Il villaggio delle miniere di Murlo

Luogo: Miniere di Murlo

Comune: Murlo

Data/periodo: 1860

Descrizione: Intorno alle miniere di Murlo, nella seconda metà dell’Ottocento, è sorto, come spesso capitava in particolari condizioni di esigenza di manodopera, un piccolo villaggio, abitato dagli operai che lavoravano nelle miniere. Luciano Scali ne racconta la storia:

Il carbone (la lignite), ha dato un impulso incredibile a questa zona, che era rimasta, diciamo, al Medioevo, almeno fino al 1860. Dopo la scoperta del carbone ci furono interessi forti, venuti anche da fuori, per coltivare questo carbone. Questa era una zona che viene chiamata Le Macchie, dove è stata trovata la lignite, ed era una zona selvaggia, da dover fare strade, un sacco di cose, perché il carbone era lì ma andava portato via, e quindi fu fatta una ferrovia, privata, di 22 chilometri, che è stata una delle prime ferrovie private italiane, e siamo intorno al 1860, verso la fine del decennio. Venne costituita una società a Torino e iniziarono la sfruttamento del territorio. I proprietari erano di qui ma i capitali erano piemontesi. Qui si costruì il villaggio, Miniere di Murlo, che si è fortemente trasformato, oggi sono case di abitazioni. Il villaggio della miniera serviva per lavorare nelle miniere. Questo fabbricato giallo all’inizio era il mulino del cemento, poi diventò la centrale elettrica. Questo villaggio ha avuto tre fasi importanti, quella primitiva, dove è stato costruito il primo centro abitato, dopo un certo periodo di attività c’è stato un fallimento, ed è stato ripreso dopo quasi trent’anni… venne una società, l’Ansaldo, rimise tutto a posto e rimodernò. Quando si iniziò ad adoperare, però, la ferrovia venne espropriata dallo Stato per fare la Siena Grosseto, e ricalcarono il vecchio tracciato della ferrovia carbonifera. Così l’Ansaldo venne espropriata, e si trovò tanto mal messa che piantò tutto e se ne andò. E rimase un nuovo periodo di vuoto, riempito da qualche speculazione di spaccio di carbone, ma senza mai andare troppo in profondità. Poi venne la guerra, le sanzioni. La Seconda Guerra Mondiale, e quindi la lignite era importante come risorsa, e venne un’altra società, anzi più di una, i proprietari erano molti, che però, durante il periodo di guerra vendeva bene ma verso la fine i tedeschi distrussero tutto e poi, finita la guerra, quando si credeva di poter ricominciare, arrivarono i carboni fossili, quelli buoni, dall’Inghilterra, e la lignite non la volle più nessuno, e lì è finito tutto. 
Qui poi c’era la stazione ferroviaria, c’erano due binari, un binario di corsa e qui, sotto la tettoia, ci veniva la locomotiva. Qui dove ci sono queste case gialle c’era l’officina, l’altro pezzo è stato fatto con l’Ansaldo e diventò il ricovero delle locomotive, perché anche la ferrovia ha avuto una evoluzione, o involuzione, perché prima quando è partita era a scartamento normale, poi è diventata a scartamento ridotto e poi l’ultima è diventata decauville, una ferrovia da miniera. Sicché c’è stato un processo all’inverso.

Fonti:

Testimonianza di Luciano Scali raccolta da Valentina Lusini e Pietro Meloni a Murlo, il 13 settembre 2014

Autore scheda: Pietro Meloni