Il portico dei “Comuni d’Italia” nell’Oca

Luogo: Via Costa di Sant’Antonio, 6 – Siena

Contrada: Nobile Contrada dell’Oca

Denominazione: Piazzetta

Data/periodo: La conclusione dei lavori per la costruzione della piazza e del portico risalgono all’immediato dopoguerra

Descrizione: Il Santuario di Santa Caterina ed il portico neorinascimentale dal quale vi si accede, detto “dei Comuni d’Italia”, in onore a tutti i Comuni italiani che contribuirono con un loro mattone alla sua costruzione, costituiscono il cuore pulsante della Nobile Contrada dell’Oca: è qui, ad esempio, che tutto il popolo si ritrova nel giorno del Palio per riunirsi in una preghiera collettiva ed assistere alla benedizione del barbero che lo rappresenterà nella corsa, prima di prorompere in un canto denso di tensione ed orgoglio identitario, in una suggestiva unione tra sacro e profano. Il luogo di incontro principale per la Contrada è rappresentato, fin dal XV secolo, dall’Oratorio di Fontebranda ma,  ben prima della sua esistenza, il cuore di questo popolo antico era costituito dalla chiesa di Sant’Antonio, dove esso si riuniva per le sue adunanze e per venerare i Santi. La costruzione, di cui le prime testimonianze storiche risalgono al 1073, durante tutto l’arco della sua esistenza ha subito più opere di ristrutturazione. Un primo ciclo di lavori risale al 1365 mentre un altro importante intervento prese il via nel 1793 e si concluse soltanto nel 1822. Molto meno si sa invece dell’interno di Sant’Antonio Abate in Fontebranda, del quale sono trapelate pochissime testimonianze scritte e nessuna per via orale: dalla visita apostolica che Monsignor Francesco Bosio compì nel 1575 a tutte le chiese di Siena, si rileva che esistevano, oltre all’altare maggiore, altre tre are, una dedicata a Sant’Antonio da Padova, una seconda a San Damiano e, per ultima, una terza, situata vicino alla porta, dedicata a Sant’Antonio Abate.

Per quanto concerne le opere d’arte che vi erano ospitate all’interno siamo a conoscenza della presenza di una statua lignea policroma raffigurante Sant’Antonio Abate, attribuita a Francesco di Valdambrino ed ora conservata in una cappella del presbiterio della basilica di San Domenico e di un trittico firmato da Jacopo di Mino del Pellicciaio, datato 1362, avente per soggetto lo Sposalizio di Santa Caterina d’Alessandria tra i SS. Antonio Abate e Michele Arcangelo e ospitato attualmente nella Pinacoteca Nazionale di Siena.

La Chiesa di Sant’Antonio conobbe la fine della sua lunga misteriosa storia nei primi anni del Novecento, quando, minacciando nuovamente di rovinare, fu chiusa al culto e successivamente demolita negli anni 1939 e 1940, con il conseguente inglobamento della parrocchia da parte di quella di San Domenico. Al suo posto, nel 1941 si cominciò ad erigere il portico in onore a Santa Caterina, proclamata patrona d’Italia nel 1939 da Pio XII, che ancora oggi precede il santuario. La sua realizzazione fu voluta dall’arcivescovo di Siena Mario Toccabelli e ad esso venne attribuito il nome di  “Portico dei Comuni d’Italia”, in quanto ogni comune della Repubblica versò una cifra simbolica, idealmente corrispondente al valore di uno dei mattoni utilizzato per costruirlo. L’avvento della seconda guerra mondiale ed i successivi bombardamenti a cui Siena fu sottoposta, che tuttavia lasciarono intatto il centro storico, costrinsero ad interrompere i lavori, i quali furono finalmente ultimati nel 1947. Il portico fu costruito in stile neorinascimentale, cancellando ogni elemento architettonico precedente alla demolizione della chiesa: l’unica eccezione è rappresentata dal pozzo in travertino, situato sul lato destro, databile a cavallo tra Quindicesimo e Sedicesimo secolo.

Note: Il portico ospita i busti dei papi che di Santa Caterina riconobbero santità e rilevanza nella storia della Chiesa cattolica: Pio II, che la proclamò santa, Pio XII, che ne fece la patrona d’Italia, Paolo VI, che nel 1970 la nominò Dottore della Chiesa e, per ultimo, Giovanni Paolo II, che nel 1999 la proclamò patrona d’Europa.

Autore scheda: Nobile Contrada dell’Oca, Guido Carli

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento