, giunti prevalentemente dalla provincia di Nuoro. Il fenomeno riguarda l’intera Toscana e in particolar modo le province di Firenze, Arezzo, Pisa, Siena e Livorno.

All’inizio del 1987, come mostra una ricerca d’equipe durata quasi tre anni coordinata dal prof. Pier Giorgio Solinas (Università di Siena), nell’intera provincia di Siena risiedevano 340 famiglie di pastori per un totale di 1226 persone, possidenti circa 100 mila capi di ovini e 16 mila ettari proprietà. In media erano 300 i capi di ovini per azienda e i centri con la maggiore presenza di pecore erano Radicofani (12.080), Asciano (8724) e Montepulciano (6502), mentre nel territorio delle Crete c’erano (oltre ad Asciano) 3404 capi a San Giovanni d’Asso, 2370 a Buonconvento, 1875 a Murlo e 1100 a Rapolano.

Su 340 famiglie, 201 all’epoca erano proprietarie e molto spesso l’asse portante dell’azienda era il gruppo fraterno, ovvero i fratelli soci; altre forme di contratto erano la mezzadria e la soccida.

Fra i fattori che determinarono l’emigrazione dalla Sardegna con le sue catene di richiamo, troviamo una crisi economica generale (causata ad esempio dalla siccità) e l’eccessivo frazionamento della terra, alla quale si rispondeva solitamente con la transumanza.

Angelo Cosseddu, figlio di Giovanni detto “Tottoi”, uno dei primi pastori sardi emigrati in Toscana (nel 1962) racconta oggi che il padre, originario della provincia di Nuoro, è venuto in Toscana con un amico per una visita di cortesia; in quegli anni lì, la Sardegna era in un periodo abbastanza critico perché veniva da anni di siccità e lui trovò una Toscana rigogliosa e verdeggiante che ha deciso di trasferirsi portando a seguito anche il gregge… portandosi al seguito sessanta pecore […]. Lui si è trovato subito bene in questo ambiente, ha iniziato a produrre latte e vendeva latte per l’industria, in quegli anni non c’erano ancora tanti Sardi in zona; infatti subito dopo c’è stato il boom…

Da transumanti, i pastori riadattavano il loro gregge al podere costruendo un ovile. La nuova vita nei poderi isolati, spesso senza acqua corrente né elettricità, stravolse inizialmente le abitudini, le relazioni familiari e comunitarie di questi migranti che giungevano dai paesi sardi portando con sé   usanze e pratiche socializzanti del lavoro come, ad esempio, la tosatura: si riunivano per determinati eventi, tipo ad esempio la tosatura… era una festa dove socializzavano molto fra di loro, si scambiavano opinioni… veniva fatta nel podere di ogni allevatore, nel periodo di maggio ed era un momento di aggregazione per tutti gli allevatori.

La maggior parte dei pastori produceva latte da rivendere, mentre il formaggio veniva prodotto per il consumo proprio o per qualche piccolo negozio locale.

La famiglia di Angelo riesce, già nel 1964, a comprare l’azienda (la villa padronale e due case coloniche) e negli anni Ottanta, a causa di una grossa crisi del settore, prova ad aprire un piccolo caseificio (dove prima c’era la cantina della villa) per trasformare in formaggio tutto il latte delle 700 pecore che possedeva (e ancora oggi possiede).

Attualmente parte della famiglia di Angelo vive ancora a Vergelle, in quella che era la fattoria, che nel frattempo ha mutato di nuovo le sue funzioni: Angelo, insieme a un dipendente, gestisce ora il caseificio e un agriturismo (ricavato da una delle due case coloniche), il nipote e il cognato si occupano dell’allevamento e dei lavori agricoli, mentre la sorella cura la gestione di un ristorante, aperto pochi anni fa nell’altra casa colonica del podere. Dal 2005, Angelo prova a rievocare nell’azienda la festa di San Lorenzo, il patrono della chiesetta della fattoria, che in passato era la chiesa del comune di Vergelle.

Bibliografia:

Meloni B., Pastori sardi nella campagna Toscana, in “Meridiana”, n. 25, 1996, pp. 167‐202

Meoni M. L., Culture in emigrazione. Materiali didattici per tre mostre fotografiche, Siena, Amministrazione Provinciale, 1981

Solinas P. G. (a cura di), Pastori sardi in provincia di Siena. Demografia ed economia: profilo statistico, I, Firenze, Università di Siena e Amministrazione Provinciale di Siena, 1989

Solinas P. G. e Mugnaini F. (a cura di), Pastori sardi in provincia di Siena. Il discorso lungo un viaggio, II, Firenze, Università di Siena e Amministrazione Provinciale di Siena, 1989

Solinas P. G. (a cura di), Pastori sardi in provincia di Siena. Economia e strutture sociali, III, Firenze, Università di Siena e Amministrazione Provinciale di Siena, 1990

Fonti:

Intervista ad Angelo Cosseddu realizzata da Fabio Carnelli a Vergelle (Montalcino) il 14 ottobre 2013

Autore scheda: Fabio Carnelli

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