Storia e culto di Santa Fina

Luogo: San Gimignano

Comune: San Gimignano

Data/periodo: 1238 – 1253 (vita);  dal 1253 fino ad oggi (culto)

Descrizione: La storia di Fina dei Ciardi è intimamente legata alla vita del castrum e della città di San Gimignano.

Numerose, infatti, sono le vite scritte su di lei fin dai decenni immediatamente successivi alla morte (segno del sentimento vivo attorno alla sua figura) e molti sono i momenti che legano il tessuto sociale e politico della città alla santa fanciulla.

Nata nella cittadina valdelsana nel 1238 da una famiglia nobile caduta in disgrazia, all’età di dieci anni “onde appena sapeva filare, e poco cucire; ma gli esercizi dell’anima erano bastantissimi a farla gran santa” si ammalò di un male incurabile (forse una osteomielite): decise di passare la malattia sopra una tavola di quercia, dove rimase tra atroci dolori ed infinite sofferenze per cinque anni. Le cronache narrano di piaghe virulente e di carni putrefatte.

Pochi giorni prima di morire, mentre era assistita dalla nutrice Beldia e da donna Bonaventura, le apparve in sogno san Gregorio Magno, che le annunciò la prossima morta, avvenuta il 12 marzo 1253, il giorno in cui è festeggiato san Gregorio Magno.

La tradizione ricorda alcuni miracoli avvenuti al momento della morte: quando fu sollevato il corpo dal duro giaciglio, sulle torri della città e nei punti in cui la carne era attaccata al legno, fiorirono dei fiori gialli, chiamati viole di santa Fina; durante l’esposizione del corpo un ragazzo, cieco, tornò a vedere toccandole un piede; la nutrice Beldia, alla quale si era bloccata la mano per aver sostenuto per lunghi periodi la testa della fanciulla, riacquistò l’uso della mano e le campane suonarono a festa da sole, senza che mano umana le muovesse.

Nonostante molti altri miracoli siano tramandati, avvenuti anche dopo la morte, come quelli di Cambio di Rustico, Cino de’ Bonaccorsi, la nobile Melina o il povero Saladino, il primo, forse, è il più conosciuto, compiuto quando la fanciulla era ancora in vita.

Fina si trovava alle fonti per prendere l’acqua, quando sentì la voce di una piccola che piangeva perché, inavvertitamente, aveva rotto la brocca. Vedendo la paura negli occhi della fanciulla che temeva per la punizione, le consigliò di raccogliere tutti i frammenti, ricomporre la brocca e raccogliere l’acqua. La ragazza, che conosceva la santità di Fina, fece quanto detto ed il  vaso tornò integro.

La devozione popolare fu tanta che, fin da subito, nacque un culto per la santa (del resto mai canonizzata), che permise la raccolta di molti fondi, utilizzati per la costituzione dello Spedale a lei dedicato (attestato già nel 1255, sotto la guida dello ‘spedalingo’ Guido Marabottini) dove, dall’inizio del XV secolo, sarà attivata anche una Spezieria; nella seconda metà del XV secolo, ancora grazie alle offerte, nella navata destra del Duomo, fu costruita per devozione una cappella per raccogliere le sue ossa ed il reliquiario, piccolo gioiello rinascimentale a cui parteciparono Domenico Ghirlandaio, Benedetto e Giuliano da Maiano.

Bibliografia:

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Casali G., San Gimignano. L’evoluzione della città tra XIV e XVI secolo, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1998

Castaldi E., S. Fina nelle testimonianze dei coetanei e nei ricordi dell’arte, San Gimignano, Unione Tipografica, 1927

Fiumi E., Storia economica e sociale di San Gimignano, Firenze, Leo S. Olschki Editore, 1961 (ristampa 1993)

Gagliardi I., Galli A., Salvestrini F., Tirinnanzi N. (a cura di)., Bibliografia di San Gimignano, Poggibonsi, Arti Grafiche Nencini, 1995

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Oldoni M. (a cura di), Giovanni da San Gimignano. Un enciclopedico dell’anima, San Gimignano, Comune di San Gimignano, 1993

Pecori L., Storia della terra di San Gimignano, Firenze, Tipografia Galileiana, 1853 (ristampa anastatica, a cura di Bartoloni V., Poggibonsi, Arti Grafiche Nencini, 2006)

Vichi Imberciadori J., Fina dei Ciardi, San Gimignano, Comitato celebrazioni S. Fina, 1979

Autore Scheda: Giacomo Baldini

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