L’intagliatore di pipe

Luogo: Iesa

Comune: Monticiano

Descrizione: Flavio Guidi è l’ultimo intagliatore di pipe di Iesa.
Nasce a Iesa nel 1943. Nel 1959 comincia a lavorare come sbozzatore in una segheria locale. Nel 1976 si trasferisce in Grecia, presso lo stesso datore di lavoro, Otto Braun, che era console tedesco a Livorno ed aveva diverse segherie in Italia e all’estero. In Grecia insegna agli apprendisti le fasi della lavorazione del ciocco fino al 1989, anno della morte del console e della definitiva chiusura delle sue aziende. Ricorda Flavio:

Io ho iniziato questo lavoro a 15 anni. Vengo da queste zone, mio padre aveva un po’ di bosco e ci andavo, ma io ho sempre avuto voglia di fare qualcosa con le mani. Qui c’era una piccola fabbrichetta, cercavano apprendisti, ma il primo tempo non mi trovavo a stare fermo al chiuso, all’epoca mi pareva dura, avevo 15 anni. Poi ho imparato… Le pipe le ho sempre un po’ fatte, ho sempre avuto questa passione. Ora che sono andato in pensione, siccome conosco tutte le prassi, le fasi del legno, mi sono messo a farle. Vado al bosco da me, cavo il ciocco, lo taglio, lo bollo, lo faccio stagionare, poi quando mi fa voglia mi metto lì a fare le pipe.

Un tempo la cavatura del ciocco, ossia l’estrazione della radice dell’erica per la produzione di pipe, era un’attività importante a Monticiano. Qui si producevano soprattutto gli abbozzi, che venivano poi venduti ai grandi produttori di pipe, soprattutto americani. Poi con il tempo l’attività è andata scomparendo, principalmente per la mancanza di un ricambio generazionale.
Oggi Flavio produce le pipe per hobby. Della produzione delle pipe conosce tutte le fasi e i segreti. Racconta:

Si va nel bosco per scegliere la radica, che è sotto terra, e va scavata. Praticamente si uccide un albero perché si prende il ciocco, il bulbo. La radica è la radice, la pianta è lo scopo, che sarebbe l’erica maschio. Si usa solo l’erica, perché quando è bollito questo legno, pur avendo una bella venatura, fumandoci non brucia. Leggero, bello e non brucia. Hanno provato con altri legni, ma quando uno ci fuma nel fornello brucia (ciliegio, noce, olivo). L’erica è l’unico legno che non brucia. La lavorazione della radica è venuta fuori nell’Ottocento, verso il 1870.
Dal ciocco io faccio dei pezzi tagliando sempre per il verso della venatura, mentre in fabbrica tagliano in tutti i versi. Poi disegno la pipa, sempre sfruttando il verso della venatura, la buco, gli metto il bocchino, vado al seghino e la taglio tutta. Poi, quando ho levato tutti gli angoli per bene, vado alla carta vetrata e alla raspa, poi vado avanti finché si arriva alla forma definitiva. Alla fine gli do il mordente all’acetone o all’alcool con un pennellino, e poi le lucido con la spazzola, con la cera carnauba, che gli dà un po’ di lucentezza, altrimenti rimane opaca.

Non tutte le pipe sono uguali, come non tutte le modalità di lavorazione garantiscono la resa di una pipa eccellente. La scelta del materiale e le fasi di lavorazione sono momenti cruciali nella buona riuscita di una pipa. Esistono comunque modi diversi di lavorare il ciocco: alcuni preferiscono lavorarlo molto stagionato, altri lo preferiscono più fresco. Il risultato finale dipende soprattutto dall’esperienza e dal gusto dell’artigiano:

La pipa la puoi fare come vuoi, ma è sempre una pipa. Le forme sono sempre simili, alla fine deve funzionare. In certe fabbriche, però, per avere una resa alta, si lavorava spesso l’intero ciocco e spesso potevano esserci imperfezioni e cali di qualità. Poi le facevano nere per nascondere i difetti. Certe pipe possono nascondere difetti. In alcuni casi si può fare anche di cattiva qualità, o almeno si possono nascondere i difetti, magari con una coloratura.
La pipa deve avere una discreta o bella venatura, più è bella la venatura migliore è la pipa. Dove è meno marcata invece, la pipa è inferiore. La venatura dipende anche dal verso con sui taglia. In alcuni casi si comprano pezzi di poco valore e si fanno pezzi inferiori, altri prendono il verso della venatura e sono migliori.

La qualità di una pipa può essere determinata dalla qualità del ciocco, dalla sua porosità ad esempio, dalla leggerezza e dalla compattezza, tutte caratteristiche che permettono di realizzare una pipa di migliore o peggiore qualità.

Bibliografia:

Cresti, M., Nepi, M.,  I cavatori di ciocco, in “Il Carroccio di Siena”, n. 152 (XXVII), Marzo-Aprile 2011, pp. 27-30

Fonti:

Intervista a Flavio Guidi, raccolta a Iesa da Valentina Lusini e Pietro Meloni il 3 marzo 2012

Autore scheda: Pietro Meloni

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento