L’occhione nelle Crete

Luogo: Crete senesi

Comune: Asciano, Buonconvento, Monteroni d’Arbia, Montalcino

Denominazione: Tallurino, corrisodo, breccialotto, stone curlew (chiurlo delle pietre)

Descrizione: L’occhione (Burhinus oedicnemus) è un uccello della famiglia degli Caradriformi. A differenza delle altre specie appartenenti a questa famiglia, è terricolo, vive in ambienti a vegetazione rada, sui greti dei fiumi, nelle zone adibite a pascolo o ad uso agricolo.

Il suo nome deriva dalla caratteristica di avere occhi grandi, adatti alla visione notturna. Ha infatti abitudini crepuscolari e durante il giorno vive rintanato. Ha un piumaggio mimetico, con tonalità bruno-giallastre di sopra e biancastre di sotto, occhi gialli, becco corto e massiccio, giallo con la punta nera, zampe robuste e coda cuneata. Non vi è una sostanziale distinzione tra i due sessi.

Il nido, che viene fatto in zone anche pietrose e asciutte (da qui il nome “chiurlo delle pietre”), viene protetto in coppia con una singolare “azione diversiva”: uno dei due esemplari si alza in volo, mentre l’altro si allontana correndo basso sul terreno (da qui il nome di “corrisodo” o “breccialotto”). La femmina di occhione depone due uova di color sabbia macchiate di scuro, che necessitano di un periodo di incubazione di 26-28 giorni. Una volta schiuse le uova, i piccoli sono in grado di volare dopo 36-42 giorni.

Nella zona delle Crete, questo uccello è presente solo in alcune riserve ed è protetto perché a rischio di estinzione. La causa di minaccia per questa specie di avifauna è antropica. In questa zona, infatti, sempre più aree vengono destinate all’agricoltura cerealicola, per cui le aree adatte alla nidificazione sono soggette al transito dei mezzi agricoli, che spesso distruggono i nidi. Inoltre, l’uso dei pesticidi riduce notevolmente le riserve alimentari di questo uccello, costituite da piccoli vertebrati e invertebrati terrestri. Ancora, le zone sassose dei greti fluviali, che sono un’altra zona scelta per la nidificazione, sono sempre più soggette ad escavazione dell’alveo e distruzione dell’habitat naturale.

Lo studioso ottocentesco Paolo Savi, in Ornitologia Toscana, così descrive l’occhione: Vive l’Occhione in tutti i luoghi aridi e spogliati della Toscana. Sulle crete del Senese, del Volterrano, nel letto de’ grandi fiumi, sù i larghi prati arenosi, sù i tomboli del mare, ec. trovansene in qualunque stagione. Nel giorno stan per il solito accovacciati dietro qualche cespuglio, o d’un sasso, di dove rapidissimamente fuggono correndo all’avvicinarsi di qualche oggetto da essi temuto: e quando la corsa non basti, inalzansi a volo e vanno a posarsi alla distanza di due o tre tiri di fucile, e di nuovo cominciano a correre, così che mai non si trovano nel luogo ove si son visti posare. Comparsa poi la notte spontaneamente abbandonano i loro covi, e chiamandosi gli uni con gli altri mediante un fischio forte, ed esprimente quasi turlui, turlui, vanno a cercare il cibo, cioè de’ grossi insetti, delle chiocciole, de’ piccoli rettili, de’ topi, ec. Nelle notti di buona stagione, essi fischiano di continuo, fintantoché il ritorno del giorno non gli obbliga d’andare nuovamente a nascondersi (Savi 1829, pp. 226-227).

Bibliografia:

Favilli L., Analisi faunistica, Amministrazione Provinciale di Siena, Ufficio di Piano per il PTCP

Giusti F., Favilli L. e Manganelli G., La fauna, in Giusti F. (a cura di), La storia naturale della Toscana meridionale, Cinisello Balsamo (Milano), Amilcare Pizzi Editore, edizione riservata Monte dei Paschi di Siena, 1993, pp. 386-427

Savi P., Ornitologia toscana ossia descrizione e storia degli uccelli che trovansi nella Toscana con l’aggiunta delle descrizioni di tutti gli altri propri al rimanente d’Italia, tomo secondo, Pisa, Tipografia Nistri, 1829, pp. 225-227

Documenti: 

Favilli-Analisi-faunistica.doc

Note: L’occhione risulta incluso nell’Allegato I della Direttiva 79/409/CEE, nell’Allegato II della Convenzione di Berna, nella Lista Rossa degli Uccelli nidificanti in Italia, nella Lista Rossa degli Uccelli nidificanti in Toscana come specie altamente vulnerabile e tutelata dalla normativa vigente in materia di caccia (Legge Regionale n. 3 del 12 gennaio 1994).

Autore scheda: Serena Castignoni

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