Il guardiano di animali

Luogo: Val di Merse

Comune: Sovicille

Data/periodo: Durante il periodo della mezzadria; 1300/1970

Descrizione: Nella mezzadria la persona addetta alla cura degli animali era chiamata bifolco. Il bifolco, però, si prendeva quasi esclusivamente cura dei bovini: li conduceva nel lavoro dei campi, li curava nella stalla. La cura degli animali nella mezzadria e nelle campagne era assai diversificata, e passava dai lavori di maggiore responsabilità a quelli più semplici, spesso affidati anche ai bambini. Non di rado, infatti, il guardiano dei porci, o delle pecore, poteva essere un ragazzino, il cui compito era principalmente quello di portare le bestie al pascolo e avere cura di non perderle:

Io da piccina a scuola un ci andai mai, perché ci avevo le pecore e ci avevo i maiali, si mandavano ai campi e al bosco eh, cera boschi abbastanza sandava sù a Fuserna.

Le zone boschive della Val di Merse consentivano di portare gli animali a pascolare nei boschi e così, nei periodi autunnali e invernali, non di rado le bestie, i maiali soprattutto, venivano alimentati con ghiande prediligevano le ghiande di quercia e di leccio. Nei castagneti, i maiali potevano pascolare una volta ultimata la raccolta delle castagne. Il pascolo nel bosco, però, era soggetto a regole precise. Benché libero, era necessario rispettare modi, tempi e zone dedicate al pascolo degli animali. Le pecore, ad esempio, non mangiavano la ghianda e, al tempo stesso, dovevano essere tenute lontane dal bosco ceduo intorno al paese, perché altrimenti avrebbero potuto mangiare le piante in ricrescita dai recenti tagli:

finito il taglio, le pecore al pascolo un si posson portà, i maiali sì; perché la pecora quei germogli teneri, freschi a quella maniera fa piazza pulita, la pecora nel taglio nuovo ci può rientrà dopo tre anni invece il maiale un gli fa niente, perché va a cercà bacarozzoli, ghianda, castagna, questi affari qui e erba.

Nel pascolo degli animali esisteva anche una tacita divisione di genere: i ragazzi, di solito, si occupavano di guardare i maiali; le ragazze, invece, portavano le pecore nei boschi. Nei castagneti i maiali venivano lasciati pascolare tutto il giorno e, la sera, invece di riportarli nelle stalle, li si faceva dormire nei seccatoi. Le pecore invece rientravano nelle stalle:

 noi donne sandava sù la mattina tardi, perché è freddo, si preparava il nsotro mangiare, il nostro lavoro, e via ci saspettava, e sandeva sù proprio di sopra al Romitorio, proprio in punta in punta ci si abbrancava dalle prime case alle ultime, sera quasi tutti parenti []. La sera capivan di rientrare, e noi quando ci si metteva là a quel fuoco con tutti i sassi, i nostri sedili con gli scopi sopra e la sera quando cominciava a bassà il sole andiamo, andiamo, avviamoci, cominciamo a cercà queste pecore!, si chiamavano si sentivano i loro campani e si sentivano ma a volte arrivavamo tardi, a buio, che i nostri si trovavan già a tavola, ma noi non si aveva mica paura.

Bibliografia:

Molteni G., a cura di, Il museo del bosco. Orgia, Protagon, Siena 1993

Fonti:

I brani di intervista riportati sono estratti da: Valentina Lapiccirella, Orgia, la storia e la vita, p. 32; Valentina Lapiccirella, Bosco e storie di vita, p. 100, in Molteni G., a cura di, Il museo del bosco. Orgia, Protagon Siena 1993

Autore Scheda: Pietro Meloni