Le miniere del territorio di Murlo

Luogo: Murlo

Comune: Murlo

Data/periodo: 1875-1982

Descrizione: A dispetto delle piccole dimensioni, il territorio di Murlo ha una grande variabilità geologica che l’uomo ha saputo sfruttare fin dall’antichità e soprattutto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento,  quando il territorio è stato oggetto di una intensa attività mineraria, in gran parte terminata appena un secolo dopo. La varietà non era infatti accompagnata dalla quantità né tanto meno dalla facilità di estrazione e trasporto, elementi che hanno decretato la relativamente breve durata delle attività estrattive murlesi. Rame, manganese e lignite furono i principali prodotti che, con alterne fortune, si riuscì non senza sforzo a tirare via da questi aspri terreni. Le rocce ofiolitiche (serpentiniti, gabbri e basalti) ospitarono ben 50 attività di ricerca mineraria, che per i motivi suddetti non si trasformarono mai in concessioni durature. In queste rocce vennero estratti minerali di rame e di manganese che deposero nella crosta oceanica che esse formavano oltre 200 milioni di anni fa nell’Oceano Tetide. Nei filoni di basalto presso Vallerano l’attività di ricerca mineraria iniziò nel 1883, quando si cercò di sfruttare la calcopirite, un solfuro di rame e ferro che si forma ancora oggi nei fondali oceanici per circolazione idrotermale all’interno della crosta oceanica; le ricerche, effettuate in galleria, furono poco dopo abbandonate e ripresero solo negli anni 1917-1919, negli anni 1941-1947 e 1961; quasi parallelamente, anche l’area di Poggio Abbù, presso l’Eremo di Montespecchio, fu interessata dalla ricerca di mineralizzazioni nelle ofioliti; qui l’attività inizia nel 1939 e prosegue in modo discontinuo, con il rinvenimento di modeste quantità di calcopirite attraverso sondaggi in galleria.

Nel 1971 la Montedison inserisce anche queste due aree nei suoi programmi di ricerca mineraria sulle rocce ofiolitiche in Toscana ma, non raggiungendo risultati apprezzabili, abbandona le ricerche definitivamente nel 1979. Oggi, di queste attività rimangono poche tracce nascoste dal bosco: piazzali con accumuli di scarti di cernita, i tracciati stradali di accesso ai cantieri, l’imbocco di una galleria parzialmente allagata e franata. Come i minerali di rame, anche gli ossidi di manganese hanno la stessa origine idrotermale sottomarina: essi, fuoriuscendo dalla crosta oceanica, si deposero sui diaspri, che allora costituivano il deposito sedimentario sui fondali più profondi della Tetide. Oggi i diaspri con le mineralizzazioni a ossidi di manganese costituiscono invece i poggi su cui sorge Vallerano, accanto ai basalti, e il loro tentativo di sfruttamento inizia e termina nel 1917, ad opera degli stessi concessionari del permesso di ricerca per i minerali di rame. La ricerca di manganese riprende poi nel 1944, questa volta nei diaspri presso Pompana, lungo il sottostante Fosso della Chiesa e in aree circostanti, per terminare poi nel 1962, con il minerale ormai esaurito. Altri permessi di ricerca per il manganese interessarono negli anni Cinquanta del Novecento fino agli anni Ottanta anche la valle del Crevole fino all’Ombrone, senza giungere a risultati apprezzabili. 

Di origine geologicamente molto più recente (Miocene) è invece la lignite che si estraeva poco a sud di Vescovado di Murlo, nel villaggio di Miniere di Murlo, nato e cresciuto proprio con l’attività estrattiva che vi iniziò nel 1875 e che rispetto alle precedenti fu quella più consistente e duratura. Oltre alla lignite, qui si produceva anche calce idraulica e cemento, utilizzando il calcare presente in zona che veniva cottonelle numerose fornaci ancora visibili. La Società delle Miniere Carbonifere di Murlo fu la prima a cimentarsi nell’attività estrattiva della lignite, condotta prevalentemente a cielo aperto e con l’ausilio di una ferrovia a scartamento normale di ben 22 chilometri, che congiungeva il villaggio minerario con Monte Antico, dove la lignite, la calce e il cemento venivano caricati sulla ferrovia per Grosseto per il loro commercio.

L’attività ebbe un ulteriore sviluppo dagli anni ’20 del Novecento, con la gestione Ansaldo, che ampliò i cantieri estrattivi anche in galleria ed elettrificò il villaggio minerario. Nel 1940 la gestione passa alla Società Anonima Miniere Carbonifere di Murlo, che cessa lattività nel 1948, quando l’estrazione della lignite di Murlo non era ormai più competitiva. Nel 1951 la concessione venne trasferita alla Società Calce, Cementi, Carboni e Laterizi di Murlo, che si occupò principalmente della produzione di calce e che terminò l’attività nel 1966. Di questa attività restano oggi numerose tracce: nel villaggio minerario di Miniere di Murlo, seppur rimaneggiati, si leggono ancora gli edifici che ospitavano gli operai, la centrale elettrica, i locali delle locomotive e dei vagoni, le fornaci di calce ed è ancora percorribile fino alle Befa l’antico tracciato ferroviario, riqualificato in un frequentato sentiero didattico.

Bibliografia:

Anselmi B. in Amministrazione Provinciale di Siena, Le Riserve Naturali della provincia di Siena, Montepulciano, Editrice Le Balze, 2001, 31-43

Anselmi B., Murlo: dalla mineralogia delle serpentiniti a una proposta di fruizione del territorio, Università degli Studi di Siena, Corso di laurea in Scienze Naturali, tesi di laurea, ined., 1998.Betti C., Pagani G., Minerali del senese. Cento località mineralogiche della provincia di Siena, Siena, Protagon Editori Toscani, 2000, 278 p.

Campana S., Carta archeologica della provincia di Siena – Murlo, Siena, Nuova Immagine, 2001

Fonti:

Cartelli illustrativi della sentieristica della Riserva Naturale Basso Merse, Provincia di Siena

Autore scheda: Barbara Anselmi (Associazione Culturale di Murlo)