Le biancane di Leonina

Luogo: Crete senesi

Comune: Asciano

Denominazione: Dorsi di elefante 

Descrizione: Le biancane sono delle cupolette argillose alte dai quattro ai dieci metri, con la parte sommitale priva di vegetazione, specialmente nel lato esposto a mezzogiorno.

Il loro nome, coniato dal geologo Giuseppe Stefanini agli inizi del Novecento, si riferisce al tipico fenomeno di sbiancamento delle croste argillose, dovuto alla presenza in superficie di efflorescenze saline costituite essenzialmente da solfato di sodio (thénardite). La loro formazione è legata alla erosione prodotta dalle acque correnti superficiali, che inizia con l’azione della pioggia battente (splash erosion), alla quale seguono processi di erosione a rivoli (rill erosion) e a solchi (gully erosion) e un diffuso dilavamento superficiale. A questi processi, talora, si associano fenomeni di pseudo carsismo, che si hanno quando l’acqua, penetrando nel sottosuolo lungo fratture, incontra livelli più permeabili, in genere intercalazioni sabbiose, creando piccole cavità e cunicoli.

Le biancane sono forme tipiche degli ambienti aridi (badlands) e la loro presenza nel territorio italiano è legata agli intensi processi di deforestazione che hanno interessato i versanti sin dalla Preistoria. Si tratta dunque di forme dall’equilibrio estremamente delicato e fortemente minacciate da una parte dalle pratiche agricole e dal pascolamento e dall’altra dalla riforestazione.

Le biancane di Leonina sono uno dei geositi segnalati in provincia di Siena. L’area è ubicata a pochi chilometri dall’abitato di Taverne d’Arbia, sulla Strada Lauretana, in direzione di Asciano. Il paesaggio ondulato delle colline argillose, associato all’antico rimodellamento antropico a fini agricoli, conserva un intero versante a biancane, che si estende per 1300 metri dal podere Fiorentine di Sopra fino a un laghetto artificiale. Molteplici sono le forme presenti: da quello tondeggiante tipico delle biancane più giovani a quello conico e allungato delle forme più evolute. Si tratta dunque di un luogo molto interessante, dove è possibile studiare l’intero processo evolutivo di queste “sculture” geologiche.

Il denudamento e la mancanza di copertura vegetale sono sicuramente l’aspetto macroscopico di questo versante esposto a sud-sudovest. Avvicinandosi alla superficie della biancane, risaltano altre particolari caratteristiche, come la sviluppata microfratturazione causata dai cicli di idratazione ed essiccazione tipici delle argille plioceniche.

I principali minerali presenti nelle argille sono Illite, Clorite e Caolinite. Si possono talora notare anche delle micro-piramidi di 2-3 centimetri di altezza, dovute alla presenza di sassolini di piccole dimensioni che proteggono l’argilla sottostante dall’erosione. La velocità con la quale si sviluppano i processi erosivi permette di osservarne l’evoluzione nel tempo.

Un ambiente così peculiare è caratterizzato anche da una vegetazione caratterizzata da specie uniche, tipiche di condizioni ecologiche estreme (associate cioè a forte erosione e presenza di sali sodici). La vegetazione pioniera è costituita da piante come Artemisia caerulescens ssp. Cretacea, mentre dove le condizioni si fanno meno selettive si trovano praterie mesoxerofile a Bromus erectus. Il paesaggio a biancane è stato trasformato e ridotto dalle operazioni di spianamento artificiale per la creazione di aree agricole. A Leonina, da un confronto tra foto scattate nel 1972 e quelle scattate nel 1999, è evidente la diminuzione delle aree a biancane per il livellamento agricolo.

Bibliografia:

Garzonio C. A., Il paesaggio dei terreni neogenici: calanchi, balze e biancane, in Paesaggi geologici della Toscana, Pisa, Regione Toscana e Pacini Editore, 2008, pp. 65-74 (online all’indirizzo http://www.regione.toscana.it/-/conoscere-i-geositi)

Guasparri G., I lineamenti geomorfologici dei terreni argillosi pliocenici, in Giusti F. (a cura di), La storia naturale della Toscana meridionale, Cinisello Balsamo (Milano), Amilcare Pizzi Editore, edizione riservata Monte dei Paschi di Siena, 1993, pp. 89-106

Salvini R., Analisi morfometriche delle Crete Senesi mediante Remote Sensing e GIS, in “Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia”, LXXVIII, vol. 78, 2008, pp. 245-252

Stefanini G., Nicchie d’erosione nei terreni pliocenici della Val d’Era, in “Rivista geografica italiana”, XVI, fasc. 4, 1909, pp. 209-225

Stefanini G., Sulle Biancane del Volterrano e del Senese, in “Rivista geografica italiana”, XXI, fasc. 10, 1914, pp. 657- 667

Documenti:

Decreto-Ministeriale-19-06-09-1.pdf

Garzonio-Calanchi-e-biancane-1.pdf

Fonti:

Biancane di Leonina, scheda di riferimento GIR1, progetto di ricerca “I Geositi” della Provincia di Siena in Convenzione con l’Università degli Studi di Siena, Dipartimento di Scienze della Terra, responsabile scientifico Armando Costantini (archivio dei Geositi scaricabile alla pagina http://www.regione.toscana.it/-/conoscere-i-geositi; percorso: cartella “GeoSiti archivio”, sottocartella “Iconografia”, sottocartella “GIR1 Biancane di Leonina”)

Decreto Ministeriale 19 giugno 2009: Elenco delle zone di protezione speciale (ZPS) classificate ai sensi della direttiva 79/409/CEE (G. U. 9 luglio 2009, n. 157)

Note: A partire dagli anni Novanta, diverse iniziative a carattere nazionale, regionale e locale, con il supporto scientifico di alcune università italiane, hanno contribuito a diffondere la conoscenza del patrimonio geologico del nostro paese. In quegli anni nacque l’idea di realizzare un censimento dei geositi, cioè località, aree o territori d’interesse geologico o geomorfologico per la conservazione. Il Servizio Geologico Nazionale venne indicato quale migliore coordinatore nazionale delle diverse iniziative avviate a livello locale. Il progetto Inventario Nazionale dei Geositi fu avviato dal Servizio Geologico Nazionale nel 2002, in collaborazione con il Dipartimento POLIS dell’Università di Genova, ProGEO e SIGEA, proseguito dall’APAT e, dal 2008 ad oggi, dal Dipartimento Difesa della Natura dell’ISPRA. Il progetto BioItaly del Ministero dell’Ambiente ha indicato per i terreni argillosi pliocenici della provincia di Siena quattro SIC (Siti di Importanza Comunitaria): Crete di Camposodo, Crete di Monte Oliveto Maggiore, Crete di Asciano, Lucciola Bella, Crete dell’Orcia e del Formone. Sono stati poi istituiti presso l’APAT (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici) due geositi “Biancane di Leonina”e “Calanchi di Monte Oliveto Maggiore e Chiusure).

Autore scheda: Serena Castignoni

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