Pieve di Santa Maria a Pacina – Castelnuovo Berardenga

Luogo: Pacina

Comune: Castelnuovo Berardenga

Denominazione: Pieve a Pacina

Data/periodo: VII-XX secolo

Descrizione: La Pieve di Santa Maria a Pacina, uno dei più interessanti edifici altomedievali (protoromanico) della Toscana, risale probabilmente al 650 ca.: in uno dei documenti che attestano la secolare contesa fra le diocesi di Siena e Arezzo per il possesso di alcune pievi, infatti, si parla di una pieve dedicata a Santa Maria.

Nel 1220 papa Onorio III confermò definitivamente il possesso della pieve alla Diocesi di Arezzo, sotto la quale è attualmente.

Fino al 1267 la pieve appartenne ai monaci di San Salvatore a Fontebuona della Berardenga e alla fine del medesimo secolo era a capo di un esteso piviere che contava ben sedici chiese suffraganee. Sebbene nel 1724 sia stata completamente rimaneggiata all’interno, si può dedurre la struttura originaria a chiesa basilicale di impianto quasi quadrato a tre navate concluse da tre absidi (quella di destra è andata perduta), con copertura a capriate lignee. Le volte a botte antistanti, le absidi e gli archetti pensili lungo i lati della navata maggiore richiamano le chiese protoromaniche lombarde dei primi dell’XI secolo.

All’interno troviamo una Crocifissione e un Battesimo di Gesù in stucco, opere di artista senese di inizio Settecento; appartiene alla chiesa anche una tavola, oggi in deposito presso la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici di Siena, raffigurante la Madonna con il Bambino firmata da Andrea di Niccolò (1440 ca. – post 1514).

All’esterno i muri laterali della navata centrale presentano un motivo decorativo di derivazione ravennate ad archetti pensili spartiti da lesene. Il paramento murario esterno sinistro, in buona parte originale, è formato da pietre spaccate, frammenti di mattoni e ciottoli disposti in maniera irregolare e grosse bozze squadrate nell’angolo; nel fianco sinistro si vede una porta tamponata, i cui stipiti sono presumibilmente coeve al paramento murario originale.

Di particolare e pregevole fattura è il campanile cilindrico, in origine isolato e poi inglobato nell’edificio, elemento che collega la pieve all’architettura protoromanica aretina. In epoca moderna la torre campanaria fu inglobata nell’edificio allorché venne prolungata la chiesa dalla parte anteriore con due finte campate (sullo spazio di sinistra fu edificata la canonica); anche la sistemazione interna (decori, capitelli, altari) è riconducibile a questo periodo.

Nell’Ottocento furono modificate le volte delle navate laterali, così come la facciata e il campanile. Al periodo tra fine Ottocento e inizio Novecento sembrano risalire le monofore sestiacutate che si aprono nella facciata e nei fianchi delle navate laterali; sempre nel Novecento sono da segnalare il rifacimento della facciata, la demolizione della merlatura del campanile (elemento in origine inesistente) e la recentissima intonacatura della facciata.

Bibliografia:

Avanzati E., Ciampolini M., Il Chianti senese, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2001

Gabbrielli F., Rotundo F. (a cura di), Architettura nel Chianti senese. Catalogo di Castelnuovo Berardenga, San Quirico d’Orcia, Editoriale Donchisciotte, 1996

Oliveto L., Castelnuovo Berardenga. Storia, Arte, Natura, Tradizioni, Firenze, Aska Edizioni, 2007

Romagnoli E., Vedute dei contorni di Siena, Siena, Betti Editrice, 2000

Autore scheda: Giulia Vivi

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