Eremo di Santa Lucia – Chiusdino

Luogo: Romitorio di Rosia

Comune: Chiusdino

Denominazione: Eremo di Santa Lucia e chiesa dei Santi Antonio e Lucia

Data/periodo: 1200. Dell’Eremo di Santa Lucia si hanno le prime notizie negli anni Venti del XIII secolo, si presume quindi che la sua costruzione sia antecedente. La chiesa dei Santi Antonio e Lucia è ricordata per la prima volta negli anni Trenta del Duecento. Nell’Ottocento l’eremo fu ridotto a podere e la chiesa era ancora esistente ma in stato di abbandono

Descrizione: Dell’eremo di Santa Lucia oggi non resta che un rudere come “un’insolita presenza che emerge dalle nebbie invernali o presenta al sole estivo un largo volto bucato”. La chiesa del monastero risale a poco prima dell’anno 1000, anche se nel corso degli scavi archeologici, condotti dall’Etruscan Fondation, sono state rinvenute alcune monete databili 940 d. C., che fanno presupporre che in quel luogo si trovava un insediamento etrusco.

Le prime testimonianze documentarie relative all’Eremo risalgono soltanto all’inizio del Duecento e indicano che il terreno fu donato ai monaci agostiniani dagli Spannocchi. Il fondatore dell’eremo fu un certo Bonaccorso che ebbe numerosi seguaci, pertanto la comunità eremitica andò via via ingrandendosi, tanto che nel 1220 fu riconosciuto con la nomina di un Rettore e fu posto sotto la protezione del Papa. Alla metà del secolo l’Eremo di Santa Lucia entrò a fare parte degli eremi agostiniani toscani. Il complesso comprendeva la chiesa, intitolata ai Santi Antonio e Lucia, l’eremo e un chiostro, andato distrutto durante un incendio. Il recupero dei ruderi, come si possono vedere oggi, è avvenuto grazie a due campagne di scavo condotte negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, grazie a queste si è riusciti a comprendere la stratificazione delle strutture.

La chiesa, che era intitolata ad Antonio e Lucia, è stata costruita in due momenti, la struttura più recente è addossata a quella più antica, di cui rimane l’abside quadrata. A giudicare da ciò che rimane, la chiesa doveva avere una sola navata con pareti bicrome che alternavano fasce di pietra calcarea a fasce di laterizio. I resti del monastero, sono invece tutti riferibili alla seconda fase di costruzione della chiesa, mostrano un paramento murario in bozze di pietra calcarea, intervallato da finestre a sesto acuto con cornice marmorea. L’Eremo di Santa Lucia ebbe anche una vocazione ospedaliera, era una tappa molto frequentata da pellegrini e viaggiatori che percorrevano la via Massetana. Nel 1266 Papa Clemente IV “con breve del 27 novembre 1266, compartiva indulgenze a chi avesse visitato la chiesa dell’Eremo di S. Lucia di Rosia nell’ottava della sua dedica”. Durante la peste del 1348 presso l’eremo aveva ancora la finzione di ospedale, ma a partire dalla metà di quel secolo iniziò un progressivo degrado che portò nel 1575 alla sua annessione al Convento di Sant’Agostino di Siena.

Dopo le soppressioni del 1785, il complesso entrò a far parte della tenuta di Spannocchia, quindi utilizzato come podere e con questa funzione è rimasto attivo fino alla seconda guerra mondiale. L’abbandono da parte dei mezzadri alla metà del Novecento è coinciso con la progressiva distruzione architettonica.

Bibliografia:

Donati F., Brevi notizie di un antico eremo presso Rosia, in “Atti e Memorie della Sezione letteraria e di Storia patria municipale della Reale Accademia dei Rozzi di Siena”, n.s., II, pp. 17-26

Guiducci A.M., Chiusdino, in Le Crete Senesi, la Val d’Arbia e la Val di Merse, collana I Luoghi della Fede, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1998, pp. 124-125

Documenti:

Depilant illustrativo di un percorso ad anello in Val di Merse, Pro Loco di Sovicille

Fonti:

Scheda ICCD di riferimento: ASBAP Si e Gr: scheda di catalogo n. 00385144 (R. Pes, 1994)

Links:

Sito del Dipartimento di Geologia dell’Università di Siena

Sito “Castelli Toscani”

Sito del Dipartimento di Archeologia Medievale dell’Università di Siena

Sito “Gli eremi nei dintorni di Sovicille”

Note: La leggenda vuole che l’Eremo di Rosia sia stato costruito sul luogo in cui sorgeva la grotta di un eremita che fu a lungo ricercata dal Conte Ferdinando Cinelli agli inizi del secolo scorso, ma senza alcun risultato.

Autore scheda: Irene Sbrilli