Tramonto sul podere Santa Lucia

Luogo: Balze di Caspreno

Comune: Castelnuovo Berardenga

Descrizione: Da casa dei miei suoceri, tra Montaperti e San Piero in Barca, si intravede un podere incastonato nel paesaggio delle Balze di Caspreno, ancora territorio chiantigiano ma con le sfumature delle Crete: piccoli poggi, campi coltivati a cereali o girasoli, vigne, olivi, cipressi, campi arati che richiamano il paesaggio lunare a Sud di Siena. Per molti è un paesaggio inconfondibile, con i cipressi che rivendicano un’appartenenza toscana allo sguardo di qualunque spettatore. Per altri, non solo si tratta di un paesaggio noto ma anche del riconoscimento di essere parte di un mondo fatto di stratificazioni storiche, antropologiche, paesaggistiche. È un modo per sentirsi a casa, per ritrovare quell’appaesamento che Ernesto de Martino indica come il sentimento più profondo che ci lega ai luoghi. Per chi abita in quelle zone, le Balze di Caspreno sono motivo di sicurezza mentale, confortanti onde gialle in piena estate, marroni e arate per l’inverno, verdi se di favino e spesso, purtroppo, con qualche colorazione arancione, a ricordarci che anche nei luoghi più belli il rapporto con la natura è sottoposto a regimi di controllo chimico.

Il podere che si intravede da casa dei miei suoceri si chiama Santa Lucia. Collocato in un paesaggio mosso che guarda verso Rapolano e le Crete, è piccolo, con vicino un granaio e di fronte una vigna. La sera il sole lo oscura lentamente, perché gli batte di fronte.

Mentre guardo il podere, tra gli ulivi di mio suocero, monto il treppiedi con la macchina fotografica, per realizzare un time lapse, una sequenza di scatti fotografici da montare successivamente come video. Rimango a guardare il tramonto, le nuvole che si muovono lente – mentre nel video diventano improvvisamente veloci – e per oltre due ore resto lì, a godere di questo paesaggio, per riassumerlo in un minuto di video, concentrando lo scorrere del tempo, che cambia la mia percezione del luogo, abituato a guardare Santa Lucia nella sua immobilità.

Autore scheda: Pietro Meloni