La fattoria etrusca di Bacherina – Chianciano Terme

Luogo: Poggio Bacherina

Comune: Chianciano Terme

Data/periodo: II sec. a. C.

Descrizione: La fattoria tardo etrusca di Poggio Bacherina è stata scavata in località Poggio Bacherina tra il 1986 e il 1989. Il piccolo insediamento agricolo, visitabile, è collocato sul versante nord-orientale di una collina sovrastante la zona termale di Chianciano, che possedeva quelle caratteristiche consigliate dalle fonti antiche per edificare una fattoria: posizione salubre e sicura, non immediatamente prossima ad un tracciato stradale e a breve distanza da una sorgente d’acqua. L’edificio era stato costruito su un pianoro artificiale, per i muri di fondazione sfruttava i blocchi di calcare estratti da una vicina cava e per l’elevato mattoni crudi. Limitato appare l’utilizzo di strutture divisorie in opus craticium, realizzate con sostegni in legno infissi nella roccia a distanze regolari e collegati con piccole travi orizzontali che sorreggevano un intreccio di rami ricoperti in argilla. Il tetto di tegole e coppi poggiava su tavole di legno e travi, trattenuti da numerosi chiodi di ferro e sporgeva verso l’esterno per proteggere le murature in materiale deperibile.

Dall’ingresso principale, rivolto a nord-est, si entrava in un vasto cortile scoperto ubicato nella zona centrale, che immetteva in tredici ambienti di diverse dimensioni e utilizzo. Sul versante meridionale i vani non dovevano avere una copertura e forse erano utilizzati come ricovero per gli animali; gli altri posti a settentrione costituivano la parte abitativa della fattoria. A questi si accedeva da una grande porta a doppia anta ruotante su cardini in ferro. Uno degli ambienti accoglieva un telaio di legno, di cui rimanevano impronte carbonizzate alle pareti e numerosi pesi tronco-piramidali, caduti al momento della distruzione dell’insediamento, dovuta ad un incendio. Nello stesso ambiente erano anche frammenti di anfore e di olle da fuoco, che permettono di riconoscere in questo settore una stanza da lavoro, oppure la cucina.

Al vano contiguo, si accedeva mediante un breve corridoio con pavimento ricavato con piccoli cubi di laterizio, ottenuti dal taglio di tegole. Questo ambiente presentava un pavimento in cocciopesto con lieve inclinazione verso la parete esterna, che, attraverso una canaletta tagliata nella roccia, consentiva un facile deflusso di liquidi. All’interno è stata ritrovata la parte inferiore di un’anfora vinaria e una vasca a forma di scarpa, contenente resti di vinaccioli carbonizzati, residui di vinacce, che permettono di identificarla come un torchio per la spremitura con i piedi. Immediatamente prossima era un’altra piccola vasca, di forma rettangolare con quattro prese oblique, utilizzata per raccogliere il mosto. Questo ambiente era destinato alla produzione del vino che veniva immagazzinato in un vano contiguo a pianta rettangolare, contenente un catino e dei dolia di dimensioni differenti (ziri), di cui uno recante sull’orlo l’iscrizione etrusca qve, che secondo Colonna potrebbe significare “di questo luogo”: il contenitore pertanto doveva garantire la provenienza del vino, e potrebbe essere riconosciuto come DOC, trova un preciso riscontro su un analogo manufatto iscritto proveniente dall’ager Gallicus. Dei dolia, tutti schiacciati dal crollo del tetto, due soltanto contenevano ancora i resti di semi carbonizzati, come quelli rinvenuti nella vasca per la pigiatura, riconosciuti attraverso analisi botaniche come residui di vinacce da riferire ad una vitis vinifera primitiva. La presenza di vinaccioli carbonizzati soltanto all’interno di due soli dolia, conservati nella cella vinaria, ubicata sul lato settentrionale dell’edificio secondo quanto prescrivevano le fonti agronomiche antiche, e soprattutto nella vasca per la pigiatura sembrano evidenziare che l’incendio dell’insediamento avvenne durante il periodo della vendemmia.

I materiali ritrovati indicano una datazione del complesso tra il 130 e l’80 a. C. e verosimilmente la sua distruzione sarà da ricollegare alle sanguinose guerre che sconvolsero l’Etruria settentrionale in epoca sillana. Addirittura si potrebbe ipotizzare che la distruzione avvenne tra l’83 e l’82 a. C., anni contrassegnati dai tragici eventi dello scontro armato fra Mario e Silla.

Nel museo archeologico di Chianciano Terme sono stati ricostruiti due ambienti della fattoria e vi sono stati ricollocati i contenitori per la conservazione e la preparazione del vino e sul pavimento sono esposti alcuni oggetti provenienti dallo stesso insediamento di Poggio Bacherina: un piatto a vernice nera; un altro ornato con bolli quadrati quasi illeggibili; un frammento di piatto a vernice nera; una coppa a vernice nera; due altri esemplari frammentari decorati all’interno; una piccola pisside a vernice nera; un tegame a vernice rossa databile tra il 90 e il 60 a. C.; un lagynos (brocca) acromo utilizzato per versare il vino; una piccola olpe in argilla grigia; una ciotola miniaturistica; una coppa in argilla grigiastra; un coperchio acromo di grandi dimensioni; due altri esemplari a calotta e a profilo obliquo, questi ultimi forse utilizzati per chiudere le anfore; alcuni pesi in terracotta impiegati nella tessitura per tenere in tensione i fili dell’ordito, oltre a diversi chiodi di ferro piegati e cardini, mentre alla parete è una bilancia di bronzo per la pesatura di farine, cereali o ingredienti aromatizzanti per il vino.

Bibliografia:

Cicerchia F., Chianciano Terme: analisi e considerazioni sulla struttura rustica di Poggio Bacherina, in Italia Antiqua, Atti del II e III Corso di perfezionamento, Roma 2006, p. 215-225

Colonna G., Etruschi nell’ager gallicus, in “Picus” IV 1984, pp. 95-105

Paolucci G., L’insediamento tardo etrusco di Poggio Bacherina a Chianciano Terme, in  La Civiltà di Chiusi e del suo territorio, Atti del XVII Convegno di Studi Etruschi ed Italici, Chianciano Terme 1989, Firenze 1993, pp. 451-462

Autore scheda: Giulio Paolucci

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