Il Mangano sotto le volte di San Giacomo

Luogo: Museo della Contrada della Torre – Via Salicotto, 76 – Siena

Contrada: Contrada della Torre

Denominazione: Tre secoli di manifattura tessile a Siena

Data/periodo: 1594 – seconda metà 1800

Descrizione: Il mangano era una grossa macchina (foto 1- il mangano, incisione tratta da L’Enciclopedie di Diderot e D’Alambert, Parigi 1751-72, vol.11, tav.130) che donava a tessuti già lavorati, un effetto di marezzatura oppure, attraverso la follatura, una maggior raffinatezza. Il tessuto veniva avvolto su dei subbi che scorrevano fra due piani: quello superiore sul quale pesavano cinquantacinque quintali di pietre, e quello sottostante in legno o in pietra levigata che costituiva l’appoggio per lo scorrimento. Ancor oggi per ammorbidire stoffe di lino o juta si usano mangani elettrici costituiti da tre cilindri rotanti fra i quali si pressa il tessuto.

L’Arte della Seta nasce a Siena nel 1438, ma solo nel 1581/82 decide di far costruire un mangano nell’officina de fratelli Piumi, poi spostato nel 1594 sotto la Chiesa di San Giacomo Maggiore, in Salicotto, Si provò a mantenere a Siena la creazione di tessuti con un notevole effetto decorativo a costi contenuti. La marezzatura, che andrà in voga fra il XVII e il XVIII secolo, è il principale di questi procedimenti a basso costo, mentre il mantenimento del mangano, come vedremo, non si rivelerà altrettanto economico.

Dobbiamo giungere al  28 agosto 1594, una domenica, perché venisse convocata un’adunanza nella chiesa di San Giacomo dove “la Contrada et huomini di Salicotto del Lionfante” decise di concedere in locazione la stanza sottostante la chiesa stessa per ospitare la macchina. Per la costruzione del mangano, l’Arte si era gravemente impegnata per un costo di 4730 lire, 15 soldi e 14 denari, pregiudicando la propria condizione economica. Il contratto di enfiteusi stipulato fra Contrada e Arte consisteva in sole 26 lire annue, ma prevedeva che la corporazione si impegnasse a mantenere e bonificare non solo la stanza del mangano ma anche le fondamenta della Chiesa. Il rotone del mangano era posizionato trasversalmente rispetto all’asse dell’Oratorio, praticamente sotto l’altare maggiore, con l’apice situato dove oggi abbiamo una grande vetrata che affaccia nel sottostante museo, sul cui piano stavano quindi gli addetti alla manganatura.

La prima famiglia di manganatori di comprovata estrazione torraiola, fu quella Brogi che dal 1654 gestì il mangano in Salicotto ed un secondo privato nelle stanze della Biccherna. Anche gli ebrei del ghetto tentarono senza successo la costruzione di un terzo mangano. Altri documenti comprovano l’uso di tessuti lavorati dal mangano, da parte della Contrada. Nel 1729 subentra alla conduzione Bartolomeo Bonifazi che, con il figlio la manterrà per oltre sessant’anni lasciandola poi fino a metà ottocento a propri discendenti.

Nel 1781 Pietro Leopoldo Sopprimerà le Arti ma il declino delle attività legate al tessile sarà inarrestabile. A più riprese gli enti detentori della giurisdizione sull’affare, dovranno intervenire per sovvenzionare interventi di ristrutturazione della macchina o dell’ambiente in cui era situata. Così, per uno di questi interventi, nel 1797 si redige un inventario e si impone l’aggiustamento perché “la macchina dà gravi scosse ed agisce con molta difficoltà e pericolo”. Questo ci fornisce le misure del piano inferiore: braccia 10 (circa 6 mt) per braccia 2 (circa 1,20 mt), e la cubatura delle pietre per 24 braccia cube.

Nel 1844 il mangano viene venduto dalla Comunità ad Andrea Corsini con il quale la Contrada della Torre  innesca una disputa che viene risolta appunto solo nel 1847. Di qui le ultime notizie sono della avvenuta consegna del fascicolo relativo al mangano, alla Contrada. Il dimensionamento della macchina ha consentito di ricondurre il modello all’unica ancora presente e operante presso la Stamperia Marchi di Alfonso Marchi a Santarcangelo di Romagna per cui si può affermare che vederla ancor oggi lavorare, è come tornare indietro sotto le volte della Chiesa di San Giacomo e osservare il lavoro dei manganatori di quasi quattro secoli fa.

Chi volesse può ammirare un bel modellino in legno realizzato in scala nel 1999 dal contradaiolo della Selva Cesare Valli, situato nel Museo della Contrada, in corrispondenza dell’ubicazione del mangano originale, insieme ad alcune pietre rinvenute durante recenti lavori di ristrutturazione, sicuramente appartenenti al masso che costituiva il peso che veniva fatto scorrere attraverso il movimento del rotone, sui piani in legno.

Bibliografia:

Bonzio C., Il mangano del 1633 di Santarcangelo di Romagna, Santarcangelo di Romagna,1990

Ciatti M., Paramenti e arredi sacri nelle Contrade di Siena, Firenze, 1986

Ciatti M., Drappi, velluti, taffettas et altre cose, Siena 1994

Prunai G., Arti e mestieri,negozianti, fabbricanti e botteghe in Siena all’epoca della “grande inchiesta” leopoldina degli anni 1766-1768, in “Bullettino senese di storia patria”, XCII (1985)

Documenti:

Approfondimenti Mangano

Note: Esiste un mangano tutt’ora funzionante dal 1633 a Santarcangelo di Romagna gestito dalla famiglia Marchi.

Autore scheda: Contrada della Torre; Massimo Pennino

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento