I resti del castello di Miranduolo – Chiusdino

Luogo: Costa Castagnoli

Comune: Chiusdino

Denominazione: Mirandolo

Data/periodo: 650-1336. La prima attestazione del castello risale al 1004, nell’atto di dotazione pronunciato dai conti Gherardo e Willa, della famiglia dei Gherardeschi, in favore dell’abbazia di Serena. Al 1336 data invece l’ultima notizia di Miranduolo, ormai definito castellare. Le fonti archeologiche confermano il momento di abbandono del sito mentre permettono di retrodatare la prima occupazione della collina al VII secolo

Descrizione: Miranduolo sorge su una collina della Costa Castagnoli a ridosso delle Colline metallifere. Insieme ai castelli di Serena e Sovioli, rappresenta il nucleo del potere gherardesco in Alta Val di Merse e una seria minaccia al controllo della chiesa volterrana sull’area mineraria; interessato esso stesso da mineralizzazioni, vanta diritti su alcune argentiere nei pressi di Cusa.

Durante la guerra mossa dal vescovo ai conti, diviene teatro di un violento scontro: subisce pesanti perdite “in armi e cavalli” per le quali, negli accordi di pace del 1133, viene previsto un consistente risarcimento.
Pochi decenni dopo, i Gherardeschi, sconfitti, cedono parte del castello alla città di Siena, premendo nuovamente sul vescovo che, nel 1196, ormai indebolito, si trova costretto a riconoscere la loro autonomia su Miranduolo e a concedere il permesso di ricostruire.

Intorno alla metà del XIII secolo, ormai definito castellare, viene venduto ai Cantoni di Montieri, una famiglia di “arricchiti” cresciuta nell’entourage dei Gherardeschi; dopo pochi anni, passa ad un’altra famiglia, i Broccardi.
Questo raccontano le fonti: pur scarse, marcano alcuni momenti decisivi della vita di Miranduolo ed il loro incrocio con i risultati degli scavi archeologici ha permesso di ricostruirne l’immagine.

Nel 1004 è un piccolo castello, esteso circa 800 mq, costruito in tecnica mista: l’abitazione del signore, la chiesa, le fortificazioni così come gli edifici esterni alle mura hanno le pareti con base in pietra ed alzato in terra.
A pochi anni di distanza, i Gherardeschi, al massimo del loro potere, avviano una radicale trasformazione: è il momento della pietra e delle costruzioni monumentali, per le quali non si risparmia l’uso di maestranze specializzate. Il piccolo castello diventa ora un cassero, con un grande palazzo, una torre ed una cisterna; di fronte, una grande piazza e la chiesa; un imponente circuito murario cinge uno spazio di circa mezzo ettaro e viene dotato di un sistema di accesso sormontato da una grande torre; le case del borgo sono ora in pietra.

La battaglia sconvolge il castello: un lungo tratto di mura viene raso al suolo come anche la torre che sovrasta la porta principale. É l’inizio della crisi: la rallenta solo l’imponente cantiere di ricostruzione del circuito avviato alla fine del XII secolo a seguito dell’autorizzazione vescovile.  L’intervento non verrà mai portato a termine; Miranduolo decade e diventa castellare.
Le tracce lasciate dai Cantoni mostrano in maniera chiara questo passaggio. Persa ogni attenzione per la sua originaria valenza, Miranduolo diventa per i ricchi signori l’espressione del loro potere economico: al centro del loro interesse, il palazzo e le strutture ad esso collegate che vengono accurate ristrutturate. L’originaria struttura, arroccata e incombente verso coloro che si avvicinavano al castello, viene cancellata attraverso imponenti opere di livellamento; le fortificazioni vengono per buona parte coperte.

Fin qui fonti scritte e fonti materiali si intersecano e si completano.
Ma le origini di Miranduolo quali sono veramente? Furono davvero i Gherardeschi ad occupare per primi la collina e a fondare il castello?
L’archeologia consente di mandare indietro il tempo di quattro secoli e di arrivare al VII secolo quando troviamo un villaggio di capanne, nato per lo sfruttamento delle mineralizzazioni a solfuri misti presenti in loco e sottoposto ad un’autorità pubblica, l’unica cioè ad avere facoltà di controllo di tali risorse. Nel passaggio all’VIII secolo, si colgono i primi indizi della formazione di un potere interno in grado di organizzare l’insediamento e di gestirne le risorse economiche, basate ora sullo sfruttamento agricolo dei piani sottostanti il poggio.

Nel IX secolo una più marcata affermazione del potere segna la nascita di una azienda agricola tipo curtis: il signore sceglie ora di porre la sua residenza nella parte sommitale e di cingerla con una palizzata e un profondo fossato, che lo stacca fisicamente e lo difende dai suoi contadini. Questo villaggio, interamente in legno, verso la fine del X secolo, si trasforma nel piccolo castello in materiali misti che troviamo citato nell’atto del 1004: poco prima di questa data subisce una presa violenta, testimoniata dalla presenza estesa di tracce di incendio, e non possiamo escludere che proprio quell’incendio segni l’ingresso dei Gherardeschi nella storia di Miranduolo.

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Documenti:

001 Nardini Miranduolo

002 Nardini Miranduolo

003 Nardini Miranduolo

004 Nardini Miranduolo

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006 Nardini Miranduolo

007 Nardini Miranduolo

Links:

Pagina Facebook: Miranduolo in Alta Val di Merse – Il progetto

Note: Le prime ricerche archeologiche sul sito risalgono agli inizi degli anni ‘Novanta nell’ambito del progetto “Carta Archeologica della Provincia di Siena” (Amministrazione Provinciale di Siena-Università degli Studi di Siena); in quell’occasione, furono georeferenziati i ruderi del castello ed elaborate ipotesi preliminari riguardo alla sua struttura.
Nel 2001, per volontà dell’Amministrazione Comunale di Chiusdino, ha preso avvio il progetto di scavo, sotto la direzione del prof. Marco Valenti (Insegnamento di Archeologia Medievale – Università degli Studi di Siena): gli straordinari dati ottenuti hanno reso Miranduolo un caso di studio di eccezionale importanza, noto in ambito nazionale ed internazionale.
Sin dal primo anno, con lo scopo di condividere e divulgare le informazioni raccolte, le attività quotidiane di scavo così come le schedature dei materiali e le ipotesi interpretative sono state rese disponibili on line: prima con un sito dedicato, successivamente a partire dal 2009 con un pagina facebook, che, durante il periodo di scavo, informa in tempo reale su quanto avviene nel cantiere.

Autore scheda: Alessandra Nardini