Chiesa di San Pietro a Montemuro – Radda in Chianti

Luogo: Badia a Montemuro

Comune: Radda in Chianti

Data/periodo: La piccola abbazia fu fondata nell’XI secolo dai Camaldolesi, che risiedevano nel piccolo monastero attiguo. La chiesa di San Pietro a Montemuro fu consacrata nel 1058; l’aggregazione a una piccola comunità monastica, anche se precedente, è documentabile con sicurezza soltanto dal 1078

Descrizione: La chiesa è menzionata nel 1125 nella bolla di Onorio III, che la conferma all’Ordine camaldolese. Dal 1136 al 1355 compare, inoltre, in un discreto numero di bolle pontificie e di privilegi imperiali che confermano all’Ordine questo piccolo monastero.

All’inizio del XIV secolo, la chiesa appare indirettamente citata nei documenti riguardanti la società mercantile dei Bardi di Firenze, che era subentrata nel possesso dei beni della badia in seguito all’ordine del comune fiorentino di confisca dei beni dei Franzesi per fallimento. È menzionata in una sentenza del 1310 riguardante una lite sorta fra il priore del monastero e Musciatto Franzesi. Viene quindi rammentata nel 1343 dal decreto del Capitolo generale dell’Ordine di riscatto dei beni dell’abbazia da Niccolò Franzesi, che li aveva ereditati dal fratello. Soltanto nel 1355 la piccola badia, ormai cadente, fu riconfermata ai Camaldolesi con privilegio imperiale.

In un documento del 1513, la chiesa è ricordata come manuale del monastero di San Benedetto a Cestello, presso Firenze, al quale era stata unita da Leone X. Distrutto quest’ultimo monastero nel corso dell’assedio contro questa città, dopo il 1529 fu aggregata all’altra Badia fiorentina camaldolese di Santa Maria degli Angeli. Tuttavia, questo Ordine religioso conservò il patronato sulla chiesa di Montemuro sino al 1819, come è ricordato da uno stemma abbaziale posto sul portale d’ingresso, anche se i monaci l’avevano abbandonata già dal 1562.

Dal 1658, eretta a vicaria, fu compresa nella parrocchia di San Gaudenzio a Torsoli sino al 1784 quando, separata dal monastero fiorentino di Santa Maria degli Angeli, fu eretta a chiesa parrocchiale di San Pietro a Montemuro per lo svolgimento del servizio religioso.

Attualmente dell’antico complesso si ha testimonianza nei muri nelle diverse costruzioni annesse alla chiesa e adibite all’uso monastico. Le strutture originarie della precedente costruzione sono individuabili esternamente nella parete terminale dell’edificio attuale corrispondente alla facciata della chiesa originaria, nel braccio sinistro del transetto sul retro della chiesa stessa e in un tratto della controfacciata, mentre all’interno si conservano ancora le imposte delle volte e i resti dell’arco che divideva il presbiterio dalla navata.

L’attuale edificio si presenta completamente ricostruito secondo caratteristiche tecniche e formali tipiche del romanico rurale chiantigiano, utilizzando i conci in alberese cinerino dell’antico complesso abbaziale.

Nella facciata a capanna si apre un semplice portale d’ingresso sormontato da un’apertura circolare, oggi murata. L’interno consta di una piccola aula rettangolare, con il braccio sinistro del transetto coperto da volta a crociera secondo uno schema assai diffuso nelle chiese abbaziali dell’epoca, dalla pianta a croce latina e probabilmente conclusa da un’abside semicircolare.

All’interno, sopra l’altare maggiore, è posto un Crocifisso della fine del XVIII o inizi del XIX secolo; dietro questo altare, un paliotto settecentesco in scagliola reca al centro di una complessa decorazione floreale i Santi Pietro e Michele Arcangelo e, in alto, uno stemma con l’arme dei Medici nella partitura di destra. In sagrestia è conservata una tela raffigurante il Riposo dalla fuga in Egitto, di epoca settecentesca.

Sulla destra della chiesa si eleva il campanile di recente costruzione.

Testimonianze orali ricordano, davanti alla facciata, la presenza sino ad alcuni anni fa di due capitelli erratici in arenaria, decorati da elementi scolpiti, uno dei quali ornato da figure zoomorfe (quattro aquile) molto simili a quelli della vicina pieve di Santa Maria Novella in Chianti, e sul portale lo stemma in pietra dell’Ordine dei Camaldolesi.

La chiesa è aperta saltuariamente al pubblico.

Bibliografia:

Brachetti Montorselli G., Moretti I., Stopani R., Le strade del Chianti. Gallo Nero, Firenze, Bonechi, 1984

Cammarosano P., Passeri V., I castelli del senese. Strutture fortificate dell’area senese-grossetana, Siena, Nuova Immagine, 2006

Carnasciali M., Gli edifici sacri nel Comune di Radda in Chianti, Radda in Chianti, Studium, 1996

Casabianca A., Notizie storiche sui principali luoghi del Chianti (Castellina, Radda, Gaiole, Brolio), Firenze, Tipografia Giuntina, 1941

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Righini G., Il Chianti Classico. Note e memorie storiche-artistiche e letterarie, Pisa, Pacini, 1972

Torriti P. (a cura di), Le chiese del Chianti, Cassa di Risparmio di Firenze, Le Lettere, Firenze, 1993

Autore scheda: Maurizio Carnasciali

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