Badia a Conèo – Colle di Val d’Elsa

Luogo: Conèo

Comune: Colle di Val d’Elsa

Data/periodo: Dall’anno 1000 ca.

Descrizione: Molto vicino all’incrocio tra il tracciato collinare della Via Francigena con quello meridionale della Volterrana, ad ovest di Colle Val d’Elsa, si trova Badia a Conèo, fondata con ogni probabilità intorno all’anno 1000 secondo la regola Benedettina.

Fu proprio infatti un 15 Maggio dell’XI secolo, che qui morì Lamberto Vescovo di Firenze, che risulta esservi entrato come monaco nel 1032. A quel tempo il monastero era già dotato di un ospedale e di un mulino, di cui sembra essere stato custode in converso Azzo, e nella seconda metà del 1000 sembra che fosse già aggregato alla riforma Vallombrosana, come dimostrano la presenza del priore di Conèo nei capitoli dell’Ordine del 1095-1098 e del 1100 e del vescovo di Pistoia (monaco vallombrosano) nel necrologio di Conèo.

La costruzione di una nuova chiesa abbaziale, solennemente consacrata a Santa Maria nel 1124, sancì e definì, in maniera chiara, la presenza dell’Ordine nella Badia, il cui Abate, tra il XII e il XIII secolo, nonostante l’importante ruolo ricoperto nella società colligiana, fu costretto a cedere i possessi abbaziali ai finanziatori senesi del Vescovo di Volterra.

Fino agli inizi del Trecento l’Abbazia denunciava un reddito notevole, ma con la sottomissione ai signori di Picchena, che ripetutamente offendevano il monastero “i suoi lavoratori e famiglie ingiuriando, e vietando i poderi“, Badia a Conèo fu data in commenda e il suo reddito si dimezzò.

All’inizio del Cinquecento tra i beneficiari del reddito dell’Abbazia ci fu anche Alessandro Farnese, futuro Papa Paolo III: nel 1576 Santa Maria divenne parrocchia e nel 1592 pieve della Diocesi di Colle con sette suffraganee.

Tutto il complesso di Badia a Conèo risulta essere architettonicamente il risultato di un’unica fase costruttiva, realizzata con conci in travertino e arenaria posti a corsi paralleli e orizzontali. Gli edifici del monastero sono affiancati alla chiesa che è costituita da una navata rettangolare con transetto absidato coperto a volta con una cupola a crociera.

All’esterno la facciata è decorata con rosette e cordone inserito in una finta galleria pensile, costituita da cinque arcate poggianti su colonne, i cui capitelli sono decorati con figure antropomorfe, o mensole scolpite a figure zoomorfe.

Ai margini della facciata sono collocate due semicolonne concluse da capitelli ungulati. L’ordine superiore della facciata è stato profondamente alterato con gli ultimi restauri, visto che prima vi si apriva una bifora sovrastata da un campanile a vela.

L’unico fianco esterno, perfettamente visibile, mostra tre monofore poste a distanza regolare e il coronamento, in alto, caratterizzato da una serie di archetti monolitici decorati a foglie di palma, e sostenuti da mensole ornate di teste maschili, collegate da festoni.

Il tiburio ottagonale, che contiene la cupola e che sovrasta tutto l’edificio, presenta una sola apertura ad occhio molto stretta ed è decorato da racemi e archetti pensili poggianti su mensole antropomorfe, alternate a piccole colonne.

L’interno della chiesa è a croce latina, lo spazio tra l’aula e il presbiterio con i transetti è separato da un arcone a risega, poggiante su semicolonne pensili, motivo tipico delle chiese vallombrosane fiorentine.

L’aula, coperta a capriate presenta sulla destra il portale che dà accesso al monastero e tre monofore molto simili ma asimmetriche rispetto a quelle sulla sinistra. Addossate alle pareti laterali vi sono delle semicolonne che presentano dei capitelli con pulvini molto sporgenti. Una volta entrati in chiesa i primi due che si incontrano sono quelli che decorano le semicolonne al centro della navata e mostrano entrambi due figure di oranti, o forse cariatidi, divisi da una colonna e vestiti con tuniche di diversa foggia. I capitelli posti per sostenere l’arcone centrale presentano una decorazione a fogliame ma hanno i pulvini decorati a racemi e fiori a cinque punte. Tutti gli altri capitelli presentano una semplice decorazione a fogliami.

Per la popolazione in costante aumento nella prima metà del Settecento l’edificio romanico subì alcune trasformazioni sia all’interno che all’esterno, fu aggiunto il campanile a vela e un’acquasantiera datata 1721.

Tra il 1920 e il 1922 per iniziativa della sovrintendenza e del comune di Colle Val d’Elsa la chiesa fu liberata da tutte le modificazioni del XVIII secolo.

Bibliografia:

AA.VV, Chiese medievali della Val d’Elsa. I territori della Via Francigena – Tra Siena e San Gimignano, Empoli, Editori dell’Acero, 1996

Cammarosano P., Passeri V., Città, borghi e castelli dell’area senese-grossetana, Siena, Amministrazione Provinciale di Siena, Assessorato Istruzione e Cultura, 1984

Cherubini G., Signori, contadini, borghesi. Ricerche sulla società italiana del Basso Medioevo, Firenze, La Nuova Italia Editrice, 1974

Chierici G., Lavori eseguiti dalla R. Sopraintendenza ai Monumenti per le Provincie di Siena e Grosseto durante l’anno 1922, in “Bollettino d’Arte”, serie II, a. III (1923-1924)

Il Chianti e la Valdelsa senese, collana “I Luoghi della Fede”, V. Baldacci, C. Silla (a cura di), Milano, Regione Toscana, Mondadori editore, 1999

Repetti E., Dizionario geografico, fisico e storico della Toscana,4 ,  Firenze 1883

Links:

Sito della Regione Toscana su “I luoghi della Fede”

Note: “Dei tre altari di travertino, due furono distrutti ed il terzo, venne agghindato nel 1723 con volute e mensole e statue di stucco, veramente brutte, da un Francesco Notari, che lasciò ricordo di tanta opera in un mattone murato nell’interno; eleganti porticciuole, con mensole e lunette affrescate, furono parzialmente distrutte e chiuse con muri; e in compenso si aprì una larga e tozza porta nella parete destra della navata longitudinale, ed una finestra rettangolare sulla fronte, al di sopra della porta“.

Autore scheda: Cristina Cicali

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