Necropoli delle Pianacce – Sarteano
Luogo: Località Pianacce
Comune: Sarteano
Data/periodo: Dagli scavi emerge il quadro di un’occupazione dal VI secolo a.C. al periodo medievale, periodo quest’ultimo di una seconda vita della necropoli
Descrizione: La necropoli delle Pianacce è stata individuata casualmente nel 1953. L’anno seguente, l’allora ispettore Guglielmo Maetzke indagò due tombe della necropoli. Le indagini furono quindi sospese per diversi anni fino al 2000, quando il Museo Civico Archeologico di Sarteano, in regime di concessione al Comune, ha ripreso lo studio del sito grazie alla manodopera dei volontari del Gruppo Archeologico Etruria. In dieci anni di scavo la necropoli si è rivelata uno dei siti più significativi dell’Etruria settentrionale interna. Ciò non solo per la presenza della celebre Tomba della Quadriga Infernale, ma anche per il complesso delle 21 tombe monumentali scavate (di cui 14 visitabili) e per l’eccezionale struttura teatriforme rinvenuta nel 2009.
Il sito, ubicato su un costone roccioso ai limiti dell’altopiano su cui sorge Sarteano, a un chilometro dal centro storico, occupa una delle zone paesaggisticamente più belle del territorio, con uno straordinario affaccio sulla Valdichiana che permette il controllo visivo dell’asse viario che collegava l’Etruria settentrionale interna all’area laziale e dei centri di Cortona, Chiusi e Orvieto, note poleis della dodecapoli etrusca.
L’occupazione dell’area, a partire dalla fine del VI secolo a.C., è sicuramente l’esito dell’abbandono delle aree sommitali e del conseguente popolamento del pianoro, lo stesso occupato dal paese moderno, prossimo alla via di comunicazione con l’antica polis di Chiusi, lungo il tracciato della cosiddetta via Cupa. Si può ipotizzare pertanto che in prossimità della necropoli, che occupa l’estremo lembo dell’altopiano, fosse ubicato il centro abitato, di cui però non restano tracce (oggi l’area è occupata dalla zona artigianale).
Gli ipogei, scavati nel locale banco di travertino ad una profondità variabile tra i 3 e i 7 metri, sono accessibili con un corridoio a cielo aperto scavato nella roccia (dromos). I quattro piccoli ipogei nel settore ovest, con piante diversificate, si collocano tra la seconda metà del VI e il V secolo a.C., così come le tombe a piccola camera del settore nord-est (15-16), con corredi molto semplici e standardizzati di buccheri chiusini tra cui un piattello con l’unica iscrizione rinvenuta in tutta la necropoli. Le strutture 6-11 e 17 del settore centrale della necropoli, invece, risalgono alla fase ellenistica (tra la seconda metà del IV e la prima metà del II secolo a.C.) e rappresentano gli ipogei più grandi e monumentali. Spicca, in particolare, la tomba dipinta detta Tomba della Quadriga Infernale, che costituisce una testimonianza straordinaria della pittura etrusca di IV secolo a.C. sia per l’unicità delle scene rappresentate, che pur rientrano appieno nelle tematiche tipiche della pittura parietale etrusca dell’epoca, sia per lo straordinario stato di conservazione dei colori, dovuto all’uso dell’intonaco preparatorio e quindi dell’affresco.
Nella zona a nord-est della tomba dipinta si trova la monumentale tomba, con corridoio di 27 metri, messa in luce da Guglielmo Maetzke nel 1954. Proprio accanto a questa sono stati individuati nel 2006 due straordinari ipogei, le tombe 13 e 14, che hanno restituito i corredi più ricchi dell’intera necropoli: ceramiche attiche a figure nere e rosse, sculture in pietra fetida tra cui cippi decorati a rilievo, una statua-cinerario maschile e un gruppo cinerario con defunto e Vanth che mostrano chiare ascendenze dalle statue fidiache del frontone del Partenone (a dimostrazione dei contatti estremamente colti delle maestranze chiusine e soprattutto orvietane di epoca classica, dimostrati finora dalla coroplastica templare).
I tre ipogei, ovvero le tombe 13 e 14 scavate nel 2006 e la tomba indagata da Maetzke nel 1954, costituiscono palesemente, in base alla dislocazione, un insieme unitario, riferibile sicuramente alla stessa famiglia. L’elemento eccezionale che unisce queste tre tombe, venuto alla luce tra il 2007 e il 2009, è un muro semicircolare in blocchi di travertino che delimita un’area sacra. Questo rinvenimento costituisce un altro dato di eccezionalità della necropoli. Mai infatti in Etruria è stato rinvenuto un podio-altare di questa forma e di queste dimensioni destinato alle cerimonie funebri e databile in base alle stratigrafie nei decenni finali del VI secolo a.C. (coevo dunque alle sepolture più antiche poste nelle tombe 13 e 14). Il podio presenta a sud-est una rampa, anch’essa scavata nella roccia, per l’accesso al piano su cui poggiava una struttura lignea che sosteneva il tendaggio a copertura del letto di esposizione del defunto nel rituale della prothesis. Intorno a esso venivano probabilmente eseguite danze rituali, gare di pugilato e altri rituali a cui assistevano i parenti del defunto (nel Museo Civico Archeologico di Sarteano è presente un cippo, proveniente dalla località Sant’Angelo, con la raffigurazione dei momenti di un funerale etrusco che ci offre un’idea di quello che doveva avvenire nella struttura). Il legame del podio con i tre ipogei sottostanti, le camere dei quali convergono proprio centralmente sotto l’area della struttura, è evidente. Le funzioni rituali legate al momento della deposizione funebre rimandano alle strutture teatriformi studiate da Giovanni Colonna e attestate anche in ambiti urbani e soprattutto, con forma diversa, nelle necropoli meridionali. Quella di Sarteano costituisce, come già detto, un unicum per dimensioni: gli spettatori dovevano sedere all’esterno dell’area, lungo il bancone della roccia dove possiamo immaginare dei sedili lignei (negli ambienti quadrangolari di Tarquinia o Vulci vi erano delle vere e proprie gradinate, come intorno all’altare circolare di Grotta Porcina nel Viterbese, che è la struttura che più si avvicina a questa).
Nel pianoro soprastante la necropoli, in una zona priva di ipogei, sono state rinvenute tracce di tombe romane a fossa che denotano, in sintonia con quanto constatato nella vicina necropoli della Palazzina, una continuità di occupazione fino almeno al II secolo d.C. Un dato estremamente interessante è che quasi tutta la necropoli (almeno 12 tombe su 17) ebbe una rioccupazione abitativa tra il X e il XII secolo. Le tombe furono probabilmente utilizzate come rifugi da abitanti segregati lontano dall’insediamento del castello per motivi igienico-sanitari; è ipotizzabile che un nucleo di lebbrosi o appestati abbia vissuto per un lungo periodo in queste umide cavità, compiendo anche attività di raccolta di metalli per fusione (come dimostrano i resti metallici di una sepoltura di epoca longobarda rinvenuti all’interno della Tomba della Quadriga Infernale insieme a reperti in bronzo del VII secolo a.C.).
Estremamente interessanti sono anche i dati derivanti dalle analisi antropologiche condotte sui pochi resti umani rinvenuti. Per quanto riguarda il rituale funerario, ad esempio, si riscontra una prevalenza di inumazioni, soprattutto per l’ambito femminile. Tuttavia l’incinerazione non è esclusiva del genere maschile e in sei tombe il rituale è misto.
Il valore documentale della necropoli delle Pianacce, visto anche il suo ampio excursus cronologico, è indubbiamente di grande rilievo nel panorama delle necropoli dell’Etruria settentrionale interna e, in particolare, per l’analisi del trend insediativo dell’agro chiusino e per l’analisi dei rapporti sia con i limitrofi territori di Orvieto e di Cortona, sia con l’area falisca a sud e padana a nord.
Bibliografia:
Minetti A., Sarteano: necropoli delle Pianacce – campagna di scavo 2005, in “Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana”, n. 1, 2006, pp. 425-428
Minetti A., Sarteano: necropoli delle Pianacce – campagna di scavo 2006, in “Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana”, n. 2, 2007, pp. 483-487
Minetti A., Sarteano: necropoli delle Pianacce – campagna di scavo 2007, in “Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana”, n. 3, 2008, pp. 657-661
Minetti A., Sarteano: necropoli delle Pianacce – campagna di scavo 2008, in “Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana”, n. 4, 2009, pp. 557-561
Minetti A., Sarteano: necropoli delle Pianacce – campagna di scavo 2009, in “Notiziario della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana”, n. 5, 2010, pp. 424-427
Minetti A. (a cura di), La necropoli delle Pianacce nel Museo Civico Archeologico di Sarteano, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2012
Minetti A. e Paolucci G. (a cura di), Grandi archeologi del Novecento. Ricerche tra Preistoria e Medioevo nell’agro chiusino, Regione Toscana, 2010, pp. 118-139
Autore scheda: Alessandra Minetti
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