Brenna e i mulini fortificati della Repubblica di Siena

Luogo: Brenna

Comune: Sovicille

Data/periodo: XIII secolo

Descrizione: I primi mulini sul Merse furono costruiti all’inizio del XIII secolo in seguito ad un accordo raggiunto tra i frati Vallombrosani di Torri e la Repubblica senese nel 1224. L’accordo, che dava vita ad una vera e propria società, prevedeva che i monaci, per recuperare almeno in parte le spese di costruzione, potevano godere per i primi cinque anni dei profitti dei mulini; in seguito i guadagni sarebbero stati divisi in parti uguali e i mulini sarebbero rimasti in società.

L’approvvigionamento idrico rappresentò un problema non secondario per la Siena due-trecentesca, al culmine del suo sviluppo demografico, a causa della mancanza di corsi d’acqua all’interno del centro urbano o nelle immediate vicinanze. E’ in questo contesto che va inquadrato l’accordo concluso con i monaci dell’abbazia di Torri per la costruzione della rete di mulini in Val di Merse. L’abbazia di Torri, da parte sua, di distinse come uno dei più importanti innovatori nel campo delle tecnologie idrauliche nel senese: non solo fu tra i primi a costruire mulini, ma la gora che i monaci scavarono per alimentare gli opifici rappresenta una realizzazione di alta ingegneria idraulica.

Il Comune di Siena dette vita a tutta una serie di strumenti legislativi che dovevano garantire il controllo sulle strutture molitorie. Anche dove non esistevano mulini pubblici il servizio della molitura era rigidamente controllato dalle autorità comunali. In tal senso il caso senese è esemplificativo di quel passaggio storico che segna la scissione tra il concetto di proprietà privata e allodiale dei mulini e più in generale dell’acqua e un concetto di “pubblicità” delle acque, supporto ideologico ad una politica comunale che interviene anche sulle strutture private ritenute di pubblica utilità e che vedrà gradualmente i comuni avocare a sé i diritti sulle acque. Le attenzioni delle autorità comunali verso i mulini erano inoltre dettate dalle potenzialità di gettito fiscale che questi potevano rappresentare. In tal modo la legislazione sui mulini andava a formare parte integrante della vasta ed articolata politica annonaria comunale perfezionata attraverso varie tappe nel corso del XIII secolo.
I mulini della Val di Merse erano per lo più del tipo “vitruviano”, con pale perpendicolari al piano della ruota che potevano essere spinte dall’acqua in tre diversi modi: dall’alto, dai lati o da sotto. Si trattava, dunque, di mulini a ruota orizzontale. La ruota verticale era più frequente negli impianti siderurgici e nelle gualchiere. Gli opifici idraulici non erano di solito azionati direttamente dal fiume o dal torrente presso cui si trovavano ma ricevevano l’acqua per mezzo di un canale di derivazione, detto “conserva” o “gora”, anche per far fronte alla scarsità di piogge nella zona. L’impianto di derivazione poteva dunque trovarsi anche a notevole distanza dal corso d’acqua alimentatore.
Oltre a svolgere la funzione di macina per cereali e castagne, i mulini furono talvolta anche gualchiere per panni (macchine mosse da ruota idraulica che servivano per la lavorazione delle pelli o dei tessuti), e come tali richiamarono nella valle imprenditori e mercanti tessili; potevano inoltre funzionare come vere e proprie ferriere e fonderie. Lo stesso mulino poteva servire contemporaneamente per la macinazione e per azionare una gualchiera o una ferriera.

I mulini nei pressi di Brenna (Mulino del Pero, Mulino Serravalle, Mulino del Palazzo) si distinguevano per dimensioni e per struttura architettonica. Il loro aspetto massiccio e lo sviluppo verticale testimoniano la fase di fortificazione che essi subirono nel corso del XIV secolo, assumendo i connotati di una sorta di sintesi tra edificio industriale ed edificio militare.

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Note: Il Mulino del Pero si presenta come un’alta torre quadrangolare in filaretto, piccole finestre e porta d’ingresso ad arco tondo; poco rimaneggiato e ben conservato. Molto ben conservato il sistema di alimentazione idrica e in particolare la lunga gora che deriva l’acqua dal fiume Merse. Fu uno dei mulini costruiti a metà del XIII secolo dal Comune di Siena e dall’abbazia di Torri. Nel 1258 il Comune di Siena vendette la propria metà all’abbazia di San Galgano. Nella seconda metà del XIV secolo il mulino era utilizzato anche come gualchiera, appartenente all’Arte della Lana di Siena. L’aspetto attuale dell’edificio risale ad una fase di fortificazione collocabile alla fine del XIV secolo, resa necessaria dai continui passaggi delle compagnie di venture nelle campagne del contado senese. Il mulino è rimasto in attività fino agli anni ’50 del Novecento.
Il Mulino di Serravalle, molto rimaneggiato, presenta una struttura simile. Anch’esso costruito dall’abbazia di Torri e dal Comune di Siena, passò poi in parte in proprietà dell’abbazia di S. Galgano. Questo mulino, che la convenzione dell’abate D. Alberto con il comune di Siena attesta già presente al 1244, rappresenta probabilmente la più antica testimonianza di tali edifici in tutta la val di Merse.
Il Mulino del Palazzo è il più imponente. Fu costruito nel 1246, al tempo del podestà Gualtieri da Calcinaia, come testimonia una rarissima iscrizione marmorea in volgare posta sopra l’arco di ingresso, che lo ricorda come opera di Guido Striga, Ranieri Lodi e Orlando da Casucci. Nel 1258 il Comune lo vendette in quote all’abbazia di S. Galgano e a privati. In epoca successiva, intorno alla seconda metà del XIV secolo, passò di proprietà al monastero di S. Eugenio. Si tratta di un grande edificio a tre piani in filaretto, a pianta rettangolare. Proprio le sue dimensioni lo distinguono dagli altri mulini.

Autore scheda: Eleonora Belloni