Il taglialegna
Luogo: Val di Merse
Comune: Sovicille
Data/periodo: 1800/1960
Descrizione: Al bosco ci andavano a lavorare in tanti, perché era la principale risorsa del territorio. Anche i mezzadri, nei periodi di maggiore difficoltà andavano a fare i boscaioli, e non sempre erano felici di farlo, perché lavorare la terra era più redditizio e meno faticoso:
…Il padrone gli disse – senti, mi dispiace, io bisogna ti faccia smette di fà il contadino,… il mi’ babbino se la prese tanto, gli toccò tornà al bosco a lavorà. Lui aveva smesso, di andare al bosco, …perché il contadino quando faceva il su’ poderino… lui era più contento… ritornò al bosco nel ’37, nel ’51 morì… tagliava la legna, cavava i ciocchi, è sempre più faticoso del contadino…; tornava a casa la sera, era tanta strada.
Il taglialegna era dunque un lavoro duro. Si occupava di tagliare il bosco, quello che aveva raggiunto l’età utile per essere tagliato, accordandosi con il proprietario del bosco. Tagliava per lui e per la scorta di legna personale. Si faceva aiutare dai segantini, per il taglio con la sega a telaio. Il taglio si faceva molto basso, con l’accetta e con il pennato, mentre per cavare il ciocco si usava il manascure. Per i grossi tronchi si usava il maglio, una mazza con dei cunei di ferro. Queste pratiche manuali, alle quali si aggiunse nel tempo l’uso del segone trasversale formato da una lama lunga anche più di due metri, hanno subito una trasformazione radicale negli anni Sessanta, con l’introduzione della motosega, strumento che ha velocizzato il lavoro e, in parte, lo ha reso meno faticoso. Come ogni lavoratore che è ha contatto con la materia prima compiendo un lavoro manuale, anche il boscaiolo impara a conoscere l’oggetto sul quale agisce, a capire come ottimizzare i tempi e a dosare la fatica, e si costruisce, infine, una propria estetica del mondo che abita. Per il taglialegna, un bosco tagliato bene deve essere pulito, basso, ordinato:
Era bello, via, era tutto pulito, le strade allora tenute bene perché noi mezzadri allora viaggiavamo co’ carri, con le bestie, per andare a prendere la legna, di là da Fuserna… hai visto quei poggi, lassù ancora… sicchépoi tutti i boschi puliti, ora invece la macchia t’entra in casa, nessuno fa niente… da ottobre, vedi, nel mese di ora, finita la semina del grano, allora gli omeni andevano ai boschi, e facevano tutti le fastella, cavavano con il manascure i ceppi delle piante che s’erano seccate, o ch’eran tagliate.
In un paragone con la maestosità senese, per il taglialegna un bosco tagliato bene era “come in piazza del Campo a Siena”.
Fonti:
I brani delle interviste sono tratti da Valentina Lapiccirella, Bosco e storie di vita, p. 92, in Molteni G., a cura di, Il museo del bosco. Orgia, Protagon, Siena 1993
Autore scheda: Pietro Meloni