Il bosco di Orgia – Sovicille
Luogo: Sovicille
Comune: Sovicille
Data/periodo: 1300
Descrizione: Il bosco rappresenta per gli abitanti della Val di Merse una risorsa fondamentale. Luogo naturale e, al tempo stesso, paesaggio culturale, modellato dal lavoro umano, dai percorsi che per secoli le persone hanno tracciato al suo interno.
I boschi intorno a Sovicille hanno dato lavoro a generazioni di boscaioli, carbonai, piccoli proprietari, contadini.
Per quanto l’attività principale fosse legata al lavoro dei campi, come ha ben notato Luigi Cianferotti, duranti i periodi invernali, quando i lavori dei campi si fermavano, le famigli mezzadrili andavano a lavorare nel bosco. E non solo, il bosco era anche fonte di alimentazione per gli animali del podere, suini e pecore, infatti, dall’autunno fino alla primavera, venivano nutriti con ghiande e castagne e spesso lasciati pascolare nei boschi.
Il bosco forniva dunque molte risorse, prima tra tutte la legna per fare il fuoco e scaldarsi durante i freddi inverni. La si tagliava dai boschi cedui, utilizzati appositamente per il taglio degli alberi, lasciando intatti i ceppi per la ricrescita dei polloni. A Sovicille c’erano principalmente cerri e lecci, legna buona per alimentare le stufe e i caminetti. Si raccoglieva poi lo scopo, particolarmente adatto per ottenere il carbone dal ciocco, che veniva poi usato dai fabbri nelle loro fucine.
Il castagno era invece un legno importante, pregiato, adatto per le travi per solai e soffitti, per le finestre. Legna meno pregiata come il pino veniva usata per le tavolette da imballaggio.
Cianferotti ricorda come a Orgia il rapporto tra popolazione locale e bosco fosse regolato da un forte senso del luogo, personalizzando la natura con nomi propri, fino a renderla familiare e domestica. Così nei dintorni del paese c’è il Leccettone, chiamato in questo modo per la grande presenza di lecci; le Fontanelle, dove vi erano delle fonti per la raccolta dell’acqua piovana; le Bandite, così chiamate perché vi era bandito il pascolo degli animali; e poi molti altri, come i Massi Bassi, Leccino, Campalfosso, le Macchie, Valline ecc.
Ogni nome rinsalda il rapporto tra la comunità e la natura, un rapporto costituito di necessità e di opportunità, dove il bosco ha sempre offerto una via di rifugio nei periodi di difficoltà del mondo mezzadrile, e una fonte di sopravvivenza per i diversi lavoratori che nel bosco hanno trovato una propria specializzazione.
Bibliografia:
Cianferotti L., Vita nella campagna di Siena tra ‘800 e ‘900. Memorie di un paese, (a cura di M.P. Caneschi Cianferotti), Protagon, Siena, 2000
Autore Scheda: Pietro Meloni