Il brigante Baicche

 

Luogo: Casciano di Murlo

Comune: Murlo

Settore di riferimento: Personaggio locale

Data/periodo: Seconda metà dell’Ottocento; 1869

Descrizione: Giovanni Turchi, conosciuto come il brigante Baicche, era nato a Montepescini a Casciano di Murlo e da ragazzo aveva fatto all’inizio il carbonaio, mestiere assai diffuso nei boschi della Val di Merse e, in seguito, il calzolaio a Casciano.
La carriera di brigante di Baicche ha origine – stando almeno alla memoria orale e alle fonti storiche disponibili – da una delusione d’amore. Egli viveva infatti presso la casa di Achille Mensini ed era innamorato della moglie, Candida Magi, con la quale forse intratteneva una relazione segreta. Lei, però, sentendosi troppo pressata, mandò via Baicche, che per un breve periodo si trasferì a vivere a Siena.
Lorenzo Anselmi ha ricostruito la storia del brigante di Murlo, facendo ricorso alle fonti storiche dell’archivio comunale e restituendo un racconto in prosa. Così l’Anselmi ci racconta il ritorno a Casciano di Baicche e la sua vendetta contro Candida Magi che, su consiglio di un amico assessore, aveva deciso, con il marito, di denunciare il giovane:

15 agosto 1892

All’osteria di Stella Fineschi cominciavano ad arrivare i primi avventori. […] Stella teneva la porta aperta per far circolare l’aria che già a quest’ora si prometteva calda. All’apparirvi di un’ombra si girò e riconobbe subito la figura di chi stava fermo a esaminare i presenti:

“Ma guarda chi si vede stamani!” disse la donna con vera sopresa, “Ti hanno mandato via da Siena?” (Anselmi 2013: 15).

Era Baicche, ritornato a Casciano con la precisa intenzione di vendicarsi contro l’amata che l’aveva respinto.

Baicche fu richiamato all’attenzione dal piccolo tonfo della porta della chiesa che si richiudeva. Candida Magi era sempre la prima a venir via dalla messa perché doveva tornare alla sua bottega di alimentari. […] Solo quando stava già scendendo dal piazzale si accorse di Baicche e ormai era troppo tardi per cambiare direzione. Decise allora di affrontarlo a testa alta, accelerando però il passo. Non le ci volle molto per capire che il ragazzo era lì ad aspettare lei; si dette velocemente uno sguardo intorno per vedere se ci fosse qualcuno: purtroppo i soli presenti si trovavano a una certa distanza e dalla chiesa ancora non usciva nessuno. Baicche le bloccò il passaggio e con ferocia le urlò: “È vero che non hai detto nulla ieri l’altro al pretore di Montalcino?”.

La poveretta, tra la paura e la confusione, non riusciva che a dire “No, no”. Baicche, dal canto suo, indifferente alla risposta e già deciso in partenza sul da farsi, estrasse di tasca il revolver e con un colpo la ferì al braccio. Candida, più che per la ferita, era preoccupata che di lì a poco anche il marito sarebbe uscito dalla chiesa e se si fosse venuto a trovare nella situazione i guai sarebbero aumentati. Tuttavia Baicche non le dette tanto tempo per tali riflessioni poiché con un’altra revolverata la colpì a una tempia e la donna si accascio a terra. Come una iena, il giovane furioso le si avventò addosso e puntandole il revolver alla schiena sparò un terzo colpo, dopo di che grido: “Poi toccherà anche al Mattei, al Meiattini calzolaio e al tuo garzone!” (Anselmi 2013: 17).

Dopo questo episodio Baicche diventa latitante e si mette a fare il brigante, derubando e minacciando la popolazione locale. Non era nuovo ad azioni di violenza, era ben noto ai carabinieri ed alcuni anni primi aveva dovuto scontare 10 giorni di carcere per minacce. Certo non era un brigante del livello di Tuburzi, che in Maremma aveva seminato il terrore al punto da accrescere le sue gesta per alimentarne il mito, però con questo gesto, così plateale, Baicche si “guadagna” l’appellativo di brigante, a 22 anni. Candida Magi, miracolosamente, non muore, ed il sindaco di Murlo informa il pretore di Montalcino e quello di Siena, perché le forze dell’ordine provvedessero ad arrestare Baicche per il tentato omicidio della Magi. Durante la preparazione del processo ­– anche a quei tempi la macchina buracratica doveva seguire un iter tale da allungare parecchio i tempi di svolgimento delle attività processuali – Baicche commise numerose estorsioni nelle fattorie del territorio, continuando a meditare vendetta contro Candida Magi.
Il 17 maggio del 1893 Baicche venne processato in contumacia, essendo latitante ormai da tempo, e condannato a una pena di 24 anni di carcere. Ulteriori anni di carcere gli vennero comminati per le diverse estorsioni nel territorio.
Il 13 settembre del 1893 riesce a portare a termine il suo desiderio di vendetta:

[…] erano quasi le sette e cominciava a far buio, con l’umidità che saliva velocemente, per cui candida decise di scendere nell’orto e stendere i suoi panni. Si era alzato un venticello che faceva muovere leggermente le foglie sugli alberi, ma a un certo punto il fruscio che udì provenire dalla siepe le sembrò troppo forte e si accorse subito che era un rumore insolito. […] non ebbe il fiato di dire o gridare niente per cercare di fermarlo perché Baicche fu velocissimo. Le mirò contro il fucile e le tirò un colpo, poi un altro. Candida si afflosciò a terra, lamentadosi piano”(Anselmi 2013: 54).

Questa volta Baicche riuscì nel suo intento. L’omicidio di Candida fece aumentare le ricerche da parte dei carabinieri, perché ora Baicche era un brigante assassino a tutti gli effetti, e su di lui venne emessa un taglia per la cattura. Lui, intanto, latitante, incontra il Fioravanti e Tiburzi, assai più vecchi ed ormai abituati alla latitanza.
Il 10 novembre del 1896 un telegramma al Municipio di Vescovado di Murlo, avvisava che presso Sandonato ad Orbetello era stato ucciso un brigante, probabilmente Giovanni Turchi detto Baicche. La guardia comunale che si recò sul posto lo riconobbe come Baicche e così sembrò conclusa la latitanza del brigante. Dopo circa un anno, però, cominciarono a girare voci che fosse ancora vivo e che il morto di Orbetello fosse in realtà un furfantello che si era spacciato per un brigrante più importante. Si scoprì in seguito trattarsi di Pietro Grilli, soprannominato Brustione.
Baicche nel frattempo si era spostato nella Val d’Orcia, tra San Quirico e Montalcino, trovando ospitalità presso una famiglia di contadini. Venne preso dai carabinieri il 9 ottobre del 1897, dopo che era rimasto ferito in uno scontro a fuoco il giorno precedente. Questa volta, processato nel tribunale di Siena, venne condannato all’ergastolo, che scontò, fino alla sua morte, nel carcere dell’isola di Santo Stefano

Bibliografia:  

Anselmi L., Dove il bosco si fa macchia. Storia del brigante Baicche di Murlo, Roma, Edizioni Progetto Cultura 2003

Autore scheda: Pietro Meloni