L’Onda e la sua evoluzione nei secoli: la bandiera

Luogo: Via Giovanni Duprè – Siena

Contrada: Contrada Capitana dell’Onda

Descrizione: L’Onda, a differenza di molte altre Contrade che presero il nome dal disegno del loro carro usato nelle manifestazioni cittadine, si pensa sia chiamata così per l’ondeggiare delle sue vie, motivo ripreso anche nel proprio stemma. Da sempre gli abitanti del rione di San Salvatore furono legati all’omonima Compagnia Militare dalla quale presero spunto per i colori e il disegno della loro bandiera, bianca e nera a onde. Il vessillo dell’Onda è descritto da Cecchino Cartaio a madonna Gentile Tantucci in occasione della caccia ai tori del 15 agosto 1546 che afferma di vedere “l’insegna ancora a onde bianche e nere”.

È importante sottolineare che tra Compagnie Militari e Contrade c’è una netta differenza: mentre le prime erano a difesa della Repubblica, le altre avevano lo scopo di rendere più belle le feste popolari.

Nel 1694 si registra che l’Onda avesse come propria bandiera un’insegna tutta bianca con le armi di Contrada. Il 10 agosto 1713 a seguito della pacificazione tra Onda e Torre imposta dall’Auditore Generale di Siena Aurelio Sozzifanti, l’Onda cambiò i propri colori in bianco e celeste con motivo a onde, in vigore ancora oggi.

Anche il simbolo ha subito diverse modificazioni. Il delfino, infatti, così come lo conosciamo è stato adottato definitivamente dall’Onda solo nel 1739; prima si erano succeduti altri stemmi tra cui una lupa d’oro su sfondo bianco e nero, riferita a un segnale territoriale, cioè alla lupa bronzea posta al lato del Palazzo Pubblico, all’imbocco della strada principale della Contrada (sostituito dopo l’affermazione della Lupa come Contrada) fino a quando, nel 1560, l’Onda “deliberò” di assumere il delfino come animale simbolico della Contrada.

Il delfino (utilizzato anche come forma dei carri nelle manifestazioni cittadine) e il tema del mare derivano da uno dei suoi più antichi stemmi, raffigurante onde marine serpeggianti, e dal fatto che i cittadini di questo rione erano impegnati nella difesa del piccolo porto di Talamone.

Bibliografia:

Danesi L., Quando l’Onda era bianca e nera, Malborghetto, dicembre 1975, Siena

Mazzini G., Ad undas albi et nigri, Malborghetto, marzo 2001, Siena

Santini A., Girare la bandiera: arte e passione, Malborghetto, giugno 1992, Siena

Santini A., Quando l’Onda era bianca e nera, Malborghetto, giugno 1994, Siena

Note: La bandiera, oltre ad essere uno dei simboli più importanti della Contrada, assunse una grande importanza nell’educazione dei giovani nobili del Seicento e del Settecento. L’alfiere era un combattente incaricato di farsi ammirare per la sua destrezza nello sventolare la bandiera; ogni movimento era misurato sul tempo battuto dal tamburo e richiedeva abilità, forza, leggiadria, armonia e proporzione. Doveva essere una figura libera e sciolta che comunicava bellezza, ma anche composta e grave poiché rappresentava un’immagine militare. Si riscontrano molte analogie tra i passaggi di allora e quelli attuali, specialmente in quelli più classici: presentazione della bandiera, sventolo, velata, passaggio di vita, ancalena, zero, rosa, cartoccio e alzata. “Girare” la bandiera, oltre ad essere un modo per rievocare valori importanti del passato, è anche un modo per rendere onore e fasto alla propria Contrada, è una dimostrazione di appartenenza forte che si manifesta solo nelle città in cui le tradizioni sono profondamente radicate nella vita dei cittadini.

Autore scheda: Contrada Capitana dell’Onda, Guido Cavati

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