Il vino nel cinema

Luogo: Castello di Brolio, Castello di Fonterutoli, Ama (Gaiole)

Comune: Gaiole in Chianti, Castellina in Chianti

Data/periodo: La presenza cinematografica dei vini prodotti nel Chianti risale agli anni Cinquanta

Descrizione: La presenza del vino nei film non ha solo un valore scenografico: la bottiglia di vino che accompagna i diversi cerimoniali sociali è anche un attore narrativo, un “aiutante” capace di modificare le competenze di chi ne fa uso, di far progredire lo sviluppo della trama, addirittura di ribaltare le situazioni narrative, istruendo, al contempo, la visione dello spettatore. Per questo, il vino può essere considerato un personaggio centrale nell’universo del racconto filmico che, con la sua presenza, ha la capacità di ridefinire le coordinate, i sistemi di valori e i modi della relazione intersoggettiva.

La comparsa dei vini prodotti nel territorio del Chianti nel cinema è precedente all’attribuzione dei vari marchi, come il Doc e il Docg, introdotti per certificare l’origine geografica di un vino, la sua qualità e la varietà di uve utilizzate per produrlo. Già nella metà degli anni Cinquanta, il fiasco del Chianti che campeggiava sulle tavole delle famiglie e nelle osterie compare in alcune commedie come Le signorine dello 04 (1954) diretto da Gianni Franciolini.

Il Chianti è presente nel cinema americano che ha messo in scena le storie degli immigrati italiani. Il vino toscano compare e viene citato in diverse scene di Pollice con scasso (1978) di William Friedkin. Durante la Grande Depressione, il figlio di immigrati italiani a Los Angeles Arturo Bandini (Colin Farrell), protagonista di Chiedi alla polvere (2006) di Robert Towne, acquista un fiasco di Chianti per festeggiare il compenso per il suo primo romanzo.

Soprattutto nei film stranieri, la presenza di una bottiglia Chianti funge da sigillo di qualità per i momenti di convivialità e favorisce i processi di immedesimazione tra lo spettatore e la scena inquadrata. In quanto simbolo dei costumi italiani anche all’estero, Fabio Rinaldi (Marcello Mastroianni) sceglierà proprio un vino Chianti da portare in omaggio ai suoi amici parigini nel film di Luis Malle Vita privata (1962).

Il marchio “Chianti” compare in Il diavolo veste Prada (2006) di David Frankel, dove la giornalista in carriera Andrea Sachs (Anne Hathaway) beve a cena del Riserva Ducale Chianti Ruffino. La stessa bottiglia compare anche in Blood and wine (1996) di Bob Rafelson e in Rocky Balboa (2006), ultimo film della serie, diretto e interpretato da Sylvester Stallone. Gli ultimi film citati sono casi di product placement, una forma di pubblicità indiretta in cui vengono introdotti nelle scene alcuni prodotti di consumo, trasformando le star del cinema in testimonial all’interno del film.

La battuta filmica più famosa sul Chianti è di Hannibal Lecter ne Il silenzio degli innocenti (1991) di  Jonathan Demme: il serial killer interpretato da Anthony Hopkins dichiara di aver mangiato del fegato umano accompagnato con del Chianti e delle fave. In Hannibal, il sequel del 2001 diretto da Ridley Scott, sulla tavola di un locale di Firenze campeggia una bottiglia di Chianti Classico. L’etichetta Chianti Classico compare anche in Commediasexi (2006) di Alessandro D’Alatri.

A fianco dei film di fiction, negli ultimi anni, si sta diffondendo il documentario enogastronomico, un genere cinematografico che aspira a mappare i territori del gusto alla scoperta delle tradizioni, delle differenze geografiche e biologiche tra i diversi vitigni. Grazie a leggere e versatili camere digitali che si aggirano con destrezza tra i filari delle vigne, questi documentari mostrano allo spettatore nascita e destini del vino e il patrimonio culturale, identitario e alimentare ad esso legato. Tra gli antesignani del genere c’è Mondovino (2004) di Jonathan Nossiter, un lungo documentario sui dissidi e le trasformazioni che da diversi anni scuotono il mondo dei produttori di vino. Tema centrale del documentario è la contrapposizione tra grandi marchi quotati in borsa e piccoli produttori, tra enologi o critici del settore, che con i loro articoli sulle riviste specializzate stabiliscono la qualità di un vino, determinandone così il valore economico, e viticoltori, proprietari di vitigni storici, che si oppongono all’omogeneizzazione del gusto, alla globalizzazione dei metodi produttivi secondo standard commerciali, rivendicando le biodiversità legate ai territori e il loro spazio sul mercato. Attraverso il montaggio tra le interviste che compongono il film, Nossiter non nasconde le sue critiche nei confronti dei processi di globalizzazione legati alle fusioni tra le grandi aziende vitivinicole e le scelte fatte da grandi e potenti famiglie come i californiani Mondavi, e quelle toscane Frescobaldi o Antinori, produttrici di Chianti.

All’estremo opposto di Mondovino si colloca il documentario di Jacopo Vannini La Toscana del vino (2006) in cui il critico ed enologo Burton Anderson compie il suo viaggio nella regione, raccontando le storie e le tradizioni dei suoi vini e intervistando i maggiori produttori. Nella sezione del documentario dedicata alla zona del Chianti Classico, Anderson lascia la scena ad alcuni dei maggiori produttori di Super Tuscan che raccontano la storia dei loro vini. Tra questi ci sono Francesco Ricasoli, che produce il suo Chianti Ricasoli nelle vigne attorno al Castello di Brolio, Marco Pallanti, con il suo Castello di Ama, e Lapo e Francesco Mazzei, con il loro Chianti Fonterutoli prodotto nella zona di Castellina.

Bibliografia:

Attore A., Château Lumière. Brindisi ed ebbrezze al cinema, Bra (CN), Slow Food Editore, 2007

Coviello M., Il cinema italiano racconta il vino. Le vigne e le tavole, la produzione e il consumo consapevole, Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali – Enoteca italiana di Siena, 2012

Gelsi S., Lo schermo in tavola. Cibo, film e generi cinematografici, Mantova, Tre lune, 2002

Rosati A., Cibo & cinema di Toscana, Firenze, Ediservice, 2004

Documenti:

Il-cinema-italiano-racconta-il-vino-estratto

Autore scheda: Massimiliano Coviello

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