Necropoli di Solaia Poggio Rotondo – Sarteano

Luogo: Località Solaia Poggio Rotondo, Macchiapiana

Comune: Sarteano

Descrizione: L’altura di Poggio Rotondo costituisce la zona più elevata a nord-ovest della grande necropoli compresa nel più ampio toponimo di Solaia, che si estende su tutta la collina dal centro di Sarteano fino a Castiglioncello del Trinoro, distinguendosi in diverse aree e settori cronologici compresi dall’età del ferro all’ellenismo. Il sito costituisce una delle più vaste necropoli, insieme a quella di Tolle, dell’intero agro chiusino.

Lo sviluppo cronologico e topografico vede l’occupazione della sommità a partire dalla fine dell’VIII secolo a.C., dell’area di Solaia-Macchiapiana nella fase orientalizzante e arcaica e quindi della zona di Molin Canale. Il toponimo Macchiapiana deriva da Silva plana, espressione che compare nei documenti del XII-XIII secolo che collocano in questo luogo l’antichissima Pieve di San Cesario (tale collocazione trova conferma dalle letture delle foto aeree).

A Poggio Rotondo l’archeologo Guglielmo Maetzke condusse nel 1951 due campagne di scavo che portarono alla scoperta di numerose tombe; 12 di queste restituirono reperti ora esposti in parte al Museo Civico Archeologico di Sarteano e in parte al Museo Nazionale di Chiusi. Le tombe documentano l’interessante fase di passaggio tra il periodo villanoviano (IX-VIII secolo a.C., età del ferro) e la fase orientalizzante (VII secolo a.C.), che nel territorio chiusino mostra degli attardamenti nelle produzioni ceramiche e nell’organizzazione della società. Le tombe più antiche sono del tipo a pozzetto, mentre con l’inizio del VII secolo a.C. si afferma la nuova tipologia con l’ossuario deposto all’interno di un grosso dolio d’impasto (lo ziro, dal quale prende il nome il tipo di tomba) che per lo più contiene il corredo, coperto da una lastra di pietra. Sulle pareti scoscese di roccia poste subito dietro la necropoli di Poggio Rotondo si trovano alcune cavità utilizzate come celle dagli eremiti, tra cui si ricorda il beato Fra’ Bonaventura de Venere da Chieti (1557-1627).

L’area di Solaia-Macchiapiana invece ha subito impressionanti scavi di rapina già da parte dei proprietari terrieri Fanelli e Borselli negli anni 1825-27; molti reperti sono andati dispersi, trafugati in decine di anni nel corso di scavi clandestini, mentre altri sono oggi conservati nei musei di Firenze (con una collezione granducale di oltre 800 pezzi), Arezzo, Bologna e Berlino.

Nel 1951 le indagini di Guglielmo Maetzke portarono alla luce una tomba a ziro con canopo con ciotola-coperchio della metà del VII secolo a.C., oggi esposta al museo di Sarteano, portando alla luce ben 31 tombe di cui: sei pozzetti rinvenuti vuoti, quattordici ziri, una tomba a cassa rettangolare scavata nella roccia, una a fossa e nove tombe a camera di diverse tipologie. Tutte queste tombe, oggi in gran parte ricoperte, restituirono solo pochi frammenti.

Molto più fortunata fu la campagna di scavo dell’ottobre 1953 nella stessa zona, quando fu  rinvenuta una tomba a piccola camera con due canopi, oggi uno dei ritrovamenti più significativi esposti nel museo di Sarteano. La tomba risale al periodo tardo orientalizzante (630-580 a.C.) e al suo interno erano stati deposti due canopi: uno maschile e uno femminile che rappresenta una donna di alto rango con i simboli del potere (è seduta su un trono ricavato nella roccia locale e tiene tra le mani un modellino in terracotta di un’ascia bipenne, chiaro segno di potere nella società etrusca dell’epoca). Si può pertanto ipotizzare che l’aristocratica di Macchiapiana fosse la vedova di un capo guerriero, morto lontano e quindi non sepolto insieme alla sua famiglia, che ha temporaneamente assunto il potere nella comunità del villaggio afferente alla necropoli di Solaia ed è stata sepolta insieme alle spoglie del figlio, morto probabilmente a distanza di un ventennio.

Anche nella campagna di scavo 1996-97 del museo di Sarteano furono fatti interessanti ritrovamenti tra cui due ipogei con canopi maschili su trono (di cui uno in una piccola tomba a tramezzo), altre tre sepolture sempre della fine del VII secolo a.C. e una della prima metà del VI secolo a.C.

Bibliografia: 

Caffarello N., La necropoli di Poggio Rotondo, in “Bollettino d’Arte”, n. 27, settembre-ottobre 1984, pp. 57 ss.

Caffarello N., Un alabastron etrusco corinzio da Macchiapiana. Nota preliminare, in “Archeologia Classica”, XLIII, 1991, pp.  873 ss.

Caffarello N., Le tombe a camera di Macchiapiana (Sarteano), in Cavalieri Manasse G. e  Roffia E. (a cura di), Splendida civitas nostra. Studi in onore di A. Frova, Roma, 1995, pp. 243 ss.

Maetzke G., Solaia (Sarteano). Ripresa delle ricerche, in “Studi Etruschi”, XXI, 1950-51, pp. 299-300

Maetzke G., Solaia (Sarteano) I. Cenni sulle ricerche, in “Bollettino d’Arte”, n. 27, settembre-ottobre 1984, pp. 55-56

Maetzke G., Tre canopi inediti da Sarteano, in La civiltà di Chiusi e del suo territorio, Atti del XVII Convegno di Studi Etruschi e Italici, Chianciano 1989, Firenze 1993, pp. 133 ss.

Minetti A. (a cura di), Museo Civico Archeologico di Sarteano, Siena, Amministrazione Provinciale, 1997, pp. 23-27, 37-44, 47-68

Minetti A., Testimonianze dell’orientalizzante da Chiusi, in Chiusi dal villanoviano all’età arcaica, in “Annali della Fondazione del Museo C. Faina”, 2000, pp.125 ss.

Minetti A., La donna etrusca e i segni distintivi di rango, in Larthia. La vita di una donna al tempo degli Etruschi, Atti del Convegno di Chianciano, settembre 2007, Firenze, Regione Toscana, 2008, pp. 105-121

Minetti A., Le ricerche a Poggio Rotondo, Solaia-Macchiapiana e Molin Canale negli anni 1951-1953, in Minetti A. e Paolucci G. (a cura di), Grandi archeologi del Novecento. Ricerche tra Preistoria e Medioevo nell’agro chiusino, Regione Toscana, 2010, pp. 108-116

Fonti:

Archivio SBAT: pos. 9 Siena 13 1951-60, 2 maggio 1951 e 13 novembre 1953

Autore scheda: Alessandra Minetti

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