I Fiaschi rivestiti di schiancia

Luogo: Montalcino

Comune: Montalcino

Data/periodo: Grazie alla presenza di fonti iconografiche e letterarie che lo descrivono possiamo far risalire il fiasco in vetro almeno al XIV secolo. Due novelle del Decamerone di Giovanni Boccaccio, scritto tra il 1349 e il 1353  fanno riferimento al fiasco come recipiente idoneo a contenere  vino. Nel tempo questo tipo di contenitore è stato abbandonato  a causa dei costi di produzione del rivestimento e la difficoltà di stoccaggio. Attualmente usato per il commercio di vino da alcune aziende produttrici di Chianti che si rifanno alla tradizione

Descrizione: I recipienti di uso quotidiano prima dell’avvento delle plastica erano fatti spesso di vetro e quindi per la loro fragile natura dovevano essere protetti in qualche modo. Il sistema più praticato era quello di realizzare rivestimenti di schiancia che poteva di essere lavorata come una fibra tessile e con la sua soffice consistenza proteggeva il vetro dagli urti. Uno degli oggetti più usati e tipici della vita e delle tavole dei contadini era sicuramente il fiasco impagliato, per contenere il vino. Fatto di vetro verde soffiato, conteneva quasi due litri, e senza un supporto adeguato, la sua forma panciuta non gli permetteva di stare in piedi. Nelle campagne i mesi invernali venivano utilizzati per fare questi lavori artigianali mentre nei paesi c’era sempre qualcuno capace di eseguire questa operazione. Grazie ad una buona manualità e pochi strumenti,  quali delle forbici e un grosso ago dalla forma appiattita, la lavorazione iniziava dopo aver ammollato la schiancia per renderla morbida e flessibile. La prima operazione era quella di mettere un cordino di schiancia intorno al collo per poi potervi fissare la schiancia della veste. Separatamente erano già stati preparati i fondi detti culi fatti a forma di ciambella e fissati ai fiaschi grazie a quattro fili legati al collo. Le foglie di schiancia, con le estremità infilate nell’ago e ben distese, venivano inserite fra il bordo interno del fondo e il collo facendo attenzione a sovrapporre leggermente le varie strisce.  Una volta ricoperta tutta la pancia del fiasco, si stringeva e si legava sopra il bordo del fondo e una trecciolina di schiancia legata intorno al collo fungeva  da impugnatura per prendere e raggruppare i fiaschi vuoti.

Bibliografia:

Cambi C. (a cura di), C’era una volta un pezzo di legno, Siena, Editrice Le Balze, 2007

Links: 

Museo del vetro e della bottiglia del Castello Banfi

Autore scheda: Raffaella Smaghi

 

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