Necropoli de La Pedata – Chianciano Terme

Luogo: Località La Pedata

Comune: Chianciano Terme

Data/periodo: VI-III sec. a. C.

Descrizione: La necropoli della Pedata ha restituito numerose sculture in pietra fetida, cippi con decorazione a rilievo, leoni, sfingi e due statue cinerario rispettivamente raffiguranti una figura femminile seduta che tiene in braccio un bambino, la cosiddetta Mater Matuta, e con defunto recumbente in seminudità eroica accompagnato da Vanth – di cui si presentano i calchi – ceramica attica, ceramica etrusca figurata, vasellame di bucchero, urne cinerarie in alabastro, bronzi e oreficerie.

Gli scavi ebbero inizio negli anni Quaranta del XIX secolo per interessamento del canonico Dei di Chiusi, che mise in luce numerose tombe contenenti materiali preziosi. Venne scoperta una grande scultura in travertino della fine del VII sec. a. C., esposta nel museo, riutilizzata per la chiusura di una tomba a camera più recente, decorata con figure di grifi e di un capro che sta per essere assalito da un felino, a simboleggiare una morte eroica. Nella parte interna, entro un cerchio delimitato da un listello sono rappresentate quattro donne inginocchiate che tengono dei fiori di loto. La vicenda museale di questo manufatto appare piuttosto emblematica: venne venduta dallo scavatore all’Istituto di Corrispondenza Archeologica di Roma, dopo essere stata alleggerita per il trasporto, con l’eliminazione di un’ampia parte del lato posteriore. Con l’apertura del Museo Topografico dell’Etruria di Firenze, la scultura venne donata al nuovo Istituto e per volontà del direttore, L. A. Milani, venne completata delle parti mancanti e edita come proveniente da Tarquinia.

Pochi anni or sono, a seguito del reperimento della documentazione di archivio che ne accertava la provenienza da Chianciano Terme, è stata depositata nel museo locale con squisita sensibilità da parte della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Toscana ed in particolare del Direttore del museo fiorentino Giuseppina Carlotta Cianferoni.

Negli scavi del 1845 il Dei riportò alla luce anche un bellissimo cratere attico a figure rosse, opera eponima del Pittore di Ginevra, dipendente dalle esperienze figurative del Pittore dei Niobidi attivo nel secondo venticinquennio del V sec. a. C.,  che venne così descritto: “nell’ordine superiore di detto cratere avvi un fatto d’arme rappresentato da diciassette personaggi che credo le Amazzoni allorché invadono l’attica; nell’ordine inferiore sulla parte anteriore quattro femmine sono comprese da spavento al comparire in mezzo a loro d’un eroe in atto minaccioso con due aste in mano, petaso ricadente dalla spalle, nella parte posteca di detto ordine vi sono altri personaggi che dei quali non mi ricordo le caratteristiche né posso riscontrarle perché il vaso l’ho a Chiusi, ed io sono in Chianciano dove ho intrapresa una escavazione dalla quale spero assai giacché  il mio cratere l’ho trovato già 15 giorni addietro”. Quello che colpì gli eruditi del tempo fu l’alto numero di personaggi impegnati in un’Amazzonomachia (combattimento fra Greci e il mitico popolo delle Amazzoni, che provenivano dalla costa meridionale del Mar Nero); si arrivò addirittura ad affermare che si trattava del vaso più bello dopo il cratere François. Nella prosecuzione delle ricerche nella stessa località il canonico Dei scoprirà la nota statua-cinerario in pietra fetida, la cosiddetta Mater Matuta, datata al terzo quarto del V sec. a. C. Dopo la sua prematura scomparsa gli scavi vennero ripresi all’inizio degli anni Cinquanta da Alessandro François, il quale rinvenne numerose camere ipogee, delle quali rilevò alcune peculiarità strutturali, come la presenza di loculi sulle pareti chiusi con lastre di pietra e contenenti ossuari e ricchi corredi funerari.

Nella primavera del 1887 altre ricerche vennero condotte da Teresa Pacchiarotti, proprietaria dei terreni, e furono scoperte cinque tombe databili tra il VII e il IV sec. a. C., una delle quali conteneva la statua cinerario con defunto e Vanth, e quella dei Narchni con urne in alabastro, databile al III sec. a. C. Verso la fine del secolo furono scavate altre tombe che hanno restituito vasellame di bucchero e ceramiche etrusche figurate, accedute all’Ashmolean Museum di Oxford, al Museum of Classic Archaeoloy di Cambridge, al Museum of Archaeology and Antropology di Philadelphia e al Museo Archeologico di Firenze. Nel corso del XX secolo la necropoli della Pedata è stata oggetto di scavi abusivi e negli anni ’60 una cava di prestito ha distrutto alcuni sepolture antiche.

Tra il 1990 e il 1996 ventuno tombe di questa necropoli, per la maggior parte già saccheggiate, sono state rimesse in luce con la collaborazione dell’Associazione Geoarcheologica di Chianciano Terme. Di particolare interesse si è rivelata la camera ipogea n. 9 con soffitto displuviato, scolpito a cassettoni e dipinto di colore rosso, che trova strette affinità architettoniche con le tombe dipinte di Chiusi.

Bibliografia:

Barni E., Paolucci G., Una scultura tardo orientalizzante da Chianciano Terme, Chianciano Terme

Cristofani M., La “Mater Matuta” di Chianciano, in Nuove letture di monumenti etruschi, Firenze, p. 89-90

Cristofani M., Statue.cinerario chiusine di età classica, Roma 1975

Lubtchansky L., Le Maître du Dessin au Trait. L’amphore aux cavaliers victorieux du Musée Grégorien Etrusque, in “Bollettino dei Monumenti, Musei e Gallerie Pontificie”, XVI, 1996, p. 5-41

Maggiani A., Problemi della scultura funeraria Chiusi, in La Civiltà di Chiusi e del suo territorio, Atti del XVII Convegno di Studi Etruschi ed Italici, Chianciano Terme 1989, Firenze 1993, pp. 149-169

Michelucci M., Per una cronologia delle urne chiusine. Riesame di alcuni contesti di scavo, in Caratteri dell’ellenismo nelle urne etrusche, Atti dell’incontro di studio, a cura di Martelli M. e Cristofani M., Firenze 1977, p. 93-102

Michelucci M., Rivista di Epigrafia Etrusca, in “Studi Etruschi” XLV, 1977, p. 283-284

Paolucci G., Rastrelli A., Chianciano Terme I, Necropoli della Pedata (tombe 1-21), Necropoli di via Montale (tombe 2-4), Roma 1999

Paolucci G., Rivista di Epigrafia Etrusca, in “Studi Etruschi” LXIV 1998, p. 459-460

Paolucci G., Su un gruppo di foculi etruschi con decorazione ornamentale dipinta in nero, in AIONArchStAnt XIV, 1992, p. 77-93

Rastrelli A., La distribuzione della ceramica greca nell’agro chiusino, in In memoria di Enrico Paribeni, Roma, p. 339-358

Autore scheda: Giulio Paolucci

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