Autarchia e trebbiatura del grano

Luogo: Val di Merse

Comune: Sovicille

Data/periodo: Prima metà del Novecento

Descrizione: Una delle prime azioni del fascismo sull’economia agricola è legata alla politica propagandistica della battaglia del grano. Essendo quello agricolo un settore difficile da controllare, soprattutto nei confronti delle nascite e dell’occupazione giovanile, il fascismo pensò che attraverso l’autarchia si potesse garantire ad ogni famiglia una razione di cereali accettabile e sufficiente per il proprio fabbisogno. Si trattava, chiaramente, di una mossa propagandistica con intenti fortemente demagogici, che voleva in qualche modo avvicinare i ceti popolari al fascismo o, comunque, tenerli sotto controllo. 

Nonostante gli sforzi del fascismo, che spaziavano dai concorsi nazionali per la “vittoria del grano”, alle immagini di un Mussolini che si fa riprendere dalla televisione mentre si dedica alla trebbiatura nell’Agropontino, l’autonomia cerealicola non fu mai raggiunta. Ne restano però, in alcuni casi fino ai nostri giorni, le dinamiche di rievocazione e di condivisione a livello comunitario.

A cavallo tra le due guerre e fino alla fine degli anni cinquanta, la trebbiatura è stata un’attività fondamentale per la vita della società mezzadrile, conclusione di un ciclo di produzione che durava un intero anno, partendo dalla cura del territorio, la semina, la raccolta e, infine, il processo di trebbiatura vero e proprio, che consisteva nel separare il grano dagli scarti della pianta.

In un passato non troppo remoto, il lavoro di battitura, prima ancora dell’utilizzo delle macchine, veniva fatto con il correggiato, strumento agricolo rudimentale. In seguito, con la trebbiatrice, il lavoro si divise principalmente in quattro fasi: battitura, separazione, concia e raccolta. A Sovicille, come anche in altri luoghi, spesso la trebbiatura del grano avveniva in piazza, per celebrare la festa del grano. Il fascismo, in maniera del tutto inconsapevole, andava a recuperare, facendole proprie, tradizioni della ritualità contadina che affondavano le proprie radici in gesti, tecniche, credenze diffuse nel mondo contadino non solo del territorio italiano, ma di tutta Europa.

Come ebbe a notare Frazer, la trebbiatura era un’attività che veniva accompagnata da rituali di ringraziamento nei confronti della natura, che era stata benevola con i contadini. In molti luoghi d’Europa venivano costruiti fantocci da bruciare o da gettare in acqua, per rendere fertile la terra, e venivano chiamati “regina del grano” o “madre del grano”. Nelle campagne toscane la trebbiatura rappresentava il momento di maggiore produzione della mezzadria, che raccoglieva i frutti del lavoro di tutto un anno, preparandosi per la fine dell’estate, segnale dell’inizio della stagione meno favorevole alla lavorazione della terra.

Bibliografia:

Fontani M., Vagheggini G., Un secolo di immagini. Il 900 a Sovicille, Siena, Cantagalli, 2009

Frazer J. G., Il ramo d’oro. Studio sulla magia e sulla religione, Torino, Bollati Boringhieri 1990

Palla M., Mussolini e il fascismo, Firenze, Giunti, 1993

Autore Scheda: Pietro Meloni