Fossili di organismi acquatici delle Crete

Luogo: Crete senesi

Comune: Asciano, Buonconvento, Monteroni d’Arbia, Montalcino

Denominazione: Bocchini e piattini, dentalium e pecten

Data/periodo: Cenozoico

Descrizione: Le Crete senesi sono un luogo dai molteplici significati: paesaggistico, naturalistico, storico, memoriale. Scrive Margherita Fontani: spesso camminavo nei campi e cercavo i “bocchini”, che mettevo in bocca tutti pieni di terra, facendo finta di fumare e li appoggiavo nei “piattini” come fossero portaceneri. I bocchini e i piattini non erano altro che fossili del periodo pliocenico, numerosi nelle crete della zona […]. Solo da grande ho saputo i nomi: i bocchini erano i dentalium e i piattini i pecten. Quando decidevo di passare dai campi, spesso facevo delle grandi corse, perché in quella zona non ci sono terreni piatti, ma tante piccole colline rotondeggianti, con i fianchi scoscesi che invitano ad andare giù a rotta di collo. Provare per credere!

Questo brano, tratto dal libro autobiografico Tocca… tocca… legno, racconta l’infanzia della scrittrice tra le Crete e la Val di Chiana. L’autrice descrive due degli elementi caratteristici del paesaggio delle Crete: le biancane, collinette dalle forme arrotondate e dalla colorazione biancastra, dovuta ad efflorescenze saline, e i fossili, testimonianza dell’antico mare pliocenico.

Circa 3 milioni di anni fa, il paesaggio dei luoghi descritti era completamente diverso. Infatti, nel Pliocene inferiore, una importante trasgressione marina (invasione del mare) portò la linea di costa fino alla base occidentale dei monti del Chianti e raggiunse il versante orientale della Val di Chiana. La geografia dell’area della Toscana meridionale cambiò completamente: in queste zone si estendeva un arcipelago e nelle aree più interne si formarono dei bacini lacustri. Dal termine del Pliocene medio iniziò una fase di regressione marina (ritiro del mare), conseguenza diretta di un generale sollevamento delle terre. Questo fenomeno continua ancora in alcune aree, come ad esempio sul Monte Amiata, dove il sollevamento ha raggiunto il migliaio di metri.

A testimonianza di questi eventi geologici rimangono i sedimenti marini rappresentati dagli affioramenti di sabbia gialla (“tufo”) e di argilla turchina. Tutto ciò che questo antico mare ci ha restituito rappresenta un patrimonio di grande valore: nel territorio toscano sono stati rinvenuti molti resti di vertebrati come squali e balene, mentre presso Piombino è stato trovato addirittura uno scheletro di balenottera comune di 15 metri, oggi conservato all’Accademia dei Fisiocritici di Siena.

Estremamente comuni sono poi i fossili come quelli descritti da Margherita Fontani: si tratta di esemplari di lamellibranchi del genere Pecten e di scafopodi del genere Dentalium. I primi sono molluschi acquatici che hanno come organo di respirazione delle branchie lamellari (da cui il nome). Sono organismi filtratori e la materia organica entra attraverso un sifone. Sono conosciuti anche con il nome di “bivalvi”, perché la loro conchiglia è costituita da due valve, la destra e la sinistra. Si muovono nuotando by clapping, muovendo cioè le due valve insieme in modo da generare la propulsione. Gli scafopodi, invece, sono degli organismi con una conchiglia tubolare aperta alle due estremità. Vivono infossati nel fondo con la parte anteriore della conchiglia, mentre la parte posteriore, con un’apertura più piccola, è a contatto con l’acqua. Gli esemplari che troviamo adesso nelle nostre Crete vivevano in mare circa 3 milioni di anni fa.

Bibliografia:

Fontani M., Tocca… Tocca… legno. Un’infanzia tra le Crete e la Val di Chiana, Siena, Cantagalli, 2010

Guasparri G. (a cura di), L’Accademia dei Fisiocritici di Siena. Guida ai Musei, San Quirico d’Orcia, Editoriale donchisciotte, 1992

Autore scheda: Serena Castignoni

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