Ezio Felici, uno scrittore senese
Luogo: Via Vallerozzi – Siena
Contrada: Contrada della Lupa
Settore di riferimento: Giornalismo, letteratura, poesia
Data/periodo: 17 marzo 1882 – 10 aprile 1948
Descrizione: Ezio Felici, importante figura di senese e lupaiolo, nasce a Siena il 17 marzo 1882, in Vallerozzi, da famiglia modesta, padre spedizioniere e madre donna di casa con cinque figli da accudire. Frequenta le scuole elementari ma è soprattutto autodidatta e svolge vari lavori (facchino e carrettiere, spedizioniere come il padre, apprendista intagliatore) fino a quando viene assunto al Santa Maria della Scala (1917) prima come avventizio e poi nominato effettivo nel 1920; vi lavorerà tutta la vita prima come contabile, poi come economo. Nello stesso anno diventa presidente della Pubblica Assistenza. Cambia spesso casa ma il suo viaggio è tutto dentro le mura e non abbandonerà mai le “lastre”. Si sposa a ventiquattro anni, nel 1906, con Primetta Faiticher da cui avrà quattro figlie femmine e un unico maschio morto due anni dopo la nascita. Durante la grande guerra Ezio viene chiamato alle armi, ma nel 1917 dopo l’operazione ad un rene, gli viene concesso un anno di convalescenza. Per cinquanta anni svolge attività di giornalista. Alla fine della grande guerra collabora attivamente con “Il popolo di Siena”, testata conservatrice e filoclericale, “Il Libero Cittadino”, “Il Giornale d’Italia” e soprattutto “Il Nuovo Giornale”, quotidiano importante a diffusione regionale. Tra il 1922 e il 1943 collabora con la testata livornese “Il Telegrafo”. Alcune critiche, rivolte a personaggi di spicco del fascismo senese, lo porteranno in carcere nel febbraio 1944. Il giornale non prenderà le sue difese e lui si vide costretto a dare le dimissioni. Subì una pesante condanna di cinque anni, ma da Santo Spirito uscì definitivamente il 10 giugno, con gli alleati alle porte della città. Dopo la Liberazione gli alleati gli affidano l’incarico di dirigere “Rinascita”, bisettimanale di un solo foglio, che poi raddoppia le pagine. Nel dopoguerra accetta ancora cariche nelle associazioni; è priore della “Lega d’Ombrone” e presidente della sezione senese del “Sesto Braccio”, l’associazione che raccoglie gli ex detenuti politici. Ma ormai è un uomo stanco, provato dalla malattia cardiaca che progressivamente si aggrava. Muore il 10 aprile 1948.
Ezio Felici quindi nasce e muore a Siena e a Siena svolge tutta la sua attività di poeta, giornalista, scrittore, autore di testi teatrali, nutrito da profondo amore verso la sua città della cui realtà fu testimone. Visse in un’epoca di grandi cambiamenti epocali, nella prima metà del XX secolo, attraversò il periodo delle due guerre mondiali, in una realtà cittadina di povertà e analfabetismo nella quale sempre si impegnò per la causa socio-educativa, divenendo “eco fedele della pubblica opinione” nel tentativo di contribuire a un seppur modesto miglioramento culturale e sociale.
Non ebbe grandi coinvolgimenti politici né in senso fascista né antifascista e il suo pensiero dominante fu Siena con tutti i suoi problemi e le sue contraddizioni. Si occupò pertanto solo di politica cittadina, non mancando di evidenziare i problemi legati alla cattiva gestione e alle mancanze dei notabili della città. Svolse il suo impegno civico anche nel Palio in un periodo in cui anche la nostra festa subì profondi cambiamenti con nuove regole importanti quali il sorteggio per l’ordine alla mossa e la “creazione” della rincorsa fino a quel momento mai attuata. Si assunse, in un momento difficile, il delicato incarico di mossiere (1934), dovendo quindi mantenersi al di sopra delle normali faziosità. Per questo motivo verosimilmente non poté ricoprire incarichi importanti nella Lupa a cui tuttavia fu profondamente legato anche se, nato in Vallerozzi, fu costretto a peregrinare in vari rioni. Ciò non gli impedì di dare il suo fattivo contributo come quando scrisse con parole ispirate e poetiche l’inno della sua contrada e fu promotore della rinascita della Società Romolo e Remo, di cui fu anche presidente.
La sua attività di giornalista fu assai ricca e durò tutta la vita. Da segnalare anche la cospicua attività letteraria e poetica in cui, da autodidatta, seppe fornirsi di adeguati strumenti culturali e stilistici. I temi principali rimangono la famiglia, la natura, la città natale, l’attenzione al mondo degli umili ed una forte carica etica e umanitaria. Felici stesso scrive in un brano di lettera-testamento scritta all’amico Mario Verdone nel 1947: “Sentii istintiva la vocazione per la poesia -dialettale e in lingua – e mi ricordo che da giovanetto, mentre facevo l’intagliatore, il lavoro procedeva a stento perché, invece di scolpire scrivevo versi. Così nacquero i ‘Sonetti del Palio’ editi dalla Tipografia Nuova sotto il titolo ‘Le feste di Siena’; nello stesso tempo davo la mia collaborazione alla Gazzetta di Siena con una serie di sonetti vernacoli su argomenti di attualità. Ebbi quindi la visione del Trittico, sempre in vernacolo: ‘La battaglia di Montaperti’, ‘La brigata spendereccia’ e ‘Santa Caterina da Siena’. Una breve pausa con ‘La poesia del dolore’ (1921), una raccolta di poesie in lingua, scaturite dopo la prima guerra mondiale e poi nuovamente la pubblicazione dei ‘Sonetti Senesi’ (Lazzeri) nei quali è espressa soprattutto la sana filosofia e la sottile psicologia del nostro popolo.
Nel 1928 le ‘Notti Senesi’, il libro in cui è rievocato sinceramente tutto il mio appassionato affetto per Siena”. La sua produzione poetica si articola quindi su due registri: quello alto, che contrassegna le liriche in lingua, e quello medio, che caratterizza le composizioni in vernacolo senese. Nel corso delle sua intensa e poliedrica attività artistica-culturale, fu impegnato anche nella composizione di testi poetici per la musica, quasi tutti musicati da noti maestri sia senesi che di altre città italiane. Come è noto fu autore degli inni delle contrade della Lupa e dell’Onda (datato 1928) e di un inno alla contrada della Tartuca per la vittoria del 16 agosto 1930.
Nel 1910 compose l’Inno a Giordano Bruno e nel 1912 l’Inno alla Pubblica Assistenza e poi Pagina d’Album nel 1921, Canto del Dopolavoro nel 1937 e vari altri. Nonostante i molteplici apprezzamenti che gli furono manifestati dai suoi contemporanei, nei decenni successivi alla sua morte, Ezio Felici fu scarsamente valorizzato in quanto inserito entro una nicchia localistica, necessariamente minore e settoriale. Su interessamento della contrada della Lupa presso l’amministrazione comunale, è stata intestata a suo nome la piazzetta Ezio Felici, la stradina a lato dell’oratorio, inaugurata il 21 maggio 1978 e ora spazio piccolo, ma molto significativo per la contrada stessa.
Bibliografia
Ezio Felici. Le opere e i giorni di uno scrittore senese, Contrada della Lupa, Siena, Edizioni La Copia, 1998
Luchini L. (a cura di), Le pietre raccontano. Vallerozzi e dintorni, I Gemelli, Quaderno 9, Siena, Contrada della Lupa, 2013
Documenti:
Note: Quella che oggi conosciamo come piazzetta Ezio Felici era in passato una piccola stradina, ad un livello molto più basso dell’attuale, chiamata “Fosso della Lupa”, che, passando lungo il fianco dell’oratorio dei Santi Rocco e Giobbe, collegava la zona degli orti di Fontenuova con via Vallerozzi. Quando nel 1848 fu creata l’attuale Pian d’Ovile il fossato fu riempito di terra e la cripta della chiesa rimase sotto il livello stradale. Fin dagli anni ’60la Contrada della Lupa si è adoperata presso il Comune per dedicare ad Ezio Felici l’attuale piazzetta e finalmente l’amministrazione comunale il 3 ottobre 1973 ne decise l’intitolazione; la delibera comunale divenne esecutiva dopo 5 anni e il 21 maggio 1978 il priore Lido Pasqui inaugurò il nuovo spazio come “piazzetta Ezio Felici”. Nel 2005 furono eseguiti dal Comune, in accordo con la contrada, nuovi lavori di riqualificazione della piazzetta.
Autore scheda: Contrada della Lupa, Anna Laura Pasqui
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