Eremo di Camerata – Monticiano

Luogo: Località Camerata o Romitorio, Poggio Camerata

Comune: Monticiano

Data/periodo: Situato nell’area boscosa del Poggio Camerata ad est di Monticiano, l’eremo risulta già esistente in alcuni documenti del 1238-1239. Sembra, tuttavia, che sia ancora più antico: fu forse, infatti, fondato da religiosi intorno all’XI secolo e nella seconda metà del Duecento venne assorbito dall’ordine agostiniano (dopo la grande unione del 1256). Alcuni documenti riferiscono di contatti tra l’eremo e l’abbazia guglielmita di San Bartolomeo di Sestinga (presso Vetulonia), da cui si ipotizza l’appartenenza originaria dei frati dell’eremo all’ordine di San Guglielmo di Malavalle

Descrizione: Nel 1274 si trova incluso tra gli eremi sovvenzionati dal Comune di Siena e dai documenti del 1280 risulta avere cinque sacerdoti, che vivevano nella struttura composta da chiesa, dormitorio, capitolo e refettorio. Proprietari erano, come detto, i frati eremitani di Sant’Agostino, che con ogni probabilità lavoravano il ferro, oltre naturalmente a dedicarsi alla preghiera e all’assistenza spirituale dei fedeli.
Col tempo, l’eremo estese il proprio patrimonio fondiario con acquisto di beni e terre nella Val di Merse, Cerreto e Bagni di Macereto. Dal 1288-1289, epoca di urbanizzazione degli eremiti, i frati si trasferirono nel convento di Monticiano e l’eremo, abbandonato, cadde via via in rovina, tanto che nel 1497 papa Alessandro VI concesse a frate Filippo Galli da Monticiano il permesso di ricostruirlo, lavoro che probabilmente non fu compiuto dal momento che non vi sono tracce di fabbricati o murature databili a quell’epoca.
È documentato, invece, l’intervento di restauro (sistemazione chiesa e aggiunta di due stanze per due eremiti) del 1613 a cura del padre G.B. Siciliano.

Nel 1808, il convento venne soppresso e fu acquistato dai fratelli Torti, per poi passare sotto vari proprietari fino al 1950, quando il conte Carlo Mapelli promise di donare l’eremo alla Compagnia del Beato Antonio (atto poi formalizzato nel 1983 dalla vedova Mapelli). Le architetture hanno subito molti lavori di restauro nella seconda metà del Novecento e si vedono oggi resti di murature affioranti dal terreno a testimoniare che l’eremo era all’origine più ampio e articolato.
Attualmente nel luogo è rimasta una chiesetta in pietra (già di San Pietro in Vincoli) ed un piccolo fabbricato sul retro (refettorio rettangolare). La chiesa, a pianta rettangolare con tetto a capanna, presenta una facciata in conci di pietra locale a filaretto, ampio contrafforte sulla destra e semplice portale architravato con lunetta ad arco preceduto da alcuni gradini in pietra e occhio circolare nella parte superiore con cornicetta.

L’interno ad aula, assai scarno, è coperto da un tetto con travi di legno e pavimento in mattoni. Sull’altare c’era un quadro ora conservato nella sala capitolare del convento, raffigurante la Madonna col Bambino e il Beato Antonio, dipinto da Francesco Nasini nel 1657.
La storia narra che fino al 1312 vi risiedette il Beato Pietro da Collegonzi (detto poi “da Camerata”), la cui tomba si trova forse vicino al muro esterno rivolto a est. La tradizione narra che il Beato Pietro, poco prima della sua morte, si incontrò proprio all’eremo con il Beato Antonio, che qui si era recato per fargli visita.

Bibliografia:

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Saffioti C., Monticiano e il bosco: un castello e il suo territorio agli inizi del Trecento, in «Bullettino Senese di Storia Patria», CV (1998), 2000, p. 423

Salvatici P., Vita del Beato Antonio Patrizi e notizie storiche su Monticiano, Siena, La Poligrafica, 1949, pp. 24-26

Fonti:

Scheda ICCD di riferimento: ASBAP Si e Gr: scheda di catalogo n. 00385621 (compilata da F. Aiello, 1995)

Autore scheda: Giulia Vivi

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