Croce della Romita a Monticiano
Luogo: Val di Merse
Comune: Monticiano
Data/periodo: 30 aprile 1948
Descrizione: La croce della Romita è un monumento a forma di croce, alto circa sette metri, che si trova su un piccolo altipiano delimitato dai torrenti Gonna e Ri’sanguigno: il poggio della Romita, che domina l’alta Val di Merse.
Il monumento viene chiamato anche “croce di Camerata”, perché il masso sul quale venne eretto è quello presso il quale il Beato Antonio Patrizi, sofferente e malato, si fermò con il confratello Pietro da Collegonzi per pregare e benedire il paese di Monticiano durante l’ultima passeggiata di Antonio all’eremo di Camerata.
Racconta Giovanni Ballati nel 1728: licenziossi Antonio da Pietro, per far ritorno alla solita stanza di Monticiano, accompagnandolo cortesemente l’istesso Pietro fino ad un luogo per buon tratto distante da Camerata chiamato il Sasso della Croce, ove ordinariamente sta collocata una croce di legno, d’onde si scopre la terra di Monticiano; ed è tradizione della medesima Terra, che allora il Beato Pietro la benedicesse, ed anco poi benedicesse il Beato Antonio, da cui partitosi ponesse tosto un piede ignudo sopra il medesimo sasso, in cui, quasi in tenera cera s’imprimessero le vestigie che anch’oggi si vedono.
In quel luogo venne costruita, a memoria dell’evento, una croce di legno.
Quella odierna, in cemento armato, fu inaugurata il martedì dopo Pasqua, il 30 aprile 1948, in presenza della popolazione e di tutte le autorità del paese. Dopo il passaggio del fronte della Seconda Guerra mondiale, infatti, la comunità decise di rendere omaggio al Beato per ringraziarlo della fine del conflitto. Con l’aiuto e le offerte della popolazione, la Compagnia del Santissimo Sacramento e del Beato Antonio portò quindi a termine il lavoro.
Oggi la croce rimane un punto di riferimento per la gente che, annualmente, continua a recarsi sul posto il martedì dopo Pasqua, durante il tradizionale pellegrinaggio a Camerata. La croce rappresenta un segno di devozione, reale e simbolico, della gente di Monticiano al suo Patrono, il Beato Antonio. Al tramonto appare molto suggestiva poiché, con gli ultimi raggi di sole, assume un fulgido colore dorato che spicca sul fondo della vegetazione circostante.
Bibliografia:
Ballati G., Vita, miracoli e grazie del B. Antonio Patrizi detto di Monticiano, sanese, dell’ordine eremitano di S. Agostino, con diverse notizie, cavate da più autori antiche e moderni, Siena, nella Stamperia dell’A.R. della Serenissima Gran Principessa Gov. presso Francesco Quinza, 1728
Ciompi A., Monticiano e il suo beato, Monticiano, Parrocchia dei Santi Giusto e Clemente, 2002
Gagliardi I., Santi frati e corpi santi: il Beato Antonio Patrizi da Monticiano, Siena, Cantagalli, 2002
Salvatici P., Vita del Beato Antonio Patrizi e notizie storiche su Monticiano, Siena, La Poligrafica, 1949
«…Fulgi, per tua virtù di serto ornato…». La Compagnia del Beato Antonio e i giorni di Pasqua a Monticiano, ideazione di Carlo Pizzichini, fotografie di Bruno Bruchi, Giancarlo Cini, Mauro Guerrini e Marco Muzzi, testo di Florio Carnesecchi, con una poesia di Marco Muzzi, Siena, Protagon Editori Toscani, s.d.
Note: Come riporta la storica Isabella Gagliardi nel libro Santi frati e corpi santi, Pietro da Collegonzi risiedé all’eremo di Camerata tra Due e Trecento (sembra sia morto nel 1312-1331). Pietro, divenuto poi anche lui Beato, era un abilissimo copista di antifonari, messali e altri libri ecclesiastici e ciò lo aveva reso famoso in tutta la Tuscia. Si dedicava inoltre alla raccolta del miele (occupazione diffusa tra gli eremiti), che vendeva agli abitanti di Monticiano che si recavano a Camerata.
Autore scheda: Andrea Biagini con la collaborazione di Silvia Landi
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