Resti dell’Eremo agostiniano di Montespecchio – Murlo
Luogo: Montepescini
Comune: Murlo
Denominazione: Piano degli Altari
Data/periodo: Dalla fine del XII secolo, fino all’ultimo quarto del XVII secolo (dal 1190 al 1780)
Descrizione: Nei boschi circostanti alla località di Montepescini nel comune di Murlo, racchiuse fra i corsi d’acqua Fosso della Fonte della Diavola e Fosso dell’Inferno, ancora oggi sorgono le spettrali rovine dell’eremo di Montespecchio. L’origine del complesso risale alla fine del XII secolo, in seguito ad una donazione all’eremita Giovanni delle terre in zona Piano degli Altari da parte dei fratelli Guazzolino e Aldobrandino di Capoluogo, con lo scopo di perseguire la salvezza della loro anima. Fu così che venne edificato l’eremo in onore della Madonna del santuario francese di Rocamadour, la madonnina nera sopra la cui testa, al compimento di un miracolo, suonava una campana. Nel 1228, grazie ad una serie di donazioni, la chiesa e il convento di Montespecchio risultano edificati e gestiti da una comunità composta da due sacerdoti e quattro laici. Le strutture del convento vennero edificate sfruttando come materia prima la serpentinite locale mentre, per la chiesa, vennero impiegati i marmi più compatti provenienti dalle non lontane cave di Vallerano e il calcare rosa estratto dal podere Orsa. Le fasi di edificazione dell’eremo di Montespecchio dovettero protrarsi per alcuni decenni a causa di una serie di difficoltà logistiche legate al reperimento delle materie prime e all’ubicazione stessa del sito. A lavoro ultimato il suo aspetto dovette apparire importante e fuori dal comune, come per altro ancora oggi i ruderi superstiti testimoniano.
Dalla seconda metà del duecento la chiesa comincerà ad essere ornata con importanti opere di Guido da Siena, di Duccio di Buoninsegna e del Maestro di Città di Castello, oggi conservate nei musei di Siena.
Nella prima metà del quattrocento l’eremo, a causa delle pessime condizioni economiche, verrà incorporato nella Congregazione di osservanza di Lecceto, un gruppo di conventi che osservavano rigidamente la regola agostiniana. Per i secoli successivi le notizie sulla vita di Montespecchio sono scarse e la comunità sembra composta da non più di quattro persone tuttavia tuttavia, a metà del seicento, l’eremo riuscirà a salvarsi dalla bolla Instaurandae regularis disciplinae del 15 ottobre 1652 emanata da papa Innocenzo X a sancire la soppressione dei piccoli conventi, per cui agli agostiniani verranno soppressi 342 conventi su 751.
Il definitivo abbandono del complesso si registra intorno al 1686 quando, con il beneplacito dell’arcivescovo di Siena, i padri agostiniani si trasferirono presso la pieve di Santa Cecilia a Crevole che, da quel momento, diverrà convento agostiniano. Le motivazioni che spinsero i monaci ad abbandonare Montespecchio non sono chiare; a metà del settecento il vicario Pandini sostiene “…credo fosse più tosto per esser stanchi di abitare in un luogo veramente troppo solitario, ed orrido…”. D’altra parte il Mengozzi, nella sua opera sul feudo del Vescovado di Siena, come causa dell’allontanamento accenna invece ad una condotta di vita non proprio conforme alle regole monastiche. Il dato evidente è che comunque la natura instabile del terreno e i vari interventi di restauro accumulatisi, alla metà del seicento avevano ormai reso la struttura pericolante, a tal proposito un documento del 1686 attesta come due esperti maestri muratori vennero incaricati dal priore del convento, fra Zaccaria Favilli, di eseguire una perizia che attestasse l’impossibilità di mettere in sicurezza le strutture.
A Crevole i monaci rimasero poco meno di un secolo fino a quando, nel 1782, il granduca Pietro Leopoldo soppresse il convento affidando nuovamente la parrocchia ad un sacerdote del clero secolare.
Bibliografia:
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Vaselli C., L’eremo di Montespecchio (XII sec.): storia, analisi dei materiali e progetto di recupero, tesi di laurea in Scienze dei Beni Storico-Artistici, Musicali, Cinematografici e Teatrali, Università degli Studi di Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2006-2007
Note: Luciano Scali, fondatore dell’Associazione Culturale di Murlo nel 1991, è la figura locale che, a partire dagli anni settanta, maggiormente si è adoperato nel recupero delle informazioni relative all’eremo di Montespecchio dedicandosi, in modo particolare, allo studio delle caratteristiche costruttive del complesso e alla formulazione delle ipotesi tecniche sul suo collasso.
L’opera della Madonna di Crevole di Duccio di Buoninsegna, custodita per circa quattrocento anni dalla chiesa dell’eremo di Montespecchio, è oggi visibile al museo dell’OPA di Siena.
Autore scheda: Giulia Losi