Chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Monticiano

Luogo: Monticiano

Comune: Monticiano

Data/periodo: XIII secolo

Descrizione: La costruzione della chiesa fu iniziata nel XIII secolo a seguito di quella del convento e venne completata solo intorno al 1380, su commissione dei figli di Ghino Azzoni, signori di Frosini, come recita l’iscrizione sopra l’arco a tutto sesto del portale: Hoc opus fecerunt fieri filii et haeredes Ghini Azzonis pro animabus suis et mortuorum suorum. Anno Domini MCCCLXXX (fecero fare questa opera i figli e gli eredi di Ghino Azzoni per le anime loro e dei loro morti. Anno del Signore 1380).
La chiesa, in stile romanico-gotico tipiche delle chiese dei mendicanti, è preceduta da una vasta scalinata di pietra locale e presenta una semplice ed elegante facciata a conci in travertino con portale decorato a colonnette e scanalature sovrastato da un rosone. Interessante il campanile a vela con una campana maggiore del 1305 e una minore del 1669.

All’interno l’edificio si sviluppa lungo un’unica navata coperta da capriate lignee e divisa da un arco a tutto sesto dal coro a volta a crociera costolonata. I lati della navata sono scanditi ciascuno da una fila di tre monofore gotiche incorniciate da conci finemente squadrati. La chiesa subì molte trasformazioni tra Seicento e Settecento, quando venne arredata con cinque altari in stucco bianco, in particolare quello maggiore, rifatto nel 1708 su commissione di Galgano e Giovanni Vannuccini per contenere l’urna con il corpo del Beato Antonio Patrizi, oggi conservata in una teca del 1995 che ha sostituito quella originaria settecentesca.
Degli altari laterali è interessante segnalare quello della Madonna del Buon Consiglio, dove dal 1616 al 1708 fu conservato il corpo del Beato, mentre in quello dedicato al santo agostiniano Nicola da Tolentino spicca una tela seicentesca raffigurante San Tommaso da Villanova, attribuita al pittore senese Deifebo Burbarini.
Sulla parete destra notiamo lo stemma della famiglia Venturi-Gallerani e una lastra tombale sottostante del Trecento di un membro della famiglia Azzoni.
Di notevole interesse è il settecentesco coro ligneo, abbellito da mobili in legno (panche con inginocchiatoio e schienali, stalli divisi da braccioli con volute, leggio). Sulle due pareti e sulla volta si trovano affreschi eseguiti dal frate Andrea Aggravi e dal suo aiutante converso Andrea Nastasi tra il 1708 e il 1740. La prima scena raffigura la Morte del Beato Antonio con l’anima che vola in cielo, sovrastata dall’iscrizione “Lo spirito del Beato Antonio fu veduto salire al Cielo da alcuni devoti dopo la morte”. La seconda scena narra la Veglia funebre sul corpo del Beato Antonio tra quattro ceri. Sopra troviamo scritto “Il fuoco non consumò un’oncia di quattro ceri per due giorni accesi intorno al corpo del Beato Antonio”. Nella volta, sono dipinti gruppi di angeli che celebrano la gloria del Beato con strumenti vari. Sopra l’arco a tutto sesto del presbiterio si vede un affresco con Dio Padre Benedicente, attribuito anch’esso ad Andrea Aggravi, forse anteriore alla ricostruzione dell’altare maggiore del 1708.

Nell’abside è presente una finestra bifora, nella cui parte superiore si trovava anticamente una vetrata con la Crocifissione tra Maria Maddalena e la Madonna, attribuita a Pietro Lorenzetti (oggi nel museo di arte sacra adiacente alla sala capitolare). Attualmente c’è una vetrata novecentesca policroma, eseguita da Icilio Federico Joni, raffigurante l’Annunciazione e i Santi Pietro e Paolo sormontati dallo stemma Patrizi, con scudo sannitico e fascia, e dallo stemma con le chiavi incrociate in una tiara.
Lungo la navata, le finestre laterali e il rosone sono ornati da vetrate policrome eseguite dalla ditta “Diana” tra il 1955 e il 1989 e offerte dai fedeli in memoria dei loro defunti: le scene raffigurano il Beato Antonio (ritratto in due vetrate), Sant’Agostino, la Resurrezione, il Beato Pietro da Camerata, Cristo in croce con la Madonna Addolorata e il Sacro Cuore di Gesù con Santa Maria Alacoque.
Sopra la porta d’ingresso si trova un organo del 1709, elettrificato nel 1982, al quale si accede da una scala ripida.
Dopo la Seconda Guerra mondiale vennero effettuati lavori di sistemazione e restauro ad opera dell’architetto Egisto Bellini il quale, tra i vari interventi, ripristinò lo stile severo della chiesa togliendo la fodera barocca in gesso sulla facciata e restaurò l’altare maggiore, costruendovi gradini in marmo rosa e peperino e riscoprendo le trecentesche colonnette di travertino che lo reggevano.
Accanto alla chiesa si trova la sagrestia, in cui si conservano tele e sculture del XVII e XVIII secolo.

Bibliografia:

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Fonti:

Schede ICCD di riferimento: ASBAP Si e Gr: scheda di catalogo n. 00384964 (compilata da A. Munzù, 1994) – SBSAE Si e Gr: schede OA nn. 09/00354655, 09/00354740-09/00354741, 09/00354747-09/00354748, 09/00354755-09/00354756, 09/00354777-09/00354780, 09/00354790, 09/00354792-09/00354795, 09/00354806-09/00354809, 09/00354822-09/00354826, 09/00354830-09/00354835, 09/00354838-09/00354843, 09/00354857-09/00354860, 09/00354862, 09/00354867-09/00354868, 09/00354890-09/00354895, 09/00354903-09/00354909, 09/00354913-09/00354916 (1994)

Autore scheda: Giulia Vivi

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