Priori e Capitani del Leocorno

Luogo: Piazzetta Virgilio Grassi, 6 – Siena

Contrada: Contrada del Leocorno

Data/periodo: dal XVIII sec.

Descrizione: Alcuni uomini hanno inciso più di altri sulla storia della Contrada del Leocorno. L’oste Giuseppe Pistoi, per esempio. Accusato dagli storici come responsabile della cacciata della Contrada da San Giovannino, in realtà diventa Priore soltanto nel 1776, dieci anni dopo che si sono rotti i rapporti con la Compagnia, e grazie a lui, l’anno seguente, il Leocorno ottiene di poter officiare e radunarsi nel pronao della chiesa all’altare di San Giuseppe. Ancora grazie al Pistoi, dalle poche carte conservate nell’archivio di Contrada, abbiamo notizia della partecipazione diretta delle Contrade alla composizione della Truppa Civica, che aveva il compito di assicurare l’ordine durante i Palii ed altre feste consimili.

Altra figura particolare è quella di Liborio Bartaletti. Fratello della Compagnia e lecaiolo, che nel 1774, insieme con Domenico Dinelli, propone ed ottiene di organizzare il Palio d’agosto. Finora era consuetudine che fosse la Contrada vittoriosa a luglio, ad organizzare la ricorsa nel successivo agosto. Ebbene, per la prima volta nella storia del Palio, con il Bartaletti e il Dinelli, due privati cittadini, e uno di questi è un contradaiolo del Leocorno, propongono di far correre il Palio di mezz’agosto «per divertimento dei Forestieri, che intervengono alla Festa di Maria Assunta» e, pur non essendo nobili sono nominati Deputati della Festa.

A mano a mano che ci si avvicina ai giorni nostri, altri Priori determineranno l’evolversi della Contrada. Tre in particolare spiccano sugli altri: Bartolomeo Cospi Billò, che seppe risollevare una Contrada «ridotta ai cordacci», come impietosamente l’aveva definita il diarista contemporaneo Anton Francesco Bandini; Pietro Aguzzi, che si manifestò come quel «Superiore energico e zelante del bene della Contrada» da lui stesso auspicato; e, naturalmente, Virgilio Grassi, del quale si può dire che ha insegnato a vivere la Contrada e, più in generale, a come celebrare la festa del Palio, tante sono state le innovazioni uscite dalla sua fantasia che oggi ci appaiono tradizioni immutabili e che sembrano avere origine nella notte dei tempi.

Dal Cospi Billò al Grassi corrono centodieci anni, nei quali si succedono soltanto sei Priori. Non altrettanto si può dire dei Capitani, bisognerà arrivare agli anni fra le due guerre del Novecento, con il Capitano Duilio Fantacci, per ritrovare una quasi analoga continuità. Da una parte, l’ordinanza comunale del 1816; che ha imposto la contemporaneità per tutte le Contrade del giorno e dell’ora della convocazione delle assemblee per l’elezione del Capitano, evitando così che gruppi di pressione si spostino da una all’altra per imporre il proprio candidato; dall’altra, le rigide norme imposte dai Capitoli, cioè le Costituzioni della Contrada del Leocorno, ratificate dieci anni dopo dal Gonfaloniere, rendono sempre più difficile trovare chi voglia accollarsi il compito di guidare la Contrada per le Corse del Palio. Fino a che la Sedia si vedrà costretta ad avocare a sé l’incarico, facendosi rappresentare da un Capitano «facente funzioni», limitato nella cifra da spendere e tenuto a presentare un rendiconto dettagliato delle entrate e delle uscite per ciascun Palio. Quello che allora poteva sembrare un segno di crisi apre la strada alla figura del Capitano dei nostri tempi: né l’estraneo dalla Contrada che, pagato il nolo della bandiera e quanto imposto dai Capitoli, cerca di trarre per sé il maggior beneficio dalle trame del Palio, né il mecenate che può trarre lustro dalla vittoria della Contrada da lui beneficata.

Bibliografia:

Lombardi Tertulliano P., I Leaiolii vol. I e vol. II, Siena, 2012, 2013

Autore scheda: Contrada del Leocorno, Paolo Lombardi

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