Il borgo di Selvole e la chiesa di San Niccolò – Radda in Chianti

Luogo: Selvole

Comune: Radda in Chianti

Denominazione: Selvole (Selvoli) e chiesa di San Niccolò

Data/periodo: In posizione strategica dal lato viario, Selvole si trasformò in villaggio rurale con le case disposte attorno alla chiesa a partire dall’XI secolo

Descrizione: Sebbene scarse e frammentarie, le più antiche notizie su questa località si trovano in un documento del 1155, dove il villaggio rurale di San Niccolò a Selvole è ricordato fra gli altri cinque villaggi nel territorio raddese. Selvole è citato nel 1176 nell’atto di pace stipulato fra Firenze e Siena, in cui risulta compreso nel territorio dipendente dalla repubblica di Firenze. Al pari di altri centri della zona, il castello subì danneggiamenti nelle lunghe vicende belliche che contrapposero Firenze a Siena e soprattutto nel XV secolo subì gravi danni in occasione dell’invasione aragonese nel Chianti del 1478.

Il luogo fece parte dell’antica Lega del Chianti fra i popoli che componevano il Terzo di Gaiole sino al 1774, quando fu trasformato in Comunità. Dal 1823 è stato assegnato alla comunità di Radda in Chianti.

Il borgo si è sviluppato nel tempo attorno alla piccola piazza e lungo la strada d’accesso, conservando la fisionomia medievale. Su un lato della piazzetta attorno alla quale si affacciano le case del paese, è situata la chiesa, che ha origini molto antiche, forse antecedenti al Mille.

La chiesa è elencata nelle decime due-trecentesche fra le suffraganee della pieve di Santa Maria a Spaltenna e come tale è attestata dalla visita pastorale del 1437. Viene menzionata nel decreto vescovile del 1717, quando la cura spirituale di San Niccolò a Selvole fu trasferita alla chiesa di San Sigismondo a Gaiole.

Fra i secoli XVIII e XIX, l’edificio ha conosciuto numerosi rifacimenti e aggiunte barocche che hanno in parte modificato le strutture originarie. Già nel 1720 pesanti lavori avevano interessato, fra l’altro, l’interno coperto da volte a sesto ribassato. L’intervento più consistente, del 1870, interessò soprattutto la facciata, che venne rifatta completamente. Altri interventi nel 1947 rialzarono la chiesa rispetto alla posizione originaria e realizzarono la copertura a volta dopo il crollo delle originarie capriate lignee. Sempre a questo periodo risalgono anche i due altari laterali in pietra serena, il fonte battesimale in pietra lavorata e le vetrate istoriate. Sono frutto del rifacimento post-bellico anche il paramento murario esterno in pietra e il timpano classico sopra il portale, ben documentati da una fotografia d’epoca precedente questo restauro. A tempi più recenti (1985) si deve l’intervento alla cuspide del campanile, originariamente in laterizio, che è stata intonacata di grigio.

L’edificio attuale si caratterizza per la facciata a capanna delimitata da due lesene in cui si apre il portale lineare sormontato da un timpano con un’apertura circolare sovrastante con il monogramma di San Bernardino da Siena nella parte terminale. Entro il timpano sul portale è un’immagine di San Nicola di Bari.

All’interno la navata presenta copertura a volta unica, mentre il presbiterio conserva le volte a sesto ribassato e costoloni di epoca sette-ottocentesca. Sul fondo, dietro la balaustrata che circonda il presbiterio, è posto l’altare maggiore ottocentesco in muratura. L’interno è ancora illuminato dall’occhio sovrastante il portale d’ingresso e dalla finestra posta nella parete di fondo del presbiterio. Sul fianco sinistro della chiesa si eleva la torre campanaria, a pianta quadrangolare, sormontata da una cuspide di forma piramidale. All’altezza della cella campanaria presenta quattro finestroni ad arco in cui trovano posto due campane di bronzo.

Sul fianco destro della chiesa è un complesso di edifici, attualmente adibiti ad abitazioni e corrispondenti un tempo alla canonica, che presentano elementi architettonici del XII secolo, epoca in cui furono probabilmente innalzati.

Fra il 1850 e il 1880, nello scavo del piazzale antistante la chiesa effettuato per sistemare la pavimentazione a lastroni, i ricordi parrocchiali accennano al rinvenimento di reperti archeologici oggi non più rintracciabili.

La chiesa è aperta al culto per la funzione domenicale.

Bibliografia:

Brachetti Montorselli G., Moretti I., Stopani R., Le strade del Chianti. Gallo Nero, Firenze, Bonechi, 1984

Cammarosano P., Passeri V., I castelli del senese. Strutture fortificate dell’area senese-grossetana, Siena, Nuova Immagine, 2006

Carnasciali M., Gli edifici sacri nel Comune di Radda in Chianti, Radda in Chianti, Studium, 1996.

Casabianca A., Notizie storiche sui principali luoghi del Chianti (Castellina, Radda, Gaiole, Brolio), Firenze, Tipografia Giuntina, 194

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Repetti E., Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze, Tipografia Tofani (poi Mazzoni), 1833-1846

Righi Parenti G., Guida al Chianti. La terra, il vino, i castelli, Milano, Sugarco, 1977

Righini G., Il Chianti Classico. Note e memorie storiche-artistiche e letterarie, Pisa, Pacini, 1972

Torriti P. (a cura di), Le chiese del Chianti, Cassa di Risparmio di Firenze, Le Lettere, Firenze, 1993

Autore scheda: Maurizio Carnasciali

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