Gli affreschi della facciata di Palazzo Ridolfi a San Gimignano

Luogo: San Gimignano

Comune: San Gimignano

Data/periodo: 1525

Descrizione: La famiglia Ridolfi era originaria di Montegrossoli (Chianti) e si trasferì a San Gimignano alla fine del XII secolo. Qui costruì vari palazzi nella zona tra la piazza del duomo e l’attuale piazza della Cisterna. La residenza più importante era quella connessa alla torre, che crollò accidentalmente durante una processione nel 1646. Si conserva invece il palazzo cadetto della famiglia, collocato in piazza della Cisterna, dove sulla facciata sono ancora visibili debolissime tracce dell’antica decorazione dipinta, considerata la più bella di tutta San Gimignano. Le pitture erano ancora ben visibili nel 1695, quando il Coppi attestò che erano state commissionate da Giovan Battista di Ludovico Ridolfi al pittore sangimignanese Vincenzo Tamagni. Anche Alamanno Moronti, religioso vissuto a San Gimignano nel XVII secolo, vide le decorazioni del palazzo e ne lasciò un’esaustiva descrizione, che aiuta a colmare le lacune attuali. Le storie descritte dal Moronti, infatti, dovevano trovarsi al primo piano e sono andate completamente perdute: raffiguravano Laocoonte con i due figli, strangolato da due serpenti marini, una bellissima donna affacciata alla finestra e una storia tratta da Valerio Massimo, con l’anziano Cimone imprigionato e sua figlia Pero, che per farlo sopravvivere lo allattava ogni giorno di nascosto con il suo latte.

L’autore delle decorazioni fu senza dubbio Vincenzo Tamagni, pittore nato a San Gimignano nel 1492, che ebbe come primo maestro Giovanni di Ser Piero Cambi. Tra il 1503 e il 1505, Tamagni collaborò con Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma, alla decorazione del chiostro dell’abbazia di Monte Oliveto Maggiore e da lì si trasferì a lavorare a Montalcino. Nel 1507 tornò quindi a San Gimignano, dove dipinse la Menzogna calpestata dal giudice nel cortile del palazzo comunale. Tra il 1508 e 1509, l’artista compì un viaggio a Roma e in quell’occasione poté forse vedere di persona il gruppo scultoreo ellenistico del Laocoonte, rinvenuto nel 1506, dal quale trasse ispirazione per la versione che dipinse appunto nella facciata di Palazzo Ridolfi. Dal 1513, Tamagni entrò a far parte della bottega di Raffello Sanzio e si stabilì in modo continuativo a Roma fino agli anni Venti del Cinquecento, quando tornò a San Gimignano. Poco dopo, nel 1525, decorò la facciata del palazzo Ridolfi. Tamagni lavorò poi a Siena, Roma, Montalcino e Pomarance, dove morì nel 1530.

Le pitture della facciata di Palazzo Ridolfi sono molto rovinate, forse a causa del crollo della torre del palazzo principale della famiglia. Restano solo alcune tracce di decorazione all’altezza del piano superiore, dove delle personificazioni delle quattro stagioni inserite entro false nicchie restano la Primavera, con in mano una cornucopia, e l’Autunno, raffigurato nelle vesti di Bacco.

Oltre alle pitture del primo piano, descritte dal Moronti, sono andati in gran parte perduti anche i falsi elementi architettonici che riproducevano in pittura cortine di mattoni e cornici in pietra serena, poste a inquadrare la facciata.

Questo esempio di facciata fa supporre che molti edifici a San Gimignano fossero originariamente progettati non con facciate di materiali a vista ma con decorazioni dipinte.

Bibliografia:

Bartolini V., Borghini G. e Mennucci A., San Gimignano. Contributi per una nuova storia, Certaldo, Arti Grafiche Nencini, 2003, pp. 30-32

Castrovinci R., Vincenzo Tamagni: un artista diligentissimo, tesi di laurea, Università La Sapienza di Roma, anno accademico 2010/11

Coppi V., Annali, memorie ed huomini illustri di Sangimignano, Bindi, Firenze, 1695, pp. 95-95

Note: Esiste una tesi di laurea di Azalia Batazzi relativa agli affreschi del Tamagni sulla facciata di Palazzo Ridolfi a San Gimignano; compilata nel 1977, non è consultabile.

Autore scheda: Alessia Quercioli

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