Il Chianti classico “Le trame”

Luogo: San Felice

Comune: Castelnuovo Berardenga

Data/periodo: Dagli anni ‘90

Descrizione: Giovanna Morganti racconta la nascita de “Le trame”, il Chianti Classico della sua azienda “Podere le Boncie”:

Chi passa molto tempo nella vigna è poco interventista. Osserva, e fa delle scelte che vengono da sé.

Quando c’è stato il periodo in cui al Chianti Classico si accompagnavano i vini fatti con vitigni come il Merlot o il Cabernet, cioè quei vitigni ambiziosi che spesso servono solo per richiamare l’attenzione, io non mi sono chiesta se avessi dovuto seguire quel percorso. Il mio vitigno è il Sangiovese, perché sono cresciuta in questa terra, perché è il vitigno che ho incontrato e che ho conosciuto e perché, insomma, fa parte della mia vita.

Con il Sangiovese io ho una forma di confidenza che nasce dal fatto che è una pianta che io ho sempre visto e conosciuto. Mi è capitato, nel mio lavoro, di dover potare piante di Cabernet, ed è una pianta ostica per me, dura, difficile. Poi, se vuoi, c’è anche la parte ideologica, ma in realtà a vincere è una forma di affezione e confidenza che ti lega con il tuo territorio.

Le trame è stata la mia voglia di misurarmi da sola con il vino. Tutta quella che vedi è una vigna ad alberello, la prima vigna che ho piantato da sola. Le trame nasce lì. È Sangiovese, Colorino, Mammolo e Foglia Tonda.

Non mi sono mai posta il problema di fare un vino a monovitigno, come i vini importanti: il Brunello ha solo Sangiovese, il Barolo è fatto solo di Nebbiolo, i grandi vini italiani sono fatti con un monovitigno. Io me lo sono chiesto dopo, perché te cresci in una situazione dove in un vigneto c’è… nel Chianti non c’era mai il Sangiovese solo, ma c’erano altri vitigni che erano al servizio del vitigno principale. E questa mi è sempre sembrata una cosa bella. Poi gli altri vitigni, ad esempio il Foglia Tonda è un vitigno che io ho incontrato ad Arceno, casualmente; non lo conoscevo, nelle vigne di Arceno c’erano queste viti che mi garbavano da morire perché avevano questa foglia tonda, che facevano questa uva bella cicciotta e bella tonda. Poi chiamai un amico che lavora all’Università e chiesi cos’era e scoprii che era un vitigno molto presente a Brolio, che si era sviluppato nel Senese e tendenzialmente lo feci riprodurre per metterlo nella mia vigna perché mi piaceva proprio la pianta. Lo avevo anche micro-vinificato per vedere cosa veniva fuori e mi piaceva. Poi alla fine ho capito, siccome nasce con un’acidità più bassa, con dei tannini un po’ più morbidi, io dico sempre che è la “parte femminile” del Sangiovese. Serve a qualcosa. E i contadini di Brolio mi dicevano: “Ah, il Foglia Tonda ci dava dei vini più profumati, più freschi”. Serviva a rendere meno rigoroso il Sangiovese.

Poi il Mammolo per lo stesso motivo: di nuovo un vitigno che mi piace, profumato, saporito, un po’ ribelle e molto morbido.

Il Colorino invece è un’eredità del babbo, che aveva una gran passione per questo vitigno ed è nato così. C’è un po’ perché ci deve essere, è un’eredità. Io non l’ho mai amato tantissimo, lo amo in relazione a qualcosa di altro. Quindi il Colorino ne Le trame ci deve essere perché era un punto fisso del mio babbo.

Per me Le trame è veramente come ti manifesti attraverso il vino, la tua storia attraverso il vino.

Bibliografia:

Sangiorgi S., L’invenzione della Felicità. Educarsi al vino. Sogno, civiltà, linguaggio, Roma, Porthos Edizioni, 2011

Fonti:

Intervista a Giovanna Morganti raccolta da Pietro Meloni il 19 Maggio 2012 a San Felice, Castelnuovo Berardenga (SI)

Autore scheda: Pietro Meloni

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